Coop sottolinea come nella crisi il ruolo delle disuguaglianze cresce

Gda e consumi – Pubblicato il Rapporto Coop 2009 (“Consumi e Distribuzione”). Si paventa il ritorno di fiammate inflattive dovute a rincari speculativi delle materie prime. (Da MARK UP 181)

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1.
Effetti della disoccupazione sui consumi: sottratti al mercato oltre 3 miliardi

2.
Consumi pro capite: ritorneranno a crescere solo nel 2012

3.
Crescita diffusa del prodotto a marchio. Flessione delle marche

I
consumi complessivi degli italiani ritorneranno in positivo solo nel 2011. È uno dei dati salienti, e anche più preoccupanti, che emergono dal Rapporto Coop 2009 (“Consumi e distribuzione”) redatto dall'Ufficio studi Ancc-Coop con la collaborazione di Ref (Ricerche per l'economia e la finanza) e contributi di Nielsen, Iri-Infoscan e Demos. Il rapporto presentato da Enrico Migliavacca, vicepresidente Ancc-Coop, indaga gli effetti che la crisi ha generato sui consumi delle famiglie italiane, come ne sta modificando i comportamenti, e fornisce previsioni per il 2009-2011. Anche se nel primo semestre il calo del Pil (che sfiora nel 2009 quasi -6%) è stato ben più grave rispetto a quello dei consumi (-2,3% a prezzi costanti), uno dei dati più inquietanti è senza dubbio l'incremento del tasso di disoccupazione che nel 2010 dovrebbe superare, secondo le stime Coop, il 9%. Le dinamiche legate all'occupazione e ai redditi impattano fortemente sui consumi. Ipotizzando in circa 400 euro la differenza di spesa media mensile tra un operaio e un disoccupato, i 700.000 occupati in meno stimati nel biennio 2009-2010 (prevalentemente nel settore manifatturiero) sottrarrebbero ai consumi totali quasi 3,4 miliardi di euro. Per una famiglia di tre persone (coppia con figlio), la contrazione dei consumi rispetto a una famiglia di operai è pari al 17%, con variazioni che differiscono notevolmente secondo i capitoli di spesa.

Gli scompensi della ricchezza

La spesa alimentare è una delle poche voci a rimanere relativamente indenne (-1%). Il vero problema risiede tuttavia in quella che possiamo eufemisticamente definire come “diseguale ripartizione della ricchezza” nell'economia italiana: poco meno della metà della ricchezza finanziaria nel nostro paese si concentra nelle tasche del 10% della popolazione. “A tal proposito basti dire che per far superare la soglia di povertà alle famiglie meno abbienti basterebbe meno del 2% del reddito del 10% degli italiani più ricchi - ha precisato Aldo Soldi, presidente Ancc-Coop - e questo oltre a far migliorare le condizioni di vita di ben 8 milioni di persone sortirebbe un effetto positivo di quasi 4 miliardi di euro di maggiori consumi”.

Vorremmo anche aggiungere un dato che non è presente nel Rapporto: gli italiani spendono complessivamente 50 miliardi di euro all'anno in lotterie del tipo Gratta & vinci, Superenalotto, Totocalcio et similia. Questa cifra è destinata a crescere per il 2011 a 70 miliardi. Il dato è importante perché si collega - e qui ritorniamo al Rapporto Coop - al vissuto di molti italiani: il 66% delle famiglie si sente povero, un quinto fa fatica a fare gli acquisti alimentari e a pagare le spese. La povertà percepita e temuta si sovrappone al clima generale d'insicurezza che colpisce anche, se non soprattutto, le classi medio-alte, occupate e a pieno reddito: la sicurezza del posto di lavoro figura come la prima preoccupazione degli italiani per i prossimi 6 mesi, e distanzia di molto altre importanti fonti di ansia come la criminalità e la salute.

Effetto insicurezza

La paura di perdere la propria sicurezza economica esercita sui consumi il medesimo effetto tagliente della disoccupazione e della povertà; insomma è il filo della stessa lama. E qui veniamo al motivo della felicità come fattore propulsivo dei consumi. L'Italia è il paese più infelice del mondo (lo dichiarava già una ricerca del Censis nel 2003: da allora le cose non sono migliorate). Nell'Happy Planet Index 2009 l'Italia figura al 69° posto su 143 paesi: è un panorama che impedisce qualunque ripresa dei consumi, favorendo semmai consumi d'evasione, come la summenzionata febbre da Superenalotto, per tacere di altri mercati della felicità, questi sì in pieno incremento.

A tutto questo si aggiunge l'anelasticità reddituale degli italiani, il cui reddito dichiarato imponibile è compreso ormai in forma cristallizzata nell'80% dei casi entro gli scaglioni 0-26.000 euro annui. È noto che gli high spender italiani (redditi superiori a 200.000 euro imponibili) rappresentano lo 0,2% della popolazione. Dati questi presupposti, i consumi non possono aumentare nel complesso, ma seguire semmai una dinamica di redistribuzione compensativa, conseguenza di una razionalizzazione ispirata al criterio dell'essenzialità non disgiunta dalla qualità: è quello che avviene già nell'alimentare e che spiega, anche se in parte, il successo delle marche del distributore non di primo prezzo.

Se nel primo semestre 2009 si è assistito a una discesa dell'inflazione dovuta soprattutto ai prodotti energetici (gasolio e benzina, i cui prezzi alla pompa sono risaliti speculativamente quest'estate ritornando ai valori dell'anno scorso, ndr), è possibile prevedere per il 2010 un'inflazione media che si collocherà intorno all'1,4%. In alcuni mercati delle materie prime alimentari vi sono, però, segnali di speculazione che potrebbero alimentare l'inflazione.

A fronte dunque della situazione tutt'altro che rosea e che vede il 2009 assestarsi su una forte contrazione dei consumi pari al 2,3%, si attende una ripresa dei consumi, ma secondo lo scenario di previsioni Ref solo nel 2011 i tassi di crescita potranno recuperare i ritmi peraltro modesti e inferiori al punto percentuale, registrati in media tra 2001 e 2007. Quindi recupero blando nel 2010-2011 (rispettivamente in crescita dello 0,6 e dello 0,9%).

“Ma la spesa individuale degli italiani non tornerà a crescere prima del 2012 - aggiunge Vincenzo Tassinari, presidente Consiglio di Gestione Coop Italia - se facciamo riferimento non al dato aggregato dei consumi ma ai consumi pro capite”. Considerando le vendite Coop nel grocery (super + iper a luglio 2009), Tassinari ha sottolineato le performance più che positive del prodotto a marchio, cresciuto a volume del 7,9% a fronte di un incremento totale appena sotto l'1% e una flessione delle marche pari a -1,1%. L'incidenza delle marche a valore è passata dal 77,7% del 2008 al 76,4% del 2009.

Impiego disponibilità economiche residue

(% di rispondenti)

Italia Media Paesi europei
Risparmio 37 36
Vacanze 33
32
Pagare debiti/carte di credito/prestiti 21 30
Ristrutturare la casa o apportarne migliorie 27 28
Abbigliamento 26 27
Intrattenimento fuori casa 25 26
Nessun denaro disponibile 16 17
Prodotti tecnologici 23 17
Fondi pensione
10 11

“Impiego del denaro disponibile dopo aver soddisfatto bisogni essenziali”.
1° semestre 2009. Il denaro rimasto dopo i consumi obbligati finisce sempre più
in risparmio e vacanze. L'Italia è in linea con la media dei paesi europei

Fonte: Nielsen per Coop -Rapporto Coop consumi e distribuzione


Allegati

181-MKUP-ConsumiCoop
di Roberto Pacifico / ottobre 2009

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