Centri commerciali, prospettive e impatti della pandemia su fatturato e posti di lavoro

A causa dei lockdown l'industria dei centri commerciali ha perso quasi 18 miliardi di fatturato complessivo nel 2020 e 55.000 posti di lavoro

Secondo l’Osservatorio sull’Industry italiana dei centri commerciali 2021, presentato a Roma dal Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) e Nomisma, in anteprima a un pubblico composto da esponenti dell’intero arco parlamentare e delle istituzioni, l'industria dei centri commerciali ha perso in termini di fatturato complessivo nel 2020 quasi 18 miliardi (17,8 miliardi di euro) scendendo bruscamente da quota 71,2 miliardi nel 2019 a 53,4 miliardi del 2020 (-25%). I negozi specializzati hanno registrato un -34,9% passando da 47,9 miliardi a 31,2 miliardi.

Nel 2020 si è prodotta una perdita di fatturato complessiva del 25% rispetto al 2019, pari a un decremento di 45,5 miliardi di euro, come conseguenza degli spillover generati sull’intera filiera dalle chiusure e dalle restrizioni a cui tutte le oltre 1.300 strutture sul territorio nazionale si sono dovute adeguare. Per quanto riguarda, invece, l’occupazione complessivamente generata dai centri commerciali sul sistema Paese, si registra una contrazione di 55.000 posti di lavoro: da 783.000 occupati del 2019 ai 728.000 del 2020. Il calo è -40.000 posti se si considerano solo gli impieghi diretti nei centri commerciali, flessione riconducibile soprattutto al mancato rinnovo di contratti in essere e alla non attivazione di lavori stagionali (-27,5%). Meno intensa la perdita di posti di lavoro a tempo indeterminato (-0,1% var. % 2020 vs 2019), grazie soprattutto alle misure di tutela attivate.

Nuovi modelli di consumo, tra acquisti online e fisici

Con l’avvento dell’emergenza sanitaria da Covid-19, e le conseguenti numerose restrizioni che si sono succedute nel corso del 2020, gli italiani hanno modificato le proprie abitudini di spesa, per gli acquisti di prodotti essenziali e non essenziali, sperimentando nuovi canali di spesa e diminuendo il ricorso ad altri più tradizionali. In generale, quel che emerge è un aumento del numero di responsabili di acquisto che hanno effettuato spese sui canali online (sia come delivery che con click&collect), incrementando anche frequenza e valore della spesa sui negozi digitali. Al contempo si è assistito a una generale riduzione, rispetto al 2019, del ricorso al canale fisico (tanto nel numero di italiani che vi hanno fatto accesso almeno una volta, quanto nella frequenza e nel valore degli acquisti effettuati). Concentrando il focus sulle abitudini di acquisto nei centri commerciali, l’indagine fa emergere come il 42% degli italiani nel 2020 sono ricorsi con elevata frequenza al canale online per effettuare acquisti che nel 2019 avrebbero fatto in un centro commerciale.

eCommerce: crescita favorita dalle chiusure

Nel 2020 la spesa finale delle famiglie italiane in consumi per beni e servizi, ha registrato un taglio di 129 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. L’aumento delle vendite di prodotti registrate dal canale online (+30% 2020-2019) non ha quindi frenato il crollo della spesa per consumi finali in beni, che nel 2020 si è attestata a -36 miliardi di euro. Se poi si confronta il valore delle vendite online con la spesa per consumi finali effettuata dalle famiglie italiane in un paniere di prodotti coerente e confrontabile si evince come, nonostante il boom dell’ultimo anno, l’eCommerce (con i suoi 23,4 miliardi di euro) rappresenti solo il 6,8% della spesa complessivamente realizzata.

"L’Osservatorio sull’industry dei centri commerciali sviluppato da Nomisma per Cncc mette in luce importanti note di attenzione su cui soffermare riflessioni di sviluppo futuro, ora che siamo all’alba dell’atteso New Normal -commenta Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma-. Il primo aspetto riguarda i motivi della mancata visita ai centri commerciali, riconducibile principalmente alle chiusure dei negozi dettate dalle misure di contenimento della pandemia e dalla confusione degli acquirenti a capire gli effettivi giorni di chiusura e apertura dei punti vendita. Importante nella scelta di diminuire la frequenza di visita ai centri commerciali anche la percezione, reale o indotta, del rischio sanitario e a seguire effetti di sostituzione dei canali. L’altro elemento riguarda l’andamento delle vendite del commercio al dettaglio sul canale online. L’analisi mensile dell’indice delle vendite del commercio al dettaglio evidenzia dei picchi in corrispondenza dei periodi di lockdown, oltre che nei momenti in cui gli acquisti online si intensificano in maniera ricorrente (es Black Friday e Natale). Il vero interrogativo è quindi quanto i nuovi modelli di acquisto degli italiani rimarranno in maniera strutturale riuscendo a modificare l’assetto dei consumi pre-Covid".

Le proposte Cncc in ottica sostenibilità e Pnrr

Oltre alla presentazione del rapporto Nomisma, Roberto Zoia e Luca Lucaroni, rispettivamente presidente e vicepresidente del Cncc, hanno descritto il ruolo strategico dei centri commerciali nella responsabilità sociale e ambientale, e il loro obiettivo di affermarsi quale punto di riferimento per il territorio e la comunità in cui i centri sono presenti. La più evidente espressione di questo impegno è stata la recente creazione di 23 hub vaccinali, che contribuito per il 5% al successo alla campagna di vaccinazione nazionale.

Il Cncc si è recentemente dotato di un Manifesto per la sostenibilità, un vero e proprio programma di crescita etico-valoriale misurabile, con cui si pone l’obiettivo di perseguire 8 dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) definiti dalle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

"Presentare l'indagine realizzata da Nomisma è un punto di partenza fondamentale per comprendere gli effetti profondi della pandemia sul nostro comparto -commenta Roberto Zoia, presidente Cncc-. Tra gli aspetti più interessanti che sono emersi dalla ricerca, mi preme segnalare la centralità che il commercio fisico continua ad avere, pur nel contesto di un’evoluzione del mercato sempre più caratterizzata dall’integrazione dell’esperienza fisica con quella digitale. Dall’analisi emerge con chiarezza come, nonostante per mesi il digitale sia stato spesso l’unica opzione d’acquisto possibile e abbia realizzato una crescita importante, esso non sia stato in grado di sopperire neppure lontanamente al crollo dei consumi a cui abbiamo assistito nel corso del 2020. Per questo motivo, il sostegno alle attività del commercio tradizionale resta prioritario nell’ambito di politiche economiche e industriali che si prefiggano di rilanciare i consumi. Solo sostenendo il canale fisico, che rimane la scelta preferita dalle famiglie italiane, si potrà infatti realmente contribuire ad agevolare la ripresa economica del Sistema Paese nel suo complesso".

In tema di Pnrr, nonostante sia stata rilevata una scarsa attenzione nei confronti del commercio, il Cncc ritiene comunque che questo settore, che rappresenta circa il 60% del Pil italiano ed è un insostituibile presidio socio-economico capace di garantire alti livelli di occupazione e di attrarre investimenti privati a integrazione di quelli pubblici, sia in grado di offrire un contributo decisivo alla realizzazione dei diversi obiettivi. In particolare digitalizzazione, efficienza energetica, rigenerazione urbana e servizi sanitari territoriali: sono le missioni individuate dal Cncc alla cui realizzazione il comparto dei centri commerciali potrebbe dare un maggiore apporto.

Il Cncc ha avanzato proposte per eliminare le barriere regolatorie e alcuni dei vantaggi competitivi che attualmente discriminano il commercio fisico rispetto all’eCommerce, nonché alcune misure fiscali che, a suo parere, sono in grado di favorire e sostenere i consumi in questo momento di importante rilancio del Paese.

 

 

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