Enrico Rovere_Duff & Phelps
Il 41,7% degli intervistati da Duff&Phelps prevede un aumento del fatturato nei prossimi 6-12 mesi. Il 36,6% prevede una diminuzione.

Le aziende italiane guardano il futuro con un certo ottimismo, stando ai risultati della ricerca (survey) di Duff&Phelps. Per il 39,1% degli intervistati già nel 2021 il giro d’affari ritornerà ai livelli pre-crisi, recuperando il gap causato dalla pandemia. Per raggiungere questi obiettivi, secondo 1 imprenditore su 5, occorrerà puntare in modo massiccio sulla digitalizzazione, leva fondamentale per rendere più efficienti i processi, soddisfare le nuove esigenze dei consumatori e cogliere appieno le potenzialità della ripresa.

L’indagine è stata condotta tra dicembre 2020 e gennaio 2021 su un campione rappresentativo di oltre 100 figure manageriali in ruoli apicali, e in aziende dei principali settori produttivi del nostro Paese (manifatturiero, servizi finanziari, telecomunicazioni, Ict, utilities, distribuzione alimentare) in regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, praticamente il 90% del pil nazionale.

I lockdown intermittenti a partire dal 9 marzo 2020 -fatta salva la stagione estiva dell'anno scorso- hanno impattato duramente sulle attività economiche e sui fatturati aziendali. I due terzi degli intervistati ha registrato una contrazione del fatturato nel 2020, nella maggior parte dei casi tra 10% e 50%, ma il 21% non ha segnalato impatti significativi sul giro d’affari e il 13% ha addirittura registrato una crescita dei ricavi.

Ma non mancano gli spunti positivi

Gettando lo sguardo sul futuro, non mancano gli spunti positivi: il 41,7% degli intervistati prevede un aumento del fatturato nei prossimi 6-12 mesi, mentre per il 21,7% i ricavi rimarranno stabili. Il restante 36,6% prevede una diminuzione degli introiti. Il senso di ottimismo lo si ritrova anche in relazione alla previsione su quando il fatturato ritornerà ai livelli pre-crisi: il 40% del campione ritiene che ciò accadrà nel 2022, ma per il 39,1% questo si verificherà già nel 2021. E per il restante 20,9% occorrerà attendere oltre il 2022.

I benefici apportati -fra tanti disagi- dalla pandemia e dalle misure adottate a livello territoriale per il contenimento della catena trasmissiva, riportano principalmente alla sfera dell'organizzazione d’impresa, e all'utilizzo più pervasivo del digitale: nel 41,7% dei casi si segnala l’evoluzione delle modalità di lavoro, con uso estensivo dello smart working, nel 25,2% una forte spinta verso la digitalizzazione dei processi e nel 13% sviluppo di nuovi modelli di business.

"L’emergenza pandemica, pur tra mille difficoltà, ha rappresentato un forte propulsore di innovazione, organizzazione e evoluzione per le aziende italiane, introducendo nuovi modi di pensare, trasformando i processi di business e l’organizzazione del lavoro, cambiando l’approccio commerciale e impattando anche i modelli produttivi, dando vita a nuove filiere o a riconversioni di intere linee produttive per far fronte all’emergenza -commenta Enrico Rovere, managing director della practice Valuation Advisory di Duff & Phelps-. La digitalizzazione ha giocato un ruolo chiave in questo radicale cambiamento e continuerà ad essere un asset fondamentale anche nel mondo post-pandemia, come evidenziato anche dai risultati della nostra indagine, che la considerano tra le maggiori forze propulsive per la ripartenza".

Governo, centrale per la ripresa

L’indagine ha sottolineato che, per il 42,6% del campione, il maggior aiuto alle imprese nella fase di ripartenza debba arrivare da un Governo credibile e forte, ma un ruolo centrale deve essere svolto anche dai business partner (37,4%) in modo da creare un ecosistema virtuoso che comprenda altre aziende, società di consulenza, associazioni di categoria, istituzioni finanziarie e agenzie governative, lavorando insieme verso obiettivi comuni. Una funzione chiave sarà svolta anche dai giovani talenti (per il 13,9% degli intervistati), soprattutto grazie alla loro familiarità con gli strumenti digitali e il loro utilizzo e alla loro capacità di adeguarsi con grande flessibilità ai nuovi scenari evolutivi e a nuovi schemi di lavoro.

La digitalizzazione è fattore prioritario su cui puntare per la ripartenza, secondo il 20,9% del campione, seguita dal potenziamento delle filiere italiane, per mantenere il know-how, l’innovazione e la proprietà intellettuale all’interno nel nostro Paese (13,9%). Non meno cruciali la flessibilità organizzativa e la capacità di riconvertire e adeguare la produzione, indicate dal 13% degli intervistati, e, con la stessa percentuale, anche la formazione e la valorizzazione dei talenti all’interno delle organizzazioni. Per una piena ripartenza si deve puntare sugli investimenti in ricerca & sviluppo e su operazioni di fusione e aggregazione (lo sostiene l’11,3% del campione).

Il 28,7% del campione è disponibile a valutare una fusione con un altro player del settore o l’entrata nella compagine azionaria di un fondo o di un nuovo investitore di minoranza.

L'importanza degli asset intangibili

La spinta verso una sempre maggiore digitalizzazione facilita anche i rapporti con il Governo, indicato come il principale partner per una ripresa efficace, rendendo l’apparato più snello, veloce, sicuro e con meno vincoli burocratici, e la comunicazione e collaborazione pubblico-privato più agevole e immediata -aggiunge Enrico Rovere-. Consente inoltre di rendere gli investimenti più veloci e facili e di essere più pronti nel rispondere alle esigenze dei clienti negli spostamenti e nei pagamenti. Dall'indagine emerge anche la grande rilevanza della globalità degli asset intangibili come spinta per la ripartenza: oltre agli investimenti in nuove tecnologie e la valorizzazione di marchi e brevetti, è quindi fondamentale coltivare i giovani talenti e sviluppare risorse di qualità, con alle spalle una solida formazione scolastica, e anche trattenerli, per diffondere l’uso degli strumenti digitali e aumentare la flessibilità delle imprese e, di conseguenza, la loro capacità di adattarsi alle richieste di un mercato in continua evoluzione. Rivestiranno un ruolo centrale anche gli investimenti in R&S e la valutazione di operazioni di M&A, con l’obiettivo di fare sistema, aumentando la dimensione, la diversificazione e la spinta all’internazionalizzazione, per diventare più solidi e accedere a nuovi mercati e nuove linee di credito, trovando nuovi spunti e prodotti sul mercato".

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