Confimprese, primo trimestre pesante per quasi tutto il retail

L’Osservatorio permanente di Confimprese-EY evidenzia stabilità a gennaio e febbraio, e crollo delle vendite in marzo (-79%)

Centro studi Confimprese, in partnership con EY, ha avviato un Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi in Italia con una copertura di 623 aree commerciali tra: centri commerciali, outlet village, high street e travel. Sono attualmente monitorate 45 insegne e oltre 4.400 punti vendita che consolidano informazioni su 20 regioni, 111 province e 865 comuni. I settori merceologici analizzati sono: abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quick service e bar) e non food (retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura).

"Il primo trimestre 2020 si chiude con una flessione del 26% a totale mercato –ribadisce Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese (nella foto)–. Pur con una partenza positiva (+1,3%), da fine febbraio causa clima di incertezza circa l’evoluzione dell’epidemia, si è cominciato a registrare un rallentamento, che ha portato il totale mese a -2,9%, con tracollo all’inizio di marzo, mese in cui le vendite sono diminuite del 40% già prima del decreto #io resto a casa dell’11 marzo. Il conseguente blocco delle attività e degli spostamenti ha dato il colpo di grazia a tutto il mese caduto sul fondale a -79% con fatturati azzerati nella seconda parte del mese". 

"Il crollo di marzo ha interessato in maniera differenziata i settori –aggiunge Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting Leader Italy, EYcon abbigliamento e accessori che registrano il trend peggiore (-82%), seguito da food&beverage (-78%) e non food (-74%). Questi andamenti sono legati in parte al fatto che alcuni operatori hanno potuto continuare le attività con un minimo di operatività durante il lockdown, oltre che ad un orientamento del consumatore verso l’acquisto di beni di più immediata necessità".

Analisi per aree geografiche

Il calo è abbastanza simile nelle 4 macro-aree e in tutte le regioni italiane. La Lombardia è la regione con il peggior andamento nel mese di marzo (-83%), seguita da Toscana (-80,9%), Emilia-Romagna (-80,5%) e Veneto (-80%).

Il Nord-ovest nel suo complesso scende a decrescite da notti siberiane o artiche (-81%), trainato in particolare dalla Lombardia (-83%) e dalle province più colpite dal virus: Milano (-83%), Monza Brianza, Bergamo e Brescia (-85%). Variabili tra -75 e -80% i trend delle altre grandi province italiane.

Da inizio anno le vendite si sono ridotte di oltre il 30% per Bergamo e Monza Brianza, mentre risultati un po’ meno penalizzanti si registrano nel sud Italia con Napoli a -18% e Palermo a -20%. Si tratta di andamenti differenziali di oltre dieci punti percentuali, in parte guidati da migliori trend del Sud rispetto al resto della Penisola a gennaio e febbraio.

Canali di vendita

Tutti fortemente negativi, ovviamente. Con oscillazioni in rapporto ai posizionamenti. Il travel (aeroporti, stazioni) mostra il trend peggiore nel mese di marzo (-86%) e anche sul trimestre (-30%), penalizzato da febbraio (-8% il mese) dalle restrizioni sui trasporti che già avevano bloccato i voli dalla Cina dal 1° febbraio 2020.

Seguono centri commerciali (-82%) e outlet (-83%) a testimoniare le conseguenze di una mobilità zero dei consumatori. Dati leggermente migliori -si fa per dire: -79%- si riscontrano per il commercio al dettaglio nelle città principali, mentre i negozi nei comuni più piccoli e in periferia mostrano una maggior resistenza con un -76% a fronte del -26% sul trimestre, impattati anche dal bimestre gennaio-febbraio negativo.

"Prepararsi da subito per la fase 2 diventa fondamentale e per guidare le vendite sarà necessario pensare a nuove modalità di interazione del consumatore con il canale fisico e online, come l’organizzazione di punti di vendita, l'eCommerce e il food delivery –auspica Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting leader di EY Italy–. Il canale digitale si conferma fondamentale per continuare a sostenere il business e la customer relationship".

Se già nella prima fase dell’emergenza l’online ha avuto davanti a sé una strada libera da intralci, sembra che anche per quelle successive possa continuare a mantenere un livello alto nelle abitudini di acquisto dei consumatori.

"Resta da capire – conclude Mario Maiocchi – cosa ci si possa aspettare nella fase 2 del post emergenza sia per verificare gli impatti di Covid-19 sui livelli di fatturato sia, soprattutto, per identificare i cambiamenti nei modelli di consumo e le opportunità di business accanto alle ovvie criticità. Faremo i conti con un mercato sostanzialmente diverso e solo gli operatori in grado di cogliere rapidamente i cambiamenti e cavalcarli potranno uscire indenni, e magari rafforzati, da questa crisi. Per cogliere appieno tali opportunità, saranno necessari investimenti su cui si auspica un concreto supporto da parte del governo".

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