Caviro, un piano quinquennale mirato all’export

Sergio Dagnino_Direttore Generale CaviroLe tensioni internazionali e le revisioni al ribasso della ripresa dell’economia globale fanno guardare il gruppo Caviro al futuro con molte cautele. Al compimento del cinquantesimo anno, il primo produttore di vino italiano, con una quota di mercato dell’8,3% a valore, punta soprattutto a incrementare la propria presenza all’estero, ma senza trascurare il mercato interno. Nei prossimi cinque anni la cooperativa vuole portare l’export dal 28% attuale al 40%, aumentando il numero dei soci conferitori e mantenendo invariati i volumi venduti in Italia.

“L’affermazione sui mercati internazionali è stata rafforzata negli ultimi anni entrando nel super premium attraverso l’acquisizione delle cantine Leonardo, Cesari e Cantina di Montalcino – afferma Sergio Dagnino, direttore generale –. Ora stiamo riorganizzando la forza vendita per presidiare direttamente i vari mercati attraverso i nostri countries manager. Abbiamo per esempio aperto di recente un ufficio commerciale a Shangai e vogliamo entrare più attivamente in horeca, proponendo un portfolio meglio assortito”.

Tra i mercati di maggiore interesse per l’azienda Germania, Regno Unito, Usa e Cina: “La Brexit – prosegue Dagnino – è l’ultimo elemento di incertezza che si è aggiunto alla già delicata situazione internazionale. La svalutazione della sterlina potrebbe comportare la richiesta di una revisione al ribasso dei listini che andrà valutata”.

Un altro aspetto su cui Caviro chiederà ai propri soci di seguirla nel breve periodo è il rinnovo varietale dei vigneti per assecondare rapidamente le nuove tendenze: “Per restare concorrenziali è necessario rispondere ai mutamenti dei gusti internazionali guidati dalle donne e dai giovani – spiega il direttore – che oggi chiedono vini morbidi da poter bere in ogni occasione di consumo, non solo ai pasti (momento a cui noi comunque puntiamo). Vanno per la maggiore vini abbinabili con tutto come Prosecco, Vermentino e Chardonnay”.

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