Coop ad Esselunga: torniamo amici?

La cooperativa si esprime in merito alla sentenza della Corte di Cassazione sul libro scritto dal defunto patron di Esselunga Bernardo Caprotti ed apre a nuovi orizzonti relazionali.

Ad essere oggetto di discussione è la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione sul libro Falce e carrello, scritto dal defunto patron di Esselunga Bernardo Caprotti, che ha riaperto il processo a carico dell'imprenditore. In proposito, Coop si esprime così, tendendo tra le righe un ramoscello d'ulivo all'insegna, volta a placare gli atavici dissapori:

Falce-e-carrello2La Cooperativa esprime soddisfazione per una sentenza che, pur tardivamente, ristabilisce la verità dei fatti, rimandando quindi alla Corte d’Appello di Milano per il giudizio finale.
Ovvero che il libro Falce e carrello, in quanto opera non letteraria, fosse sottoposto all’obbligo di raccontare cose vere e a una verifica puntuale dei fatti esposti. I fatti trattati, inoltre, avrebbero dovuto essere riferiti evitando “sottintesi, accostamenti, insinuazioni o sofismi idonei a creare nella mente del lettore false rappresentazioni della verità”. Al contrario, il libro ha per di più “dolosamente o colposamente” evitato queste verifiche, ed omesso di riportare circostanze “tanto strettamente collegabili ai fatti narrati da mutarne completamente il significato”.

La Corte di Cassazione ha affermato inoltre che Falce e carrello può, a pieno titolo, essere inquadrato nella fattispecie della concorrenza sleale, che non si concretizza solo nella denigrazione dei prodotti del concorrente, ma anche della sua più generale attività e percezione da parte dei consumatori.

Spiace, ovviamente, che questa sentenza arrivi dopo la scomparsa di Bernardo Caprotti. Coop Alleanza 3.0 è d’accordo infatti con chi sostiene che “non vada processato un defunto”: per questo, siamo disponibili – dopo l’importante e per noi sufficiente pronuncia della Cassazione – a riflettere sull’opportunità che i rapporti tra le due aziende riprendano una competizione che abbia come luogo di confronto il mercato, secondo le sue regole, e non le sedi giudiziarie, facendo un passo indietro dai contenziosi.
Spiace, infine, proprio per il rispetto dovuto alla verità e ai defunti, che Esselunga, traendo in inganno anche alcuni media, si sia affrettata a dichiarare che “la sentenza dà ragione a Caprotti”.

La Corte d’Appello di Milano dovrà ora attenersi ai princìpi fissati dalla Corte di Cassazione: il giudizio sul libro Falce e carrello è già stato emesso, e solo una lettura manipolatoria della sentenza può sostenere che il giudizio di rinvio porterà a una riconsiderazione dei fatti. La verità, quando affermata dagli organi competenti, diventa oggettiva. Il resto, comprese quelle di Esselunga, sono opinioni azzardate e non condivisibili, che potrebbero influenzare i lettori non attenti.

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