Dazi Usa sul vino, il punto di Francesca Benini

Vino, le bollicine trainano l'export di vino negli Usa
Lo stato attuale della trattativa sui dazi spiegato da una protagonista del settore

"Siamo in una fase di attesa". Così Francesca Benini, sales & marketing director di Cantine Riunite & Civ, tra le più importanti aziende vitivinicole d’Italia, composta da circa 1.700 soci viticoltori che lavorano 4.000 ettari di vigneti, commenta lo status quo relativo ai nuovi dazi annunciati dall'amministrazione americana su altri prodotti del Made in Italy, tra cui il vino.

"Sembra si sia arrivati a definire un accordo "zero per zero" dove si chiede l’abolizione totale dei dazi. A questo non c’è stato seguito e non abbiamo ancora una data ufficiale per una risposta", spiega Benini. "Le autorità americane potrebbero esprimersi entro il 15 febbraio, e se non avessimo una risposta la minaccia dazi decadrebbe".

Il quadro è oltremodo preoccupante perché aumenti maggiori al 35% non potrebbero essere assorbiti e in caso di dazi al 100%, come si prospetta, i prezzi delle bottiglie raddoppierebbero. "Noi abbiamo cercato di capire come arrivare a produrre certe tipologie di vino non soggetti a disciplinari a denominazioni sul territorio americano, ma siamo molto limitati. Alcuni dei concorrenti hanno cercato di riempire molti magazzini però anche lì c’è un limite, la capacità di stoccaggio dei nostri clienti, che non è infinita".

Lo scenario che si prospetta non è affatto positivo. "Se i dazi dovessero entrare in vigore bisognerebbe ripensare totalmente la strategia di business per quel mercato", conclude.

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