Centri commerciali: quanti nodi legali da sciogliere

Massimo Moretti, pres. Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali)

di Luigi dell'Olio

In un settore in continua trasformazione come quello dei centri commerciali, la normativa e la giurisprudenza faticano a tenere il passo. Con la conseguenza che spesso vengono a crearsi situazioni di difficile soluzione per gli operatori. È questo uno degli spunti emersi nel corso del primo Legal Forum organizzato dal Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc). Un appuntamento che ha visto confrontarsi a Milano direttori degli uffici legali di alcuni grandi player del settore, avvocati d’affari e uomini d’azienda.
“Rispetto al passato, oggi c’è una maggiore consapevolezza di dover operare tutti nella medesima direzione per ottenere i risultati sperati” è il pensiero espresso da Massimo Moretti, presidente di Cncc. “Un aspetto che probabilmente può apparire scontato, ma non lo è se si considera che in passato a volte le diverse figure professionali faticavano a trovare punti d’intesa”.

Massimo Moretti, pres. Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali)
Massimo Moretti, pres. Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali)

Criticità del quadro normativo
Le difficoltà tuttavia emergono quando ci si trova a fare i conti con la normativa, che in Italia più che altrove è affetta da due criticità: l’interventismo a vari livelli decisionali e la continua innovazione a livello sia legislativo sia regolatorio. Una situazione che crea confusione nel mercato, come emerge dal settore dei temporary shop e in occasione di cessione dei rami d’azienda. “La legge offre una definizione sintetica di questo istituto, lasciando poi spazio a interpretazioni giurisprudenziali talvolta difformi” è la riflessione di Francesco Ruffino, avvocato dello studio Frau Ruffino Verna. Un pensiero condiviso da Franco Bertoli (commercialista dello studio Bertoli Giovanardi Grimaldi & Partners).

Per buona parte degli addetti ai lavori, il processo di liberalizzazione nel settore del commercio potrebbe dare una spinta alla ripresa dei consumi, eppure in Parlamento sono state depositate proposte di legge che vanno in direzione opposta, a cominciare dalla reintroduzione di limiti di orario e giorni di apertura. “La situazione è in divenire e va monitorata attentamente, considerando anche quello che prevedono le norme europee in tema di libertà all’esercizio delle attività economiche” ha sottolineato Luigi Croce, partner real estate di Nctm. L’Italia non è sola a rischiare di avviare un percorso in retromarcia: anzi in Germania già dal 2015 esistono norme che vincolano la concorrenza in merito alla possibilità di aprire più punti di vendita del medesimo marchio a distanza geografica ridotta. Un tema presentato dall’avvocato Olaf Schmidt che dimostra come il confronto tra opposti interessi per la liberalizzazione e la regolamentazione del commercio sia vivo anche altrove.
Così come, infine, risulta in divenire il tema della multicanalità. Perché se da una parte l’e-commerce apre nuovi canali di vendita, dall’altro rischia di cannibalizzare fatturato e profitto dei punti di vendita, imponendo, così, una rivalutazione della contrattualistica nei centri commerciali.

 

 

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