Crisi dell’avere, ritorno dell’essere

Kaufman Grégoire

Gli opinionisti di Mark Up (n.305 Dicembre-Gennaio 2022)

“Why did nobody notice it?” domandava la regina Elisabetta II d’Inghilterra ai migliori economisti a proposito della crisi finanziaria del 2008, che nessuno aveva saputo prevedere. Se gli eventi più impattanti per le nostre vite sono difficilmente prevedibili, sono già presenti alcune sfide che dovranno affrontare i giovani imprenditori nell’ambito del commercio. Ci sono cambi strutturali che si presentano per chi vuole fare questo bellissimo mestiere di commerciante, vediamoli assieme.

L’eCommerce, grande vincitore nel lockdown, non è più solo il canale di predilezione per i clienti che hanno più denaro che tempo, ma è diventato un formato che abbraccia ormai tutte le generazioni. Punto notevole, la valorizzazione finanziaria degli attori degli eCommerce verso il retail fisico, è una dimostrazione del cambio radicale di paradigma. Zalando per esempio vale il doppio di Carrefour (24 mld euro rispetto a 12 mld euro, ma un fatturato 10 volte inferiore), senza parlare del Quick-commerce con attori apparsi nel 2020 e con valorizzazioni a dir poco paradossali (3 mld di euro per Gorillas, Flink o Go Puff). Una vera minaccia per chi non avrà adottato un modello multicanale.

Rivoluzione del centro città: molte attività tradizionali non sono sopravvissute al periodo di lockdown, lasciando spazi disponibili per l’espansione urbana della moderna distribuzione. I nuovi modelli di commercio basati sui depositi urbani (dark stores), suggella l’entrata in campo di nuovi attori che attaccano frontalmente la prossimità, uno dei formati più redditizi nella gdo.

Era delle piattaforme: ogni epoca ha il suo modo di organizzazione privilegiato. Stiamo per uscire da uno schema verticale, dove il distributore ha un ruolo centrale nella catena distributiva con il suo quasi monopolio sulle scelte assortimentali che riesce a imporre ai suoi fornitori come ai suoi clienti. Il digitale permette a chiunque di ordinare qualsiasi prodotto dovunque e ovunque. Le piattaforme con il loro modo collaborativo e l’ultra personalizzazione dei servizi rendono obsoleti i vecchi modelli. Le nuove generazioni dovranno realizzare il passaggio verso un mondo orizzontale e collaborativo, una delle sfide più grandi per la gdo o almeno una delle più promettenti.

Crisi dell’avere: se i Baby Boomer hanno conosciuto un periodo di consumo sfrenato, l’epoca attuale di grande incertezza sta pesando sul consumo. Penuria di materie prime, forte tensione sui prezzi, difficoltà nei trasporti, tutti segnali di un periodo di iperinflazione. Il rischio sul potere acquisto dei consumatori si sta traducendo in un livello record di risparmio, minaccia per la ripresa. Adattarsi alla frugalità del consumo, a un non-food in forte declino, eliminerà gli attori che non avranno da proporre un’offerta commerciale nitida e differenziante, sia di prodotti sia di servizi.

Rinascita dell’essere: le conseguenze della pandemia sulle nostre relazioni sociali, le distanze sanitarie, l’isolamento dei lockdown portano una serie di cambi, non solo nel mondo lavorativo. La salute e una spesa più consapevole che rispetta le filiere produttive e l’ambiente fanno parte delle aspettative delle nuove generazioni. L’impegno sulla sostenibilità è diventato ormai la norma. La gdo ha dimostrato durante il lockdown il suo ruolo sociale, anello indispensabile per la coesione del paese. Sarà compito delle nuove generazioni concretizzare un discorso attraverso azioni di impatto per trovare un pubblico sempre più attento ai valori.

La crisi è come la guerra, il matrimonio o la depressione: è più facile entrarci che uscirne. “Aspettiamoci l’inaspettato”? Potrebbe essere la nostra unica certezza.

Grégoire Kaufman
consulente food & retail
@loskaufmanos

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