Dairy Summit, la filiera richiede misure strutturali

Richiesta di un forte sostegno al settore da parte delle istituzioni, lotta alle fake news sulla zootecnia e l’impegno a migliorare la competitività della filiera

Comparto lattiero-caseario riunito a Bologna per la quarta edizione del Dairy Summit-Le filiere di Mark Up. Creare allevamenti più moderni favorendo l’adozione di nuove tecnologie per praticare una zootecnia di precisione, che aiuti a migliorare la produzione di latte, a ridurre l'impatto ambientale delle stalle e ad aumentare il benessere animale. E poi aggregazione dell'offerta, consolidamento dell'operatività dei consorzi di tutela, supporto alla capitalizzazione delle imprese attraverso strumenti finanziari mirati e valorizzare il marchio “Italia” sui mercati esteri. Senza dimenticare una vera e propria task force comunicativa per sfatare il mito che vuole la zootecnia nemica dell’ambiente e l’impegno per una lotta senza quartiere ai nemici della tradizione agroalimentare italiana: carne sintetica in primis. Ma per centrare tutti questi obiettivi il settore lattiero-caseario italiano ha bisogno di misure strutturali e di un sistema Paese che aiutino le aziende agricole, quelle della trasformazione e la grande distribuzione a far fronte all'impennata dei costi di produzione su cui pesa il rincaro dell'energia, oltre a preservare il potere d’acquisto dei consumatori, eroso dall'inflazione.

La filiera con Tecniche Nuove

È il messaggio lanciato dai più importanti attori del comparto, nel corso dell’evento organizzato dal Gruppo editoriale Tecniche Nuove per mettere a confronto tutte le anime della filiera lattiero-casearia del nostro Paese: dalle aziende agricole che producono le materie prime per l’alimentazione delle bovine, alle stalle, alle industrie di trasformazione, fino alla grande distribuzione, passando per i consorzi di tutela delle grandi denominazioni d’origine.

Le tavole rotonde

Tre le tavole rotonde della mattinata: una dedicata alla parte agricola, una alle industrie lattiero-casearie e una ai consorzi di tutela dei formaggi Dop.
I rappresentanti delle industrie lattiero-casearie (Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo, Giovanni Pomella, amministratore delegato Lactalis Italia e Ambrogio Invernizzi, presidente Inalpi coordinati dalla direttrice Cristina Lazzati), hanno fatto notare come i costi dell’energia siano diventati insostenibili e hanno chiesto a gran voce al nuovo governo che sta per nascere misure concrete e urgenti per sostenere la competitività delle imprese italiane. Dal dibattito è emerso anche come per troppo tempo il prezzo dei prodotti lattiero-caseari sia stato basso e ora il rincaro spinto dall’inflazione li sta riposizionando in una fascia più corretta che ne premia maggiormente il valore, soprattutto per le Dop.

Resilienza Dop

È infatti meno problematica la contingenza per le grandi Dop, almeno stando alle parole del direttore del Consorzio Grana Padano Stefano Berni, del direttore marketing e sviluppo commerciale del Consorzio Parmigiano Reggiano Carlo Mangini, e del direttore del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana Dop Pier Maria Saccani. I consumatori attribuiscono ancora un elevato valore a questi prodotti, in più, una quota molto importante del fatturato viene dall’estero. E, tanto per fare un esempio, negli Stati Uniti il Parmigiano Reggiano si vende a 40 euro al chilo. Ma per mantenere questa posizione di mercato favorevole i consorzi hanno ribadito la necessità di mantenere alta la qualità e investire sulla trasparenza e sulla tracciabilità.

Alla tavola rotonda agricola hanno partecipato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, i vicepresidenti di Confagricoltura Matteo Lasagna e di Cia Gianmichele Passarini, il presidente del settore lattiero-caseario di Alleanza Coop Giovanni Guarneri e il vicepresidente di Assolatte Antonio Auricchio. Anche qui è stato ribadito come le stalle italiane stiano vivendo una crisi senza precedenti che rischia di mettere in crisi tutta la filiera del latte. Per questo occorrono misure strutturali a tutela di un settore che paga insieme i rincari delle materie prime, gli effetti della siccità e la volatilità dei prezzi sui mercati. Tra gli allevatori pesa la paura e l’incertezza del futuro legata al perdurare della guerra. Ecco perché diventa sempre più urgente e necessario per il settore avere a disposizione un meccanismo per l’adeguamento del prezzo del latte nel corso dell’anno, sulla base dello sviluppo dei mercati.
Inoltre, servirebbero azioni di promozione unitarie e maggiori investimenti sulla qualità certificata, incoraggiando allo stesso tempo processi di aggregazione, attraverso la creazione di Op per incidere nella programmazione, nella definizione del prezzo e nella più equa distribuzione del valore su tutte le componenti della filiera.

La volontà dell'Ue

In chiusura, l’europarlamentare Paolo De Castro ha da un lato rassicurato la filiera lattiero-casearia sulla volontà dell’Unione europea di arrivare a un tetto sul prezzo del gas, dall’altro ha invitato tutto il settore agroalimentare a tenere alta la guardia nei confronti di chi vuole colpire la nostra zootecnia e demonizzare le nostre eccellenze agroalimentari, ad esempio imponendo etichettature fuorvianti. “Alcuni burocrati europei non vogliono che il consumatore scelga cosa acquistare – ha concluso De Castro – è importante reagire a questa deriva promuovendo la dieta mediterranea”.

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