Centromarca: una nuova alleanza per il rilancio strutturale dei consumi

Industria e distribuzione sono chiamate a uno sforzo condiviso in un’era di ritorno dell’inflazione. Del tema si è discusso in una web conference di Centromarca

Il rimbalzo post-crisi pandemica non deve ingannare. Per una ripresa strutturale dei consumi in Italia occorre una stretta collaborazione tra industria e distribuzione, oltre ai contributi che possono arrivare dall’esterno sotto forma di investimenti nelle infrastrutture e sostegno ai redditi più colpiti dalla recessione. È quanto emerso dalla web conference organizzata da Centromarca, intitolata Scenari e prospettive per la filiera del largo consumo.

 

La sfida: come creare valore

La convinzione diffusa tra gli esponenti delle associazioni di settore è che l’inflazione metterà a dura prova la capacità di consumo e, quindi, la redditività degli operatori del settore nei prossimi mesi. Non si è parlato di come condividere l’atteso calo dei margini che questo scenario promette di generare, ma per Alessandro d’Este, presidente di Ibc (l'associazione delle Industrie Beni di Consumo), è fondamentale che “industria e distribuzione procedano insieme per trovare le soluzioni migliori”. Questo “senza distinzione tra insegne e canali”, ma puntando esclusivamente a “creare valore”.

Per d’Este è fondamentale mettere da parte ogni egoismo “e non chiederci cosa possono fare gli altri per noi, ma pensare a ciò che possiamo fare per noi stessi. La creazione di valore nasce da collaborazione tra industria e distribuzione”, ha ribadito. “Occorre un confronto per capire perché alcuni format sono migliori di altri, per cercare una soluzione condivisa in grado di ridurre i prezzi”.

 

Priorità alla creazione di ricchezza

Francesco Mutti, presidente di Centromarca

Per Francesco Mutti, presidente di Centromarca, in una stagione di grandi cambiamenti come quella che stiamo vivendo, è fondamentale che tutti gli operatori di mercato siano concentrati sulla “creazione di ricchezza. Solo dopo -ha aggiunto- si pensa a come allocarla in modo intelligente, ad esempio su capitoli come formazione e innovazione”. Per Mutti, nei dibattiti istituzionali, e aziende del settore oggI hanno “una voce in capitolo”  “ancora troppo debole”, anche se sta recuperando terreno alla luce della solidità mostrata nella fase iniziale della pandemia. “Quando vi è stata la corsa agli acquisti, il nostro settore non ha fatto mancare i prodotti, evidenziando un ruolo sociale di grande rilievo”, ha sottolineato Mutti.

 

Crescono i divari

Alberto Frausin

Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione, ha evidenziato il paradosso che stiamo vivendo. “A fronte di un indice di fiducia tra i consumatori che è ai massimi da 23 anni, i consumi non decollano, siamo ancora sotto i livelli del 2008”. Quanto alle cause, Frausin non ha dubbi. “Abbiamo un problema enorme di mancanza di equità. La crisi pandemica ha ampliato ulteriormente il divario tra chi sta bene e chi fatica ad arrivare a fine mese”.

Un pensiero condiviso da Marco Pedroni. Il presidente di Adm-Associazione della distribuzione moderna ha sottolineato che non solo i consumi sono ancora sotto pressione, ma che lo scenario rischia di peggiorare “per le persistenti pressioni inflazionistiche, con le quali probabilmente dovremo convivere ancora per diversi mesi”.

Per questo, Pedroni vede un contesto caratterizzato da due parti del Paese, non molto distanti quanto a numerosità: l’una che vuole tornare a spendere, l’altra che invece stenta. “Non è un caso se, da una parte, crescono i discount e, dall’altra, gli acquisti di prodotti di alta gamma”, ha sottolineato.

Come uscirne? “Occorre una politica economica per le fasce deboli”, secondo il presidente di Adm, che ha auspicato venga abbandonato “ogni progetto di aumentare l’Iva, imposta ingiusta perché penalizza i consumi senza guardare ai redditi”.

 

Un passaggio storico

Massimiliano Valerii, direttore generale Censis

La tavola rotonda è stata preceduta dagli interventi di alcuni economisti. Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, ha puntato l’indice contro la narrazione sul “cambieremo in meglio” che ha caratterizzato i primi mesi dell’esperienza pandemica.

“Oggi il vero rischio è tornare a essere come quelli di prima, senza considerare che molto è cambiato intorno a noi. Dobbiamo fronteggiare sfide globali come il cambiamento climatico e ripensare i presidi sanitari sul territorio, che hanno mostrato le loro inefficienze nelle fasi di forte pressione sugli ospedali per i ricoveri da Covid”, ha sottolineato, ricordando anche come oggi sia prioritario rimettere al centro dell’agenda politica il lavoro, per recuperare rapidamente il mezzo milione di posti persi nell’ultimo anno. “Di positivo c’è che come popolo abbiamo recuperato la fiducia -ha sottolineato Valerii-. C’è grande ottimismo sul lavoro del Governo in carica, l’Europa si è mostrata unita di fronte alla crisi pandemica varando il Recovery Fund. Ora occorre riscrivere il patto di stabilità”.

Lucrezia Reichlin, economista della London Business School, si è soffermata sull’apparente contraddizione di una produttività che è cresciuta poco o nulla nell’ultimo quarto di secolo nonostante l’accelerazione dello sviluppo tecnologico. “Evidentemente i benefici di questo trend sono andati appannaggio di poche, grandi aziende, che spesso hanno creato posizioni di monopolio”. Un contributo in tal senso, ha aggiunto Riechlin, è arrivato anche dallo spostamento di potere dal lavoro al capitale, “favorito dal mismatch di competenze”. In uno scenario di forte ripresa come non si vedeva da decenni, per l’economista è fondamentale rimuovere gli ostacoli che impediscono una crescita economica strutturale. Quindi ha invitato a porsi l’interrogativo su “chi pagherà la transizione in corso”, con riferimento ai processi di cambiamento che stanno interessando la società, a cominciare dalla transizione ambientale, che, almeno nel breve termine, comporterà un incremento di costi generati dal boom di domanda relativa alle materie prime.

“Dall’ambiente alla digitalizzazione, siamo chiamati a prendere decisioni importanti che impatteranno sul nuovo futuro per un lungo periodo”, è il pensiero condiviso da Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia, che ha posto l’accento sui “tassi di ripresa differenziati sul territorio nazionale. Rendere la ripresa più omogenea oggi è prioritario”, ha concluso.

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