Crescita? Gdo a rischio di stop

Il segno più per l’anno in corso non appare scontato. Le strategie differenti dei protagonisti in campo fondamentali per definire i vincitori (da Mark Up n. 253)

Lo stop alla crescita, registrato dall’economia  italiana  nel  secondo  trimestre  dell’anno, è un campanello d’allarme per la gdo italiana. Perché a questo punto il segno più per il settore non è più scontato nell’anno in corso, considerato che già il barile delle strategie è stato raschiato a fondo. Anche se poi la situazione è diversificata da gruppo a gruppo. Al di là dei dati d’insieme, infatti, i principali player stanno prendendo direzioni differenti per quel che concerne le strategie di sviluppo (c’è chi privilegia la crescita per linee interne e chi la strada delle acquisizioni), la copertura del territorio italiano, gli accordi di filiera,  lo  sviluppo  del  canale online.  Con  scelte  precise, anche in materia di allocazione degli investimenti, destinate a dare esiti differenti nel medio periodo. Delineando così uno scenario di vincitori e perdenti pur in un contesto di mercato maturo, nel quale apparentemente risulta difficile fare la differenza.
Sono tanti i fattori di incertezza che rischiano di pesare in maniera decisa sui consumi degli italiani, con ricadute dirette sul giro d’affari della grande distribuzione organizzata: le ricadute della Brexit, l’andamento dei mercati finanziari, l’esito delle elezioni presidenziali negli Usa, ma anche quello del referendum costituzionale in Italia. I primi sette mesi dell’anno sono risultati deludenti. Nielsen ha rilevato che, tra gennaio e luglio, il fatturato del comparto è calato dell’1,38% rispetto al corrispondente periodo del 2015, con una contrazione più accentuata nel Centro Italia e più contenuta nel Mezzogiorno. Senza un cambio di rotta deciso, è elevata la probabilità di chiudere il 2016 con il segno meno.

Schermata 2016-09-28 alle 13.57.55

L'intero articolo su Mark Up n. 253

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome