Consumatori intolleranti e diete estreme? È colpa della crisi

Una sintesi di Ipsos delinea il rapporto degli italiani con il cibo, frutto anche e non solo di un contesto socio-economico difficile. Una conseguenza? L’adozione di posizioni ideologiche.

Un marasma di informazioni che ci bersagliano su ogni fronte, nuove tecnologie che richiedono un costante adeguamento cognitivo, allarmi ambientali, attentati terroristici, uno scenario economico ancora lontano dal recupero post caduta. Pensavate davvero che tutto questo non influisse anche sulle nostre scelte alimentari, o sul nostro comportamento davanti allo scaffale del supermercato?

"È un mondo difficile e vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto" – Tonino Carotone

A tracciare un quadro della relazione tra italiani e cibo attraverso gli ultimi dati disponibili è stata Ipsos. Il risultato? Tutta questa sensazione di precarietà ed estrema complessità porta le persone ad affrontare la quotidianità creando schemi difensivi particolarmente rigidi. Non stupisce, dunque, che in un Paese in cui la tavola è sinonimo di goduria e condivisione, in cui quello che mangiamo diventa quanto mai espressione d’identità, il food si posizioni nell’occhio del ciclone.

Diete iperproteiche, a blocchi, a zone, diete olistiche, vegetariane e vegane…

Gli individui scelgono di adottare una posizione ideologica su cosa sia bene o male, adattandola alle proprie abitudini. Dopodiché, tendono, difensivamente, ad ignorare tutto ciò che la contraddice o la può rimettere in discussione
- report Ipsos -

food_alimentare_cibo_dieteÈ un meccanismo conservatore tipico della mente umana, che si accentua in situazione di stress e debolezza e che si applica a diversi contesti della vita. Dell’angoscia della scelta, del resto, ne aveva già parlato anche Kierkegaard. Da qui, almeno in parte, l’exploit di prodotti salutistici e la polarizzazione nell’immaginario collettivo di alcune tematiche.

Senza entrare a nostra volta nel marasma di cosa sia effettivamente bene o cosa sia effettivamente male, vediamo alcune delle tendenze rilevate a livello numerico:

  • La carne fa male. La convinzione globale è che il livello di inquinamento della carne sia circa 10/15/20 volte superiore a quello dei vegetali.
  • La cucina casalinga è preferibile. Un fenomeno che fa aumentare la domanda di cibi freschi e di materie prime basiche. Secondo Coldiretti, sono oltre 21 milioni gli italiani che dichiarano di preparare abitualmente in casa alcuni cibi quali pane, yogurt, conserve vegetali, dolci.
  • Intolleranze in aumento. Spesso certificate squisitamente a livello auto-percettivo, soprattutto in comparti come il senza glutine, una dieta adottata sempre più di frequente anche dai non celiaci (la celiachia è una malattia autoimmune, non un’intolleranza). Il Ministero della Salute stima nel complesso che in Italia oggi vi siano circa 3milioni di intolleranti al glutine.

Appare chiaro, in sintesi, quanto l’alimentare sia diventato anche un terreno di gioco simbolico, i cui significati trascendono ampiamente quelli effettivi, assumendo funzioni valoriali e di lifestyle.

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