Dl Rilancio, i commenti di Federdistribuzione e Federmoda

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(Aggiornamento) Per il presidente Gradara: "Un provvedimento che lascia al proprio destino le imprese di medie e grandi dimensioni"

Aggiornamento al 21 maggio 2020

Arrivano le note di Federdistribuzione e Federazione Moda Italia-Confcommercio a commento dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dl Rilancio.

IL COMMENTO DI FEDERDISTRIBUZIONE
Un testo che lascia insoddisfatti e preoccupati per la situazione del retail non food, come sottolinea il presidente di Federdistribuzione Claudio Gradara:

"Abbiamo ripetutamente chiesto che il settore non alimentare della distribuzione moderna (abbigliamento, bricolage, elettronica, sport, profumerie, mobili e arredamento ecc.) fosse inserito tra i settori in crisi, ma nulla è stato fatto. Ci troviamo ora di fronte a un provvedimento che ci trascura completamente e abbandona al proprio destino le imprese di medie e grandi dimensioni, quelle con i maggiori problemi economici e occupazionali”.

Il settore della distribuzione moderna non alimentare vale per il Paese 60 miliardi di euro di fatturato, un miliardo di investimenti annui e oltre 200.000 occupati diretti e dell’indotto. Un settore che ha avuto negozi chiusi, fatturati azzerati ma costi fissi attivi (tasse nazionali e locali, contributi, assicurazioni, canoni di locazione) e conseguente crisi di liquidità, impatti occupazionali rilevantissimi (a rischio decine di migliaia di posti di lavoro). Tutti fenomeni destinati a proseguire nei prossimi mesi, con player mondiali di piattaforme del commercio online che nel frattempo hanno guadagnato un vantaggio competitivo irreversibile.

“Finora abbiamo cercato di collaborare, con atteggiamento responsabile e vogliamo continuare a farlo – continua Gradara – proponendo soluzioni concrete (molte delle quali a costo zero), ma non è servito a nulla, neppure in quell’ambito cruciale che sono le locazioni, le cui misure volte a ridurne gli impatti in periodo di lockdown ci hanno visti esclusi a seguito della fissazione di un limite di fatturato irrisorio per il settore della distribuzione moderna (5 milioni di euro), con il rischio di aprire un gigantesco contenzioso con le proprietà immobiliari”.

“E’ questa una situazione che non possiamo accettare. Servono misure immediate e tempestive per evitare crisi aziendali, piuttosto che ridimensionamenti delle reti commerciali che potrebbero riguardare centinaia di punti di vendita, con tutti i danni economici, occupazionali, sul territorio e sull’indotto che questo comporterà. Abbiamo bisogno, anche noi, di risposte chiare e strumenti concreti per poter contribuire all’uscita dalla crisi dell’intero Paese”.

IL COMMENTO DI FEDERMODA
“Eppur si muove – afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – a seguito della pubblicazione del Decreto ‘Rilancio’. È un dubbio che resiste a tutte le rassicurazioni che ci vengono date dal Governo in merito a questo provvedimento che fornisce sicuramente risposte alle nostre richieste, a partire dalla soppressione delle clausole di salvaguardia che avrebbero fatto scattare l’aumento dell’Iva nel 2021; ma soprattutto per i contributi a fondo perduto per le imprese, come le nostre, con ricavi inferiori a 5 milioni di euro e, questa volta, speriamo senza burocrazia; l’annullamento del versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto dell’IRAP; l’estensione temporale e delle tipologie di immobili ad uso non abitativo del credito d’imposta del 60% sui canoni di locazione oltre che del 30% all’affitto d’azienda; la proroga dei versamenti contributivi e fiscali al 16 settembre; l’estensione della cassa integrazione in deroga ed anche l’attenzione che avevamo chiesto per i pagamenti degli avvisi bonari; per finire con la piccola concessione dell’indennizzo di 600 euro passato a 1000 per il mese di maggio. Mi pare che sia eccessivo il termine di ‘rilancio’ – continua Borghi – perché, per rilanciare la nostra economia, serve una visione di medio-lungo periodo: necessita far ripartire lavori pubblici e occorrono innovazione, sburocratizzazione, infrastrutture e una vera riforma fiscale, come da tempo chiede il Presidente Sangalli. Meglio sarebbe definirlo ‘Decreto Sussistenza’. Abbiamo aperto in sicurezza i nostri negozi – conclude Borghi – ma sappiamo bene che lavoreremo a lungo con il freno a mano tirato e sarà impossibile recuperare le perdite dovute a due mesi e mezzo di stop. Serve, ora più che mai, un’attenzione delle Istituzioni al settore moda, dopo che si sono dimenticate di noi nell’elenco dell’art. 61 del Decreto ‘Cura Italia’. Speriamo che le Camere diano finalmente un forte segnale, accogliendo il nostro emendamento sulla svalutazione dei magazzini, con la concessione di un credito d’imposta del 60% ai prodotti rimasti invenduti causa covid-19. Questo sì che sarebbe un importante segnale di attenzione ai 115mila punti di vendita della moda che danno lavoro a 313 mila addetti e che, con resilienza, sacrificio e grande senso di responsabilità, hanno riaperto le attività non avendo perduto il desiderio di fare impresa”.

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