La delocalizzazione delle imprese italiane è un tema scottante che continua a suscitare dibattito e che genera giornalmente ripercussioni dirette sulla vita di milioni di italiani.
Mentre molte aziende cercano di ridurre i costi trasferendo la produzione all'estero, il rischio di perdere posti di lavoro e compromettere l'industria nazionale diventa sempre più concreto.
Sono sempre più infatti i casi in cui intere famiglie si ritrovano in situazioni di instabilità economica e quindi a dover trovare soluzioni per poter far fronte alle necessità quotidiane.
E questo il caso di dodici lavoratori che, a inizio 2019, si sono trovati senza più un lavoro a causa dell'imminente trasferimento dell'azienda in Armenia.
Una notizia, questa, che però non ha scoraggiato i dipendenti che, di fronte ad una situazione di forte incertezza, hanno avuto il coraggio di rilevare l'attività e di rilanciarla, diventando imprenditori di loro stessi.
“Ci siamo impegnati tutti per far ripartire la fabbrica nel minor tempo possibile, senza interrompere la produzione. Abbiamo lavorato anche 14 ore al giorno”.
Investendo tutta la loro Naspi ed il loro Tfr, infatti, sono stati in grado di riacquistare i macchinari e riavviare la produzione, grazie anche all'utilizzo della normativa sul Workers Buyout.
Una legge in vigore dal 1985, che però conta ancora ad oggi pochi casi di applicazione, nonostante la sua grande utilità.
Essa permette di ottenere non solo l'anticipo della Naspi ai dipendenti, ma anche di accedere a fondi specifici messi a disposizione dal CFl, così da creare una sufficiente base economica per dare vita ad una nuova realtà imprenditoriale.
Un'azione di salvataggio, quindi, a tutti gli effetti, che ha permesso, nel giugno 2019, la nascita di Ceramiche Noi, azienda di ceramica Made in Italy situata nel centro della Valtiberina umbra.
Impresa che può essere considerata come esempio di rinascita non solo per il settore ceramica, ma per l'intero comparto industriale italiano.
Coinvolgendo l'intera comunità e dando vita prodotti ispirati alla cultura locale, i dipendenti sono riusciti non solo a creare nuovi posti di lavoro, ma anche a rilanciare l'intero territorio.
Anche a fronte di situazioni di forte crisi, come quella pandemica e quella riguardante il caro energia, i dipendenti sono riusciti a portare avanti la produzione in maniera flessibile ed economica, ad esempio anticipando l'orario dei turni alle ore notturne, così da poter risparmiare sul costo dell’energia.
Una testimonianza, quindi, di resilienza e di riscatto sociale, di come un'azienda può rinascere velocemente dalle proprie ceneri per arrivare fino al tetto d'Europa.
La stessa Ursula Von der Leyen, presidente del parlamento europeo, ha citato il caso Ceramiche Noi come esempio virtuoso non solo per la sua storia, ma anche e soprattutto per la prontezza con cui i suoi dipendenti hanno fatto fronte alle diverse problematiche riscontrate.
Nell'arco di 5 anni i numeri dell'azienda sono moltiplicati ed il successo ottenuto ha coronato Ceramiche Noi come industria di riferimento nel campo della ceramica artigianale nella fascia luxury.
I titolari hanno infatti deciso di collocare l'impresa nel settore del lusso, proponendo i loro prodotti ad un pubblico di nicchia e destinando la loro produzione quasi esclusivamente a mercati esteri.
Una gamma di prodotti che variano in forme e stili, con articoli ispirati a tematiche o ricorrenze particolari.
Ne è un esempio la Kretto Collection, una linea di stoviglie ispirata al visionario artista Alberto Burri che coniuga al suo interno creatività e innovazione attraverso un prodotto di alta qualità.
Articoli che sono il frutto del minuzioso lavoro di chi, cinque anni fa, ha avuto coraggio e ha creduto in un progetto che, sebbene incerto, è risultato essere vincente. Una realtà, quella di Ceramiche Noi, che è il riflesso della creatività e della passione dei suoi dipendenti, di chi oggi può dire di avercela fatta.
"Siamo NOI, Siamo qui. E ora più che mai intendiamo restarci"
* Università degli studi di Perugia