Dal 13 dicembre scatta la rivoluzione sulle etichette alimentari

di Vittorina Fellin

Nonostante l’impianto base del regolamento rimarrà invariato, diversi aspetti vedranno piccoli ma significativi cambiamenti. E su molti di essi ancora si fatica ad intravedere la luce nel tunnel dell’evoluzione normativa.

All’orizzonte
Ecco alcuni esempi di ciò che dobbiamo aspettarci. Anzitutto scomparirà l’obbligo di avere nello stesso campo visivo (principale) la data di scadenza/termine minimo di conservazione insieme alla denominazione di vendita e alla quantità netta; mentre sarà obbligatorio indicare la ragione sociale corredata dall’indirizzo puntuale (non solo e più genericamente, la località, come fino ad ora).
Dovrebbe invece essere abrogata la disposizione (a dire il vero tutta italiana) di indicare la sede della ragione sociale del produttore con quella dello stabilimento di produzione, se diverso.
Altri importanti punti in sospeso, in ragione dei numerosi atti delegati previsti (con poteri della Commissione di adottare norme “tecniche”) consistono nella definizione di nanotecnologie ingegnerizzate, nell’indicazione dell’origine della carne come ingrediente; nella necessità o meno di indicare il luogo di nascita delle carni fresche o congelate diverse da quella bovina.

Rischio caos?
Ma altri aspetti, come tutta la devoluzione delle norme a livello nazionale (da schemi informativi volontari aggiuntivi, alla regolamentazione dello sfuso, alle norme circa le informazioni nazionali sugli allergeni) rischiano di creare ulteriore confusione.
La domanda da farsi è se il nuovo regolamento potrà costituire un sovraccarico per l’etichettatura dei prodotti alimentari e se le nuove regole porteranno un eccesso di dati e di informazioni inutili che spesso il consumatore non richiede o addirittura non sa interpretare. Una cosa è certa: le nuove regole implicheranno costi supplementari per i produttori i quali dovranno adeguare l’etichetta di ogni referenza alla normativa in vigore ed eliminare quelle non conformi (il termine di adeguamento sarà superato). Ma non è finita. Nel 2016 scatterà un altro obbligo ovvero quello indicare le disposizioni relative all’etichettatura nutrizionale. Parole come grassi trans, “parzialmente“ o “completamente” idrogenati, alimenti funzionali e probiotici diventeranno concetti familiari per il consumatore e campo di battaglia per i produttori alle prese con autorizzazioni o controversie legali.
Un ginepraio, in sintesi, di difficile soluzione, a meno che nel frattempo la DG Sanco della Commissione non pubblicherà i tanto auspicati documenti di orientamento sul’argomento (come ha fatto alla fine del 2013, con il Report "Domande e Risposte sull'applicazione del regolamento (UE) n 1169/2011 sulle informazioni alimentari ai consumatori").

Se così non fosse, si corre il rischio di convertire le etichette in un accumulo inutile di dati indecifrabili per il consumatore e di lasciare nelle mani di un marketing senza scrupoli le indicazioni di legge.

 

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