Così il retail ristruttura i conti

ECONOMIA & ANALISI – Seminario a Milano sulle tematiche del risanamento delle aziende commerciali in difficoltà economica (da MARKUP 222)

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Se non interverrà nei prossimi mesi una forte ma a questo punto molto improbabile inversione di tendenza dei consumi molte catene di retail saranno costrette a cambiare modello di business o addirittura a chiudere, come peraltro stanno già facendo ogni giorno decine di negozi indipendenti in tutta Italia; non è un caso che stia aumentando il peso del retail nelle procedure concorsuali: l'ultimo rapporto Cribis dice che nel primo semestre 2013 sono fallite in Italia 800 imprese di commercio al dettaglio, con un incremento del 22% rispetto al medesimo periodo del 2013; i fallimenti in generale (7.365 il loro numero) sono invece cresciuti del 16,5%.

Il ruolo dell'e-commerce
La prima ragione della crisi è il calo dei consumi derivante dalla crisi economica; ma si tratta solo di un aspetto, anche se il più evidente, che però si accompagna anche ad altri fenomeni che non si possono ritenere congiunturali: una minore tendenza a sprecare risorse per consumi non indispensabili anche da parte di chi non ha problemi economici e soprattutto la crescita dell'e-commerce. I giovani sotto i 30 anni ormai comprano sempre meno nei negozi tradizionali e usano i social media come piattaforma di informazione privilegiata per i loro consumi. Come mostrano le tabelle di queste pagine al termine del quinquennio 2009-2014 le vendite sul canale web nel nostro Paese passeranno da 2,9 a 5 miliardi di euro, sottraendo introiti al canale fisico. Il fenomeno sta accomunando tuti i principali Paesi europei e le valutazioni degli analisti di mercato mostrano come oggi le aziende che operano esclusivamente online hanno valori di mercato calcolati con multipli sul profitto molto più alti di quelli adottati per i retailer tradizionali.

Il convegno
Questi ultimi dati sono stati presentati aMilano nel corso della prima edizione del Seminario Italiano Retail Restructuring e Turnaround, organizzato da GA Europe, azienda internazionale di consulenza Usa attiva in tutta Europa in collaborazione con TMA - Turnaround Management Association Italia. Al centro della discussione gli strumenti per una gestione efficace dei processi di ristrutturazione e risanamento finanziario, l'analisi delle best practice italiane e internazionali, la protezione degli investimenti e gli aspetti chiave del diritto del lavoro.

Blockbuster
Scott Ronaldson, Investment Director Italia di GA Europe, e Gavin George, CEO di GA Europe, hanno illustrato l'attività dell'azienda, nata negli Stati Uniti trent'anni fa e presente da alcuni mesi in Italia, dove ha realizzato un intervento di successo sulla catena Blockbuster.
L'insegna, che ormai da anni si dibatteva in una crisi irreversibile in tutto il mondo, dovuta all'affermarsi di nuovi media e anche dalla concorrenza spietata della pirateria, in Italia era arrivata al concordato preventivo nel giugno 2011. L'obiettivo era cercare di limitare il più possibile le perdite. In pochi mesi è stato possibile effettuare la liquidazione di tutte le rimanenze, inserendo venti professionisti con la responsabilità di gestire gli oltre 100 punti di vendita ancora operativi. Sono stati così recuperati circa 13 milioni di euro, riducendo il danno per i creditori e lasciando in pochi mesi i negozi pronti per essere rilocati.

Le case history
Non tutte le operazioni di ristrutturazione però sono così radicali; sono stati citati anche alcune case history in cui si è ristrutturato il modello di business. Così è successo con un marchio celebre ma un po' invecchiato come Levi's. In Europa il giro d'affari arrivava a 900 milioni di euro, ma con fatturato in declino e costi di gestione in crescita. Si sono razionalizzati gli assortimenti riducendoli del 30/40%, e selezionando appropriatamente i partner commerciali si è ottenuta una diminuzione dei costi di 45,8 milioni.
La revisione dei cataloghi merce è solo una delle strade perseguibili, in altre situazioni si può operare, come è accaduto con Sixty Group, sull'indebitamento, modificando le scadenze degli impegni e migliorando la liquidità. Sono casi che mostrano come spesso ci sia una carenza di cultura manageriale anche in aziende del retail sostanzialmente sane e che in Italia, stando ad Alberto Franzone, di Alvarez & Marsal, si riscontra spesso, perché l'attenzione da noi è quasi sempre spostata sul conto economico mentre c'è scarsa sensibilità sul cash-flow, sugli aspetti patrimoniali e di gestione dello stock.

Il ruolo dei professionisti
All'attività dei professionisti della ristrutturazione aziendale è stato dedicato l'intervento Marco Masciocchi, presidente del capitolo italiano di Tma. Si tratta di un'associazione internazionale che raggruppa i professionisti operanti nel settore delle ristrutturazioni aziendali, con competenze legali, finanziarie o gestionali.
Circa 10.000 consulenti d'impresa in tutto il mondo, con il cuore nei paesi angloamericani: Stati Uniti e Regno Unito, Germania, Francia, ma anche Spagna e Italia.
L'associazione si propone l'obiettivo di ottenere un riconoscimento e accreditamento di tipo europeo del ruolo dei propri professionisti, anche attraverso qualificati percorsi formativi, nonché di diffondere le best practice, fare networking, e diventare un interlocutore delle istituzioni per i processi di ristrutturazione aziendale e nelle fasi di stesura dei disegni di legge, come già avviene in molti Paesi.

Allegati

222_Retail_risanamento

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