Da Internet a “Splinternet”: la frammentazione con cui convivere

Consapevoli del processo di de-globalizzazione in atto, il business deve saper prendere decisioni ripartendo da una nuova gestione dei dati

Correva l’anno 2001 quando presso l’headquarter di Washington D.C. del Cato Institute il ricercatore Clyde Wayne Crews coniò per la prima volta il termine “Splinternet” per descrivere il concetto di "Internet parallele che sarebbero gestite come universi distinti, privati e autonomi". Seppur inizialmente utilizzato con una qualche connotazione positiva, nel corso del tempo, e con la successione degli eventi più o meno drammatici che hanno caratterizzato gli anni a venire fino ai nostri giorni, lo “Splinternet” oggi può essere riassunto con una parola: frammentazione. Di fatti, lo “Splinternet” (da split = dividere), chiamato anche cyber balcanizzazione, si pone come l’opposto di internet nella sua concezione globalizzata di rete che connette. Al contrario, sta ad indicare la divisione in tante sotto-reti scollegate l'una rispetto all'altra, ciascuna con un proprio bacino di utenza, che può variare dell’essere nazionale, continentale o internazionale.

Dietro questa che l’Economist ha definito “contro rivoluzione virtuale” ci sono diverse motivazioni che cercano di trovare una loro legittimità principalmente in questioni politiche, religiose, commerciali, di sicurezza nazionale. E quello che si nota è che questo trend di de-globalizzazione (fisico e virtuale) è sempre più marcato, ed è anzi già realtà per alcune nazioni (una su tutte in maniera totale: la Russia, per via del conflitto in atto). Si assiste, quindi, ad una multipolarità di internet che ha, ovviamente, ripercussioni sul business alle prese con la trasformazione digitale, che deve prepararsi ad operare tra tutte queste fratture in contesti sempre più complessi. Come si legge nel long form ISPI sul tema a firma Andrea Daniele Signorelli, “ll (possibile) futuro mondo virtuale potrebbe quindi non solo essere frammentato a causa dei diversi interessi commerciali, ma anche di quelli nazionali. Il rischio, che si spera sia ancora scongiurabile, è di ridurre grandemente l’interoperabilità e l’interconnessione, che ne limiterebbe di conseguenza le potenzialità economiche e sociali”.

È chiaro che le ripercussioni di una tale situazioni non possono che impattare sulle unità di base che permettono di avere informazioni, analizzare contesti e prendere decisioni, e che in parole povere abilitano al potere: i dati.

Big data o small data, e relativi analytics sono da gestire avendo ben chiaro il trend che è in atto. Per esempio, Gartner ha evidenziato che entro il 2025, oltre il 50% dei dati critici per l'azienda sarà creato e analizzato al di fuori del data center o del cloud. A ciò si aggiungono gli elementi ben riassunti nella slide di Qlik, azienda operante nell’ambito del data management e literacy, in occasione della presentazione dei Trend 2023: la multipolarità impatta la rete a partire dalla sua infrastruttura tecnica (Tech decoupling, multi cloud, Hyperconnectivity, Web3) per poi toccare aspetti regolatori e legislativi come il “Privacy debt”, oppure le conseguenze in termini di Venture Capital (VC), la carenza di competenze nell’ambito da parte della forza lavoro e le conseguenze negative sulle catene d’approvvigionamento.

© Qlink, 2023

Sul versante delle possibili reazioni/soluzioni a questa situazione, sempre Qlik propone 6 evidenze che possono aiutare a strutturare le strategie delle aziende alle prese con lo status quo:

  • Cambiamento nella supply chain: l’importanza dei dati in streaming
    La pandemia e il conflitto in Ucraina hanno causato considerevoli carenze nella supply chain. Come conseguenza stanno emergendo più opportunità di sfruttare i dati in tempo reale per implementare dei piani di emergenza e, se possibile, anche “fare prevenzione”. Si prevede che entro il 2027, infatti, il 60% delle spese sostenute per tecnologie di acquisizione e spostamento dei dati sarà dedicato alle pipeline di dati in streaming, consentendo una nuova generazione di funzionalità di simulazione, ottimizzazione e raccomandazione in tempo reale. 
  • Velocità delle decisioni grazie all’automazione
    Nei prossimi anni il 95% delle decisioni basate sui dati potrà essere almeno parzialmente automatizzato e, in un ambiente più difficile, l'automazione accelererà. Emergeranno nuovi ruoli quali Chief Decision Officer, Decision Designer e Decision Engineer. Questi saranno responsabili non solo dell'automazione delle decisioni di routine, ma anche della gestione dei problemi più complessi e spinosi che un’azienda si trova a dover affrontare. 
  • Sarà fondamentale costruire uno storytelling dei dati
    Entro il 2025, le storie basate sui dati rappresenteranno il modo più diffuso di utilizzare le analytics e il 75% delle storie sarà generato automaticamente con tecniche di analytics aumentate. Infatti, lo storytelling dei dati ha mostrato essere efficiente per raggiungere le persone emotivamente, favorendo l’intervento e traducendo i dati in azione. 
  • Colmare il gap di competenze sarà sempre più importante
    Come si è visto, durante la pandemia, le aziende sono state forzate ad una rapida modernizzazione delle applicazioni, spostando i dati nel cloud. Man mano che questi cambiamenti si consolidano, nell'ambiente locale stanno emergendo molti degli stessi problemi. Per contribuire a colmare la carenza di competenze di sviluppatori, il 55% delle aziende utilizzerà i marketplace cloud e le acquisizioni di startup tecnologiche come gli approcci più importanti all'approvvigionamento di software entro il 2024. 
  • L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella pipeline di dati
    L'AI automatizzerà alcune delle attività manuali di preparazione dei dati in modo che i data engineer e i data scientist possano concentrarsi su un lavoro di maggiore impatto. Si stima infatti che nel corso del 2024, le attività manuali di data integration si ridurranno fino al 50% tramite l'adozione di modelli di progettazione di data fabric che supportano una data integration aumentata. 
  • I dati e le analytics contribuiranno a ridurre l’incertezza
    Mentre la multipolarità è uno stata imprevedibile, i dati e le analytics possono contribuire a ridurre l'incertezza. Nel frattempo, la gestione di questi trend promuoverà le efficienze critiche nel presente. E potrebbe gettare le basi per un ciclo enorme di innovazione e prosperità, accelerando la crescita nel momento in cui si supera la crisi. 

In conclusione, ricercando un approccio ottimista per il futuro, tra alcuni esperti del settore c’è chi dice che la frammentazione, che “Splinternet” porta con sé, è promettente. Potrebbe, in qualche modo, portare il mondo ad avere una visione a più lungo termine della democrazia dei dati. Ad oggi, però, bisogna prendere consapevolezza che Internet è un campo rilevante di conflitto tra nazioni, e che quindi vi è - a scopi più o meno buoni - una “manipolazione” dell’accesso allo stesso. Partendo da disomogeneità nella presenza e uso di piattaforme social nei diversi Stati, a versioni di siti ad hoc per un determinato territorio fino a un blocco totale degli stessi, il business deve imparare a prendere le misure con un modo dove la percezione di “crisi costante”, in realtà è parte del “new normal”, e agire di conseguenza.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome