Data maturity: l’obiettivo delle aziende per far emergere il proprio vantaggio competitivo

La performance aziendale è altamente correlata alla maturità dei dati. Un recente report Capgemini ne conferma la valenza anche per il settore consumer product e retail

La tecnologia continua ad evolversi incessantemente e alla base di questi progressi vi sono i dati. Quest’ultimi hanno, di fatti, dimostrato di essere l’elemento di differenziante per valore aggiunto e vantaggio competitivo. È come se ci fosse in essere una sorta di “stratificazione di complessità” dove, ad ogni livello di avanzamento tecnologico, si rendano necessarie più informazioni e una maggiore e più intelligente manipolazione delle informazioni precedenti. I dati permettono quindi di effettuare un resoconto (reporting) sul passato, prendere in esame il presente in correlazione allo storico dei dati per prendere decisioni business avanzate; ottimizzare l’utilizzo di risorse e budget, pianificare concrete strategie volte personalizzazione e molto altro. In altre parole, la performance aziendale è altamente correlata alla maturità dei dati (data maturity), tanto che tutte le metriche mostrano un'associazione positiva tra la maturità dei dati e le prestazioni finanziarie e comunicative. È possibile, quindi, affermare che oggi la maturità aziendale è equiparabile alla maturità dei dati.

Per la maggior parte, questi dati si presentano in enormi volumi provenienti da fonti eterogenee per origine e formato, e che per fornire reale beneficio all’azienda devono, per la maggior parte delle volte, essere analizzabili in tempo reale. Tali caratteristiche sono proprie dei “Big Data”, tanto che il mercato degli Analytics  non cessa di crescere e la gestione dei Big Data si conferma ai vertici tra le priorità di investimento di CIO e Innovation manager italiani.

Come è riportato nel blog degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano “si scrive Big Data e si legge come una delle evoluzioni più profonde e pervasive del mondo digitale, ed è interessante notare l’evoluzione nella definizione dei Big Data, che come un’onda in vista già dai primi anni 2000 nel corso del tempo è cresciuta di portata.

Di fatti, nel 2001, Doug Laney, allora vice presidente e Service Director dell’azienda Meta Group, descrisse in un report il Modello delle 3V relativo alle 3V dei Big Data: Volume, Velocità e Varietà. Si tratta di un modello semplice e sintetico per definire dei nuovi dati, generati dell’aumento delle fonti informative e più in generale dall’evoluzione delle tecnologie. Tuttavia, il paradigma di Laney è stato nel corso degli ultimi anni arricchito dalle variabili di Veridicità e Variabilità e per questo si parla di 5V dei Big Data, a cui varrebbe la pena aggiungerne una sesta, ovvero quella di Valore, che è fondamentale per costruire della conoscenza significativa per migliorare le performance.

© Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano (rielaborazione)

Andando ad affiancare a questa riflessione teorica dei risultati quali - quantitativi aventi come perimetro d’indagine le aziende del settore Consumer Product e Retail vi si trovano delle conferme utili a confermare e focalizzare meglio il proprio approccio data-driven. Infatti,  il nuovo report “The age of insight: How consumer products and retail organizations can accelerate value capture from data” a cura di Capgemini, che evidenzia come, nel settore Consumer Products and Retail (CPR), i data master, ovvero organizzazioni in grado di creare, elaborare e sfruttare i dati in modo proattivo per realizzare il proprio purpose aziendale, raggiungere gli obiettivi di business e generare innovazione,  abbiano margini di profitto operativo superiori del 30% rispetto alla media del settore. Tuttavia, nonostante le evidenze relative alla performance, solo il 16% delle aziende di prodotti di consumo e il 6% delle organizzazioni retail si qualifica come data master.

Inoltre, è molto interessante notare il nesso “dati-sostenibilità”. Le principali organizzazioni CPR stanno utilizzando dati e analytics per implementare business model basati sull’economia circolare, dato che il 79% dei consumatori è orientato verso questi servizi. Un ulteriore 77% delle organizzazioni ha rivelato che gli approcci di sostenibilità hanno rafforzato la fedeltà dei consumatori, mentre il 63% che questo focus sulla sostenibilità si è tradotto in un aumento dei ricavi.

Il report, quindi, considera dati e analytics come fattori chiave per la sostenibilità: il 47% delle organizzazioni intervistate sta infatti investendo in AI, machine learning e sensori per l’Industrial Internet of Things (IIoT) al fine di promuovere i propri obiettivi di sostenibilità.

 In generale, però, Capgemini mette in luce come le aziende CPR siano in ritardo rispetto ad altri settori nell’istituzione di un processo decisionale basato sui dati, registrando il 31% in meno di probabilità di usarli al momento di prendere decisioni rispetto a quelle del settore Banking e circa il 10% in meno rispetto a quelle del settore Life Sciences and Healthcare.

A tal fine, vengono proposte quattro aree di intervento per le organizzazioni CPR al fine di generare nuovo valore di business dai dati a loro disposizione:

  1. Promuovere una cultura “data-powered” e fornire ai team i dati di cui necessitano;
  2. Modernizzare la piattaforma dati per una più rapida implementazione degli insight;
  3. Rafforzare la fiducia nei dati con una corretta governance e trattando gli stessi in modo etico;
  4. Unirsi a ecosistemi di dati esterni per abilitare nuovi business model e comprendere più a fondo consumatori e operation.

Come ha dichiarato Alessandro Kowaschutz, CPRD & EUCS Director di Capgemini in Italia, “ci sono prove evidenti che in un contesto di rapido cambiamento come quello attuale, essere data-powered è fondamentale per il successo delle organizzazioni di prodotti di consumo e retail. Con l’aumento della competitività, sia all’interno che all’esterno del settore, le aziende hanno bisogno di promuovere una cultura che permetta loro di utilizzare efficacemente gli insight e agire velocemente. Le organizzazioni in ambito CPR devono modernizzare le loro piattaforme di dati e agire per rafforzare la fiducia e le decisioniguidate dagli stessi, in modo da avanzare nel loro percorso di data mastery e ottenere un vantaggio competitivo sostenibile”.

 

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