Dal Campo De Nigris, nasce l’aceto di filiera 100% italiana

Un progetto di tracciabilità e trasparenza sviluppato con Filiera Italia lanciata da Coldiretti

Accordi di filiera per un prodotto sostenibile italiano, che dia trasparenza al consumatore. Nasce l’Aceto di vino Dal Campo, frutto di filiera aceto 100% italiana. È stato sviluppato dal Gruppo De Nigris 1889, in collaborazione con Filiera Italia, l’associazione di promozione per il made in Italy agroalimentare, lanciata da Coldiretti, che oggi conta oltre 50 marchi dell’agroindustria italiana associati.

Il prodotto sul mercato da metà ottobre con il logo Firmato dagli agricoltori Italiani

Tracciabilità e trasparenza sono driver d’acquisto sempre più decisivi. Non è un  caso che Il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% made in Italy e questi prodotti crescono del +4,8% in un anno, come evidenzia il recente Rapporto Coop 2019. Il progetto, che è stato presentato a Milano presso la Vigna di Leonardo, ha visto la presenza di Armando de Nigris, presidente del Gruppo, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Luigi Scordamaglia consigliere delegato di Filiera Italia e Francesco Greco procuratore capo di Milano. L’incontro è stato moderato da Cristina Lazzati, direttore di Mark Up.

Nel progetto di filiera, certificata Csqa, le uve 100% italiane vengono conferite esclusivamente da agricoltori Coldiretti. Si tratta, in partenza, di 45 conferitori dalla Puglia, ma via via si aggiungeranno altre regioni italiane. Queste vengono trasformate in Cantine parte integrante della filiera. I vini vengono poi lavorati negli stabilimenti De Nigris di Carpi (Mo), San Donnino (Re) e Caivano (Na), impianti tra i più moderni in campo enologico. Ogni fase, dalla produzione all’imbottigliamento, alla distribuzione, è tracciata.

L’aceto di vino bianco dal Campo De Nigris 1889, top player del comparto acetiero (presenza in 70 Paesi, 83,5 milioni di fatturato, una produzione stimata intorno ai 35 milioni di bottiglie, distribuita in tre siti) sarà sul mercato da metà ottobre con il marchio Firmato dagli agricoltori Italiani. Il packaging è in bottiglia di vetro a sostegno del progetto #plasticfree.

Maggiore remunerazione dei lavoratori, tutela dell’ambiente: la sostenibilità diventa chiave per veicolare qualità

“È una filiera di pensiero, culturale, un nuovo modo di concepire l’agroindustria italiano, che è la prima in Europa, ma la sfida è far arrivare al consumatore cosa c’è dietro – ha detto Armando de Nigris, auspicando che altri emulino il progetto –. È un prodotto base, su cui c’è spesso guerra ai ribassi. Bisogna restituire dignità: noi lavoriamo per dare valore”. “In questi contratti – ha sottolineato Ettore Prandini – c’è una remunerazione maggiore rispetto alla media del mercato e, ove possibile, riduzione fitofarmaci. Stiamo stipulando accordi con la parte sana dell’agroalimentare che vuole bene all’ambiente, al territorio e al Paese. Ma anche catene distributive, come Carrefour e Conad, che pongano al centro della loro azione una maggiore informazione al consumatore di quello che avviene nella filiera”.

“Per la sfida del futuro, sempre più competitivo, il brand non può bastare – ha aggiunto Luigi Scordamaglia –. Abbiamo chiesto l’impegno a valorizzare quello che c’è in Italia e renderlo trasparente in etichetta. Abbiamo tanti candidati ma pochi sono i selezionati: il criterio selettivo alla base è semplice, il contratto di filiera”.

Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha fatto il punto sugli strumenti per la tutela del made in Italy agroalimentare. Ha ricordato che “i nostri prodotti subiscono controlli che altri non hanno”. E ha auspicato come positivo “l’utilizzo della blockchain per tracciare le filiere”. “Oggi – ha rimarcato – il vero valore è il possesso dei dati, nuovo petrolio del mondo. Bisogna fare in modo che siano utilizzati per il meglio”.

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