Così Astrance prepara il rilancio del Gruppo Zucchi

Nuovo assetto societario e nuovo portfolio di marchi per Gruppo Zucchi, che con l’ingresso nella proprietà di Astrance Capital SaS prepara un importante piano di rilancio, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione sottoscritto con le banche finanziatrici lo scorso 23 dicembre e che il 2 marzo ha ricevuto l’omologa dal tribunale di Busto Arsizio. Dopo il positivo esito del processo di rinegoziazione del credito, l’8 aprile 2016 è stato deliberato l’aumento di capitale di 10 milioni di euro riservato a GB Holding e Astrance Capital e si è aperto alla nomina di un nuovo CdA.

Tommy Hilfiger_BassaAd oggi, Gruppo Zucchi si presenta dunque come il più grande gruppo del tessile casa in Europa, che unisce agli storici brand Zucchi e Bassetti i nuovi arrivati francesi Descamps, Jardin Secret e Jalla oltre ai marchi in licenza Tommy Hilfiger (in foto a lato), Pantone e Laura Ashley. Le rispettive identità verranno mantenute ben distinte, come ci racconta Joel Benillouche, Direttore Generale del fondo Astrance, proprio perché l’idea è quella di competere in tutti i segmenti del mercato e nelle diverse fasce forti di una gamma completa di prodotti differenziati per stile, posizionamento e target di consumo.

stefano crespi direttore gruppo zucchi
Stefano Crespi, Direttore Generale del Gruppo Zucchi

La strategia globale. A fare da sorta di garanzia per il percorso in atto è la precedente ristrutturazione da parte del fondo di investimento francese di Descamps (prima ancora appartenente a Zucchi), che farà da modello esperienziale e strategico. Così come per Descamps, i cui numeri sono tornati in positivo a riprova della bontà del processo,  anche per Zucchi e Bassetti ci si focalizzerà inizialmente sulla profittabilità, guardando solo successivamente ai ricavi. In tal senso, il raggiungimento del break-even point è previsto non per quest’anno ma per il 2017.

“Siamo ancora in una fase di analisi della situazione del gruppo – spiega Benillouche – ma quello che puntiamo di fatto ad attuare è il passaggio da un industrial company a una retail company, da una whole sale distribution a una retail distribution, partendo da una relazione qualitativa con i fornitori e dalla possibilità di attuare importanti sinergie produttive e distributive”. Si tratta in sostanza di un approccio di business guidato in primis dall’ottimizzazione, come ci conferma anche Stefano Crespi, Direttore Generale del Gruppo Zucchi. Si va dal taglio dei costi a un ripensamento della rete di vendita, per poi concentrarsi su una nuova proposizione di format e immagine.

Granfoulard_BassaUn'offerta trasversale. L’idea è quella di spingere ciascun marchio attraverso i giusti canali e in linea con il rispettivo dna. Dal quid distintivo del made in Italy, all’eleganza chic francese, dalle collezioni easy ed everyday alla valorizzazione della fascia premium, il tutto in un contesto di implementazione del design e della qualità. Con la licenza Tommy Hilfiger, ad esempio, l’impronta è maggiormente fashion e a livello globale non si escludono capsule collection in collaborazione con marchi della moda dall’appeal trendy. Secondo tale ottica identitaria è pertanto possibile che i due brand Zucchi e Bassetti ritornino con insegne separate.

Parlando di mercati, si guarda a un consolidamento su territorio europeo, da Italia a Spagna, passando per Francia e Svizzera. In programma poi uno sviluppo sul mercato asiatico, dove il brand Zucchi è già presente come best performer, e su quello statunitense ad oggi presidiato attraverso b2b e hospitality, che sarà però oggetto strategico solo in una seconda fase (pensando, ad esempio, a catene come Sacks).

La rete. Il gruppo allo stato attuale conta su una rete globale di oltre 2.500 clienti attivi tra distribuzione organizzata e dettaglio indipendente, 140 negozi di proprietà o in franchising e più di 300 corner e shop in shop nei più qualificati department stores.

Numeri. Il fatturato consolidato della società al 31 dicembre 2015 è stato pari a 92,9 milioni di euro, in diminuzione del 7,3% rispetto ai 100,2 milioni di euro dell’esercizio precedente. Il margine delle attività operative migliora rispetto all’esercizio precedente passando da un risultato negativo di 14,6 milioni di euro, dell’esercizio 2014, ad uno negativo pari a 7,2 milioni di euro. L’Ebitda è stato negativo per 5,5 milioni di euro, in miglioramento rispetto al risultato negativo, di 9,4 milioni di euro dell’esercizio 2014. Il risultato operativo (Ebit) è stato negativo per 15,6 milioni di euro, contro un dato negativo per 18 milioni di euro dell’esercizio 2014. Il risultato dell'esercizio negativo per 19,5 milioni di euro mostra un miglioramento rispetto al risultato dell’esercizio 2014 negativo per 39,4 milioni di euro.

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