Il contributo erariale complessivo si divide tra imposte indirette (Iva e altre imposte per complessivi 15,6 miliardi di euro) e imposte dirette (Imu e soprattutto Ires e Irap per complessivi 12,2 miliardi di euro)
Fin dall’inizio dell'emergenza sanitaria, il Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) aveva proposto un temporaneo taglio dell’Iva sui beni non alimentari venduti su rete fisica

Cncc-Consiglio nazionale dei centri commerciali si dichiara soddisfatto riguardo una eventuale riduzione temporanea dell’Iva, ipotesi che ha preso forma nel corso degli Stati generali, partendo proprio da una proposta dell’Associazione.

Fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, Cncc aveva avanzato il suggerimento di un temporaneo taglio dell’Iva sui beni non alimentari venduti su rete fisica (tutti gli esercenti, ovunque presenti, escluse le vendite online), evidenziando l’importanza nel sostenere le tipologie di prodotti maggiormente colpite dalla crisi economica.

Il gettito Iva dell'industria dei centri commerciali italiani è valutato in 14,3 miliardi annui dalla ricerca Nomisma.

Oltre ai consumatori e ai retailer, l’ipotesi avanzata dal Governo, e tuttora allo studio, favorirebbe l’intera filiera commerciale, produzione inclusa, accelerando il rilancio dei consumi, in forte contrazione in seguito al lockdown.

Cncc riunisce in un unico organismo trasversale tutti gli operatori e i soggetti (proprietà, società di servizi e retailer), collegati all’industria dei centri commerciali, dei parchi commerciali e dei factory outlet.

Sono oltre 1.200 i centri commerciali presenti sul territorio nazionale che, con i loro 36.000 negozi (di cui 7.000 a gestione unifamiliare) registrano 2 miliardi di presenze annue (2019). Il volume d’affari totale (139,1 miliardi di euro) è pari al 4% del Pil. Dal punto di vista occupazionale, solo i centri commerciali impiegano oltre 587.000 persone, senza considerare l’indotto.

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