Dove si parla di imposte e tasse: è la soluzione a tutti i problemi?

Esperti – Si moltiplicano gli interventi di autorevoli esperti sul tema del debito pubblico e di come ridurne l’ammontare. (Da MARK UP 197)

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1. Una strana fissazione tutta e proprio italiana
2. Da eliminare considerando la pressione fiscale in atto
3. Per i contribuenti in regola

Da qualche settimana si moltiplicano gli interventi di autorevoli esperti sul tema del debito pubblico e di come ridurne l'ammontare, in percentuale del Pil ma, anche, in assoluto. Il professor Amato ha proposto di applicare una patrimoniale una tantum al terzo più ricco della popolazione. Dopo la proposta sono arrivate parecchie valutazioni, quasi tutte negative, qualcuna con toni eccessivi, tanto che lo stesso professore è dovuto intervenire nuovamente sull'argomento per chiarire, con impostazione tra il risentito e l'ironico, che la sua era una suggestione per il dibattito e non un disegno di legge. Come dire, se ne può e se ne deve discutere provando a trovare poi la migliore soluzione operativa. Discutiamone: ci sono due aspetti che mi fanno rifiutare, già in linea di principio, l'idea stessa di un'imposta patrimoniale.

Il primo aspetto: riguarda il concetto di ricco
Perché i ricchi dovrebbero pagare questa imposta? Se una persona ha accumulato legittimo risparmio, che a un dato momento contabilmente chiameremo ricchezza netta, non si vede perché, avendo pagato imposte fortemente progressive sui redditi, debba subire un'ulteriore sforbiciata sulla sua ricchezza. Si tratterebbe,
in definitiva, di una correzione retroattiva al rialzo della progressività delle imposte pagate nel passato. Nessuno riesce a farsi una ragione, in questo paese, del fatto che il principio della capacità contributiva non è flessibile né disponibile per aggiornamenti unilaterali.
Nessuno può scoprire, ancorché sulla scorta di nobili ragioni, che una persona di successo (economico) oggi non avrebbe dovuto pagare (solo) il 52% di imposte e contributi per tutta la sua vita passata, ma, diciamo, il 70%. Secondo me c'è proprio una questione di certezza del diritto che rischiamo di calpestare, mascherando l'operazione con l'intento di migliorare l'equità della distribuzione della ricchezza.

Il secondo aspetto: esiste la responsabilità collettiva?
Mi preoccupa in questo genere di proposte l'implicito assunto dell'esistenza di una sorta di responsabilità collettiva. Chiarisco. Si dice che l'equità intergenerazionale implichi che oggi, responsabilmente, i cittadini debbano fare qualcosa per ridurre il debito pubblico che essi stessi hanno contribuito a formare al fine di non lasciare tale pesante, e ingiusta, eredità ai nascituri. Sembrerebbe una cosa magnifica, ma proprio non lo è. Io non sento questa responsabilità collettiva - generazionale - e richiamo l'attenzione sul fatto che la responsabilità del debito è individuale. Relativa a molti individui, ma non alla maggioranza né a tutti. Se abbiamo pagato sempre e tutte le imposte, se non abbiamo fruito di baby pensioni, se non siamo tra quelli che il giorno prima di andare in pensione facevano il salto della quaglia e ottenevano un fulmineo avanzamento di carriera al fine di godere di vantaggi a vita attraverso laute e immeritate pensioni, se non abbiamo creato la nostra ricchezza attraverso la detenzione di titoli di debito pubblico producendo deficit, se non abbiamo parenti stretti che rientrano nelle suddette categorie, perché dovremmo pagare?

Contributo al dibattito
Piuttosto si riduca il debito pubblico attraverso la vendita di patrimonio, immobiliare ma anche mobiliare (un po' di azioni detenute dal tesoro, non tutte, figuriamoci). A questa suggestione, talvolta, si controbatte affermando che è inutile ridurre il debito se non si riduce il deficit corrente, che contribuisce, poi, a ricreare rapidamente il debito stesso. Giusto. Ma se riduciamo un po' di debito ridurremo anche la spesa corrente, di un ammontare pari al tasso d'interesse sulla quota di debito liquidata. Si potrebbe fare una specie di debt review per capire realmente cosa, quanto e come vendere un po' di patrimonio. Che alcune operazioni non siano riuscite in passato non è ragione valida per non ritentare. Ma poco se ne parla.


Allegati

197-MKUP-Bella
di Mariano Bella / marzo 2011

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