Di padre in figlio …

Ricambi generazionali che piacciono a padri e figli e fanno bene al business ... È il caso di Maiora Despar (da Mark Up n. 272)

Siamo a Corato, poco lontani dal mare, in Puglia, un’azienda moderna, uffici rimessi a nuovo da poco, tanti giovani, sia in sede sia nei punti di vendita. Oggi parliamo dei Cannillo, Franco e Pippo, con loro anche Grazia De Gennaro, responsabile relazioni esterne e anche “responsabile” della terza generazione Cannillo ... Francesco, come il nonno, nascerà tra poco. Famiglia sì ma tanto business: Pippo si è laureato in Bocconi qualche lustro fa e ha salutato la nebbiosa città del Nord per portare alla sua azienda innovazione e voglia di fare, accolto dal padre che, si vede, non poteva desiderare di più. Un’intervista a due voci per raccontare il passato e guardare al futuro ...

Iniziamo dalle origini ...

FC Despar è l’ultimo atto di un percorso nella distribuzione che parte dal primo amore, che fu Gigad, poi Gigad con Mdo, poi Mdo con Interdis e, infine, Despar.

Ma Gigad non è stato il primo approccio al commercio ...

... Infatti, è cominciato in maniera quasi naturale: vengo da una famiglia di commercianti di olio e mandorle, da lì è partita questa avventura. Contemporaneamente mio fratello iniziava invece un’attività di collaborazione con un imprenditore locale. Faceva il grossista di coloniali, era depositario di Giacomo Costa, Olio Dante, tanti anni fa. Poi purtroppo quell’attività andò male, ma, partendo da quella iniziativa, mio fratello iniziò a dedicarsi al commercio di coloniali e detersivi. Io andavo al liceo e ho cominciato a collaborare con lui per dargli una mano. Se torno indietro, a mio padre, la storia diventa ancora più lunga: teniamo presente che sono nato per non pagare le imposte! Sembra una barzelletta, ma non lo è: all’epoca, c’era la possibilità al settimo figlio di avere l’esenzione da imposte. Essendo un commerciante aveva avuto qualche problema con il fisco e gli avevano consigliato di avere il settimo figlio. Mio padre aveva 51 anni, mia madre 48 e sono nato io, con il preciso scopo di non pagare le imposte.

Gli fa eco il figlio ...

È l’aneddoto che raccontiamo tutte le volte che viene l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza.

FC Nel momento in cui lui, giustamente, ha cominciato a lasciare l’attività, siamo subentrati io e mio fratello, con l’ingrosso di detersivi e quant’altro. Da lì iniziammo il percorso che ci porta ad oggi ... La prima domanda per entrare in A&O, che ci disse che i nostri volumi non erano adeguati; quindi la scelta di Gigad e poi il resto ... I miei 50 anni di storia nella distribuzione ci sono tutti!

Andiamo avanti con la storia ...

In Despar siamo entrati nel 2011, Interdis attraversava un momento di confusione, avevamo il marchio Dimeglio ma non c’erano altri marchi; io avrei voluto rinverdire VéGé, cosa che poi Santambrogio finalmente ha fatto, perché era l’unico marchio che potesse fare da ombrello, e da lì sono ripartiti. Tornando ad allora: una parte andò in Sigma e noi invece abbiamo fatto l’accordo con Despar. Non è stata neanche quella una passeggiata, c’era un socio Despar che non tollerava il nostro ingresso, ma dal contrasto è nata invece la possibilità di fare un’unica società. Così è nato il gruppo all’origine di Maiora: subito dopo abbiamo raggiunto un accordo con il presidente Gatto ... Avevano problemi economici, oggi in via di risoluzione -il concordato è stato ammesso ora e andrà a votazione a settembre, quindi probabilmente sarà risolto nel 2019- così abbiamo creato un gruppo di riferimento attorno a Cannillo, un’azienda solida con basi tranquille e una storia imprenditoriale sana.

Quali le difficoltà oggi di fare commercio al Sud?

FC Sono sempre le stesse: non c’era (e non c’è ancora) una cultura adeguata sia negli uomini, sia nell’amministrazione, sia nella burocrazia, sia nel sistema creditizio.

Voi siete un’impresa solida: il segreto?

FC È semplice: per noi i soldi sono sempre stati uno strumento, per molti invece sono stati (e sono) un punto di arrivo: nel nostro settore si creano parecchie liquidità, perché si incassa a breve e si paga a medio termine. Se quella liquidità si pensa sia solo da spendere come fossero soldi propri, alla fine arriva il conto, e si va a finire male. Poi ci sono gli investimenti sbagliati al momento sbagliato. Non dimentichiamo, poi, la burocrazia, la cultura imprenditoriale che non ha una storia e va fatta. Qui abbiamo fatto anche il passaggio generazionale con l’ingresso di mia figlia Ileana e di mio figlio Pippo ... senza dimenticare il costante affiancamento di mia moglie Nicolangela, il vero socio forte del Gruppo Cannillo.

Parliamo del passaggio generazionale: Pippo quando sei entrato in azienda?

PC In azienda ci sono sempre stato ... È un passaggio senza soluzione di continuità. Forse il segreto sta innanzitutto nell’avere un padre giovane, e nel fare un percorso insieme, parallelo, ormai è da parecchi anni, sin da quando andavo all’Università.

FC Il passaggio generazionale è stato quando Pippo ha deciso di fare economia aziendale in Bocconi; in pratica, ha fatto una scelta di campo: ha dichiarato che gli piace questo lavoro, c’è un’impresa familiare, può essere sicuramente fatta crescere. Quindi cerca di dare il massimo. Altrettanto ho fatto io, perché da quel momento, gli ho fatto vivere a tutti gli effetti l’azienda ... Tutto quello che decidevo, facevo e programmavo, lo condividevo con lui: ragioni, dubbi, pensieri, ecc. Forse ci parlavamo più allora rispetto ad oggi, che siamo nella stessa azienda: ogni sera quando uscivo dall’ufficio gli facevo una telefonata e gli raccontavo tutto ciò che era accaduto e ciò che avremmo potuto fare. Poi all’epoca, ogni 15 giorni ero a Milano, così andavo la sera prima, ci facevamo insieme la cena e chiacchieravamo. Nella sostanza, quindi è sempre stato qui. Un ulteriore passaggio l’ho fatto quando Pippo doveva entrare in azienda, al termine dell’università: abbiamo assunto un manager che veniva da Carrefour, con un unico e preciso scopo, ovvero prepararlo all’ingresso in azienda. Non volevo che prendesse i vizi o le virtù del padre, ma che avesse un suo percorso manageriale. Perchè una cosa è aver studiato, aver vissuto l’azienda e averla avuta come eredità dal padre, un’altra confrontarsi con un tecnico.

C’è stato un altro momento importante nel passaggio generazionale: con l’ingresso di Ipa Sud in Maiora, sono entrati nel nostro management anche i giovani Peschechera (ndr: Luigi, Marco e Giuseppe), uno dei motivi che mi hanno spinto a fare quell’aggregazione. Ho vissuto sempre da solo le scelte quotidiane dell’azienda: un percorso talvolta duro; invece poterlo condividere con ragazzi pronti e preparati è stato rinfrescante. Quindi credo che il passaggio di testimone ci sia stato a tutto tondo: lui oggi è qui, conduce l’azienda, io gli faccio da spalla ... Diciamo così!

PC Il bello è che la conduzione è a quattro mani ... Non può mancare il consiglio di esperienza ... E poi abbiamo delle visioni molto simili ... Non è neanche troppo difficile!

 

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