Crif Ratings: “il comparto del vino è l’ideale per le obbligazioni garantite”

Secondo una ricerca Crif, basata sui valori di magazzino di 15 imprese vitivinicole, il vino è un comparto ideale per l'adozione di stumenti di finanziamento a medio lungo termine alternativi al credito bancario, sempre più con il contagocce

Negli ultimi tre anni le difficoltà nell'accedere al credito bancario sono aumentate, chiamando a soccorso delle piccole e medie imprese altre forme di finanziamento: i minibond, in prima fila, che dovevano alimentare il mercato obbligazionario domestico grazie a strumenti finanziari di breve e lungo termine particolarmente adeguati alle esigenze delle piccole e medie realtà delsettore manifatturiero, agroalimentare incluso.

Minibond: uno strumento ancora per pochi...
“Ad oggi sono poche le Pmi nel settore alimentare e  bevande che hanno scelto la soluzione dei minibond - aggiunge Paolo Bono, Associate presso Crif Ratings-. E questo nonostante il potenziale di emissione per settori nei quali molte specializzazioni manifatturiere sono caratterizzate dalle fasi produttive di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”.

...Ma adatti agli alti indici di magazzino
L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata nel gennaio 2016, della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Si tratta di un precedente che, nel prossimo futuro, potrebbe replicarsi anche in altri segmenti dell’agroalimentare caratterizzati da magazzini particolarmente pregiati; come il vino, “candidato ideale -aggiunge Bono- perché il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese, il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.

Le prime 15 aziende vitivinicole per marginalità unitaria e peso del magazzino (2014): posizionamento rispetto alla media di settore (Sono state considerate le società di capitali con fatturato superiore a 20 milioni di euro nel 2014 e processo produttivo integrato a monte (vinificazione e gestione vigneti). L'elenco delle top aziende per marginalità unitaria è stato costruito sulla base dei bilanci (non consolidati) disponibili nelle banche dati e dei codici ateco di riferimento per il comparto vitivinicolo.
Le prime 15 aziende vitivinicole per marginalità unitaria* e peso del magazzino (2014) *posizionamento rispetto alla media di settore società di capitali con fatturato superiore a 20 milioni di euro nel 2014 e processo produttivo integrato a monte vinificazione e gestione vigneti). L'elenco delle top aziende per marginalità unitaria è stato costruito sulla base dei bilanci (non consolidati) disponibili nelle banche dati e dei codici ateco di riferimento per il comparto vitivinicolo.

Il peso dello stock
Osservando le prime 15 imprese italiane in base alla marginalità unitaria, per circa l’80% di esse l'incidenza del magazzino rispetto al fatturato è superiore al 50%, circostanza che si spiega con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock per più esercizi. Rare, invece, le aziende che, pur registrando ottime marginalità, hanno valori di rimanenze non particolarmente elevati: sono imprese con forte notorietà e reputation del proprio marchio aziendale sui mercati esteri, e una politica adottabile solo da pochissime realtà che possono sostenere ingenti spese promozionali. In tale contesto, le strategie aziendali per riposizionare verso l’alto prezzi di vendita e margini unitari si traducono spesso nel potenziamento dei processi e delle strutture di affinamento.

L'impatto sui produttori di vini invecchiati
La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini invecchiati impatta sull’equilibrio finanziario delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa. L’esborso per i necessari investimenti insieme all’assorbimento di capitale circolante (aumento delle rimanenze e allungamento dei tempi di incasso rispetto al momento in cui si sostengono i costi di produzione) sono, per molte imprese, forti deterrenti ad intraprendere una strategia di diversificazione verso il prodotto pregiato.
Un piano industriale orientato a questa strategia di crescita non può prescindere da una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre meno disponibile nell’offerta del sistema bancario. Da qui, secondo lo studio Crif, l'alternativa del mercato obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che per le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei bilanci 2014, può essere utilizzato a “garanzia” del debito e quindi a riduzione del suo costo.

 

 

 

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