Milano è una delle città che guida la ripresa del mercato immobiliare. Nell'immobiliare (residenziale) le previsioni 2017 nazionali indicano un totale di 552.600 compravendite, +6,9% rispetto al 2016. Non siamo ancora ai livelli 2006 e 2007 (845.050 e 806.000 compravendite), ma il trend anche per il 2017 e 2018 fa sperare bene

Secondo l’Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma, il 2016 si è chiuso con 517.164 transazioni a livello nazionale, +20,3% rispetto al 2015. Le previsioni 2017 indicano un numero complessivo di transazioni pari a 552.600, +6,9% rispetto al 2016. I numeri per il 2018 e il 2019 sono rispettivamente 579.750 e 612.300. Non sono ancora i livelli del 2006 e 2007, quando in Italia si sono registrate rispettivamente 845.050 e 806.000 compravendite, ma fanno sperare in un futuro roseo.
"L’unica nota dolente per i venditori italiani -commenta Giuseppe Crupi, ad di Abitare Co.- è il calo dei prezzi che ha interessato gli immobili localizzati fuori dalle città (-0,8% nelle grandi città, -1,9% nei capoluoghi di provincia e -1,2% nell’hinterland). Si salvano da questo trend negativo poche città con mercato stabile (come Milano) o nelle quali si è registrata addirittura una crescita come Firenze, Bologna e Verona".

Milano guida la ripresa del mercato immobiliare
Un altro segnale che conferma una ripresa non occasionale del mercato è la riduzione dei tempi di vendita: da 10 mesi si è scesi a 6-7, in particolare nelle grandi città dove si registra maggiore allineamento dei prezzi tra la richiesta e quelli attuali di mercato.

Giuseppe Crupi, amministratore delegato di Abitare co.

"Milano è la città italiana che più di tutte guida la ripresa del settore immobiliare -commenta Giuseppe Crupi-, per quanto riguarda il comparto residenziale, trainata sicuramente dagli effetti di Expo 2015, insieme ad altri fattori macro come i tassi di interesse particolarmente bassi, e le agevolazioni fiscali previste dalla legge di bilancio 2017".

Secondo i dati Nomisma 2016, aumenta il numero delle famiglie interessate all’acquisto: 4.804 compravendite (+26%) nel 1° trimestre 2016 rispetto al 2015, 6.150 (+29,7%) nel 2° trimestre.

Un altro dato è l’incremento delle vendite per investimento, sia nel 2016 sia nel 1° quadrimestre 2017, dovuto al rendimento garantito dagli immobili (circa il 4,8% lordo) e alle agevolazioni fiscali (Legge 232, 11/12/2016) con la detrazione Irpef del 50% sino a 96.000 euro sulle ristrutturazioni, e all’emendamento Milleproroghe del 2017 con detrazione d’imposta pari al 50% dell’Iva pagata al costruttore sulle abitazioni nuove in classe energetica A o B.

L’acquirente con maggior propensione all’acquisto ha un’età compresa fra 35 e 44 anni (34,1%). Seguono gli under 35 (30,5%), i 45-60enni (24,4%) e i pensionati (11%).

Prevale nettamente l’acquisto di prima casa (76,5%), che distanzia di molto l'investimento (17,5%) o la casa vacanza (6%). Il 92,5% degli under 35 e il 61,5% degli over 55 acquista l’immobile per viverci.
Per investimento acquistano i 35-55enni, grazie alla maggiore capacità economica e solidità e quasi sempre privi di mutuo.

Milano, il 70% del mercato si realizza tra circonvallazione e decentramento
Il mercato milanese è molto variegato, ma si distinguono in generale quattro macro-aree: centro storico (il 5% delle vendite), cerchia dei Bastioni (il 25% delle vendite), circonvallazione (il 45% delle vendite) e decentramento (il 25% delle vendite).
Le quattro aree hanno prezzi diversi e si rivolgono a target differenti.
"Dopo gli ultimi anni bui, i primi mesi del 2017 confermano una ripresa del mercato immobiliare italiano, già riscontrata dalla fine del 2015 -commenta Giuseppe Crupi-. Il numero delle transazioni è aumentato del 12% nel 2015 e del 22% nel 2016 rispetto al 2015. Nel 1° quadrimestre 2017 si è registrato un incremento delle vendite pari al 10% rispetto allo stesso periodo 2016. Milano non ha risentito tanto del calo prezzi, in particolare sulle nuove costruzioni, anche se lo stesso non si può dire della zona periferica. Milano grazie a una domanda molto dinamica e a un'offerta che inizia a diminuire, specie per i prodotti di qualità, potrà registrare un’ulteriore contrazione delle tempistiche di vendita e un minore margine di trattativa soprattutto su queste tipologie immobiliari, anzi si potrebbero registrare alcuni lievi incrementi dell’1-2%".

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