Cef Brescia: il retail giocherà un ruolo sempre più strategico

La Cooperativa Esercenti Farmacia mira a sviluppare un sistema integrato di health care che lega la società di intermediazione del farmaco all’assistenza primaria e alla farmacia (da Mark Up n. 253)

Una società di capitale in via di realizzazione. Ma anche i primi abbozzi di un sistema salute integrato, che riunisce nella stessa piattaforma il canale farmacia  e l’assistenza  primaria  al  paziente,  sull’esempio  di  grandi  player  internazionali della distribuzione farmaceutica. Parliamo di due catene di farmacie (FarmaciaINsieme e Piùbene) che, al focus sul servizio e ai prodotti di qualità, affiancano  anche  l’attenzione  al  prezzo,  grazie a una gamma di prodotti a marchio  proprio.  Così  Cef  si  appresta  ad  affrontare  il  nuovo  scenario  competitivo nel mondo della distribuzione farmaceutica. Ne abbiamo parlato con Gianluca Strata, vice direttore generale e direttore retail della Cooperativa.

Parliamo  innanzitutto  dell’approvazione  della  legge  che  permette  l’ingresso del capitale nelle farmacie. E adesso cosa succede?
È  chiaro  che  stiamo  assistendo  a  un  cambiamento  sostanziale  del  settore,  perché  dal  singolo  titolare  di  farmacia  si passa anche a grandi multinazionali che potrebbero avere la proprietà di catene di farmacie e porsi quindi sul mercato del cliente finale in modo più strutturato. Cef, da parte sua, si è già mossa in tal senso.

Ci può spiegare come?
Ci  stiamo  adoperando  per  realizzare  una  società  di  capitali,  controllata  comunque  dalla  Cooperativa,  che  possa  essere titolare di farmacie e anche affiliante.  Più  in  generale,  abbiamo  intrapreso  da  vari  anni  un  percorso  di  network di farmacie indipendenti. Ad oggi, abbiamo due reti di farmacie che hanno raggiunto  numeri  di  grande  importanza: una è FarmaciaINsieme, con 1.000 farmacie aderenti in tutta Italia; l’altra è Piùbene, con 270 affiliati. FarmaciaINsieme è un network “light”, nel senso che offre molte opportunità al farmacista e non lo lega molto nell’operatività. In questa catena offriamo una serie di servizi di prevenzione di cui i cittadini possono usufruire nelle nostre farmacie. Inoltre curiamo per loro le campagne di marketing e interveniamo nella definizione dell’assortimento nel segmento  dell’automedicazione,  dove  siamo  specializzati.  Per  la  rete  Piùbene,  invece,  abbiamo  sviluppato  un  format
ed  un  assortimento  comune  e  chiediamo maggior impegno al farmacista, che deve  sposare  un’offerta  assortimentale  divisa in 4 macroaree: cosmetica, igiene orale, naturale e alimentazione.

Interessante  questo  allargamento  dell’offerta  anche  al  food.  Di  che  tipologie di prodotto stiamo parlando?
Seguiamo senz’altro alcuni dei principali trend di consumo: dal senza glutine alle intolleranze alimentari, ma soprattutto offriamo  un  servizio  di formazione/prevenzione  alimentare  ai  pazienti  con  una  determinata patologia. Con  Piùbene  spingiamo  molto  sul  ruolo  consulenziale del farmacista, la cui competenza resta il centro della nostra attività.

Avete  un  approccio  piuttosto  aperto  rispetto al business farmaceutico, più simile  al  modello  Walgreens.  Pensa  nel nostro Paese si possa applicare?
Immagino che nel prossimo futuro in Italia ci saranno vari format retail, probabilmente  con  posizionamenti  distinti.  Fra  questi  forse  ci  sarà  anche  Walgreens con un concept ad hoc per l’Italia. Ma ci saremo anche noi.

Ci faccia capire meglio...
Abbiamo  dieci  poli  logistici  distribuiti in tutta la penisola e serviamo circa 5.000 farmacie: vuol dire che portiamo una confezione di medicinali in farmacia, ma la partita dei prossimi anni sarà portare il cliente in farmacia. Per questo abbiamo realizzato un progetto, nato in Confcooperative  e  in  particolare  in  Federazione Sanità. Abbiamo sviluppato circa quattro anni fa il Consorzio di Assistenza Primaria, dove la farmacia è parte del mondo dell’assistenza primaria, integrata con altri professionisti della salute (medici, infermieri e fisioterapisti) e con strutture sanitarie, come gli ospedali ed i centri di diagnostica esterni.

Nei  dettagli,  come  funziona  questo  progetto?
Il cliente può recarsi in farmacia e richiedere il servizio di una serie di professionisti qualificati che vanno a domicilio. In questo modo garantiamo al paziente una filiera della  salute  certificata,  all’interno di una piattaforma che monitora costantemente il suo percorso terapeutico. Abbiamo  sperimentato  questo  modello  nella regione Lazio e ci siamo resi conto  che  la  domanda  c’è,  ma  a  prezzi  abbordabili. Siccome lavoriamo in una logica di cooperazione, ed il nostro Consorzio di Assistenza Primaria è su base sociale,  possiamo  proporre,  a  fianco  a  un listino standard, anche un listino detto “tariffario sociale”, più accessibile in termini economici.

Lavorare sul prezzo vi rende competitivi anche rispetto alla Gdo?
Sì.  Abbiamo  sviluppato  una  proposta  commerciale interessante anche dal punto  di  vista  del  rapporto  qualità/prezzo.  Penso alla linea Piùbene Conviene, o alla nostra marca privata Profar (Professione farmacia).

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