Così l’ecommerce cambierà le nostre città

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 276)

Se la gente sceglie e fa shopping su internet, non esce di casa. I nuovi comportamenti di acquisto cambieranno il volto delle città. Secondo Confcommercio, nel giro di dieci anni hanno chiuso oltre 60.000 negozi, e anche se l’eCommerce è, al momento, solo una delle numerose voci nella lista di cause concomitanti, l’avanzata inarrestabile di Amazon non fa che alimentare questo trend. Il fenomeno non riguarda solo i piccoli commercianti,
ma anche i negozi del centro, le grandi catene e i centri commerciali. Piacciono moltissimo i nuovi format dello shopping: spesso sono esercizi di architettura sofisticata che richiedono investimenti colossali, ma restano vuoti per buona parte della giornata e della settimana, e molti ne escono con una scelta d’acquisto che verrà completata online. Come potranno sopravvivere questi luoghi? I grandi brand si attrezzano con l’omnicanalità e trasformano i negozi in flagship store e punti di servizio a supporto dell’online: ma basterà a tenere in vita le vie e i luoghi dello shopping cittadino anche come spazi di aggregazione e socialità? E dalle città il tema si allarga al pianeta. Solo in Italia nel 2017 sono stati effettuati circa 150 milioni di ordini pari ad altrettanti pacchi convogliati sulla viabilità stradale e urbana. La folle logistica, che raggiunge il suo picco nelle festività, ha implicazioni ecologiche devastanti, tanto più se considerate a livello globale. Forse ci accorgeremo che, nel risparmiare su un piccolo acquisto con l’online, abbiamo, però, pagato un prezzo molto più alto in termini di impatto ambientale, un prezzo che forse non avevamo previsto.

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