Dai datteri ai piatti pronti: variabili e previsioni di consumo per Natale

Da dinamiche comuni a tutta la gdo a fattori contestuali come meteo e promozioni: le stime della foodtech Tuidi con l'intelligenza artificiale

L'approccio generale alla spesa è ancora di incertezza e cautela, in Italia ancor più che altrove, e sembra che resterà tale anche per il 2025. Questo il contesto in cui si colloca il Natale 2024, i cui consumi saranno legati da un lato a tradizionali ricorrenze festive, dall'altro a fattori contestuali e più volatili, quali il meteo, le promozioni, ma anche la collocazione del punto di vendita e così via.
A sintetizzare queste variabili in modo analitico, tracciando un relativo quadro di previsioni e stime, è la foodtech Tuidi, che grazie alla propria tecnologia basata sull'intelligenza artificiale aiuta il retail food ad ottimizzare la gestione dello stock di magazzino e negozi, anticipando le richieste del mercato. “I retailer non possono controllare costantemente i consumi, sempre più spesso influenzati da dinamiche macro-economiche e non, ma possono prepararsi in anticipo attraverso la stima puntuale dei fabbisogni per minimizzare le inefficienze e massimizzare i margini anche in caso di vendite più contenute”, sottolinea Andrea Paparella, responsabile commerciale di Tuidi.

Chi scende e chi sale durante le feste, con un occhio ai fattori contestuali

Tra le ricorrenze cicliche di Natale, ad esempio, i datteri, che vedono un aumento di consumo del +600% rispetto al resto dell’anno. Altri prodotti immancabili come pandoro e panettone sono in vendita da novembre a febbraio, con un picco del +189% durante la settimana di Natale. Anche una referenza come la Coca-Cola, ad esempio, registra un +40%, mentre i digestivi un +28%, probabilmente in vista delle abbuffate natalizie.
Ci sono però situazioni in cui altre variabili possono influenzare l'andamento delle vendite di questi prodotti, ad esempio: da alcune evidenze interne, in caso di tempo avverso, le vendite del pandoro calano del 15% mentre quelle del panettone crescono del 10%. Tuidi ha anche condotto uno studio di confronto tra Nord e Sud Italia evidenziando, per il primo, un aumento dell’interesse verso i piatti pronti. Infatti, al Nord, le vendite di piatti pronti crescono del 93% durante le feste, suggerendo probabilmente una preferenza per soluzioni pratiche e veloci. Al Sud, invece, prevale la tradizione culinaria casalinga natalizia, e le vendite di piatti pronti calano del 67%.
Le promozioni sono certamente un motore di vendita, ma durante il Natale risultano meno efficaci: il loro effetto sulla Coca Cola ha un impatto 36% minore rispetto ai periodi non festivi. Anche le festività possono influire diversamente sulle vendite complessive: il Natale, ad esempio, genera un incremento delle vendite del 19% rispetto alla Pasqua. Prendiamo adesso a riferimento un prodotto simbolo della stagione fredda: la cioccolata calda. La posizione geografica influisce in modo significativo sulle abitudini d’acquisto, con differenze evidenti tra Nord e Sud Italia. Nella settimana di Natale, le vendite di cioccolata calda crescono del 200%, ma il meteo aggiunge un ulteriore impatto: in caso di pioggia, le vendite aumentano del 18% al Nord e del 52% al Sud. Sembra quindi che la combinazione di maltempo e cioccolata calda sia irresistibile ma da valutare ogni volta con in modo diverso. Ma non è tutto, anche gli eventi locali possono avere un impatto significativo sulle vendite, aggiungendo un’altra dimensione alle feste. Ad esempio, durante le celebrazioni patronali di San Nicola a Bari, il 6 dicembre, e di Sant’Ambrogio a Milano, il 7 dicembre, le vendite di alcolici registrano un ulteriore incremento fino all'11%. Questo evidenzia come le tradizioni locali giochino un ruolo cruciale anche durante il periodo natalizio, influenzando la domanda.

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