Editoriale | Export vincente

Mark Up 306 febbraio 2022 copertina
Pure penalizzato dalla mancanza di infrastrutture adeguate, da nanismo, l’agroalimentare italiano sbanca all’estero, se avessimo quello che serve... il made in Italy sarebbe invincibile

La dieta mediterranea vince la battaglia dell’export e porta a casa numeri che piacciono a tutte le nostre filiere dell’agroalimentare. Il Covid ha messo in tavola la salute e, per quanto ci abbiano provato in tanti a batterla, la dieta made in Italy convince tutti, dalla Germania agli Stati Uniti, anche i brindisi non sono mancati, tanto è vero che il vino è la categoria che ha meglio performato.

A questo punto, dopo le dovute congratulazioni per il lavoro svolto, cosa aspetta il mondo dell’agroalimentare che guarda fuori dai confini nazionali? Sicuramente, per molti continua e continuerà la battaglia con il Nutriscore o semaforo, che dir si voglia. Per tutti, la necessità di cominciare a guardare ai nuovi mercati. Infatti, se pensiamo alla proiezione della Coldiretti, sulla base dei nuovi dati Istat relativi al commercio estero nei primi undici mesi dell’anno, si evidenzia la crescita del 15% del mercato russo e del 31% di quello cinese, un dato convalidato anche dall’intervista a Francesco Fiamingo, direttore commerciale di Magnit, una delle catene più importanti del panorama retail russo, che dichiara di lavorare molto bene con le grandi imprese italiane -in questo caso si parla di confezionato, perché il fresco in Russia è ancora soggetto a pesanti dazi-. Fiamingo sottolinea però che il problema delle imprese italiane è la loro “taglia”, ancora troppo piccola, con costi troppo alti e di conseguenza prezzi poco adeguati per un consumatore, come quello russo, il cui reddito medio è decisamente più basso della media europea (parliamo di 500/600 euro al mese).

L’Italia ha certamente un “catalogo” prodotti che piace a consumatori e retailer in tutto il mondo, con un’agricoltura che, come sottolinea Coldiretti, “è la più green d’Europa” e, dopo gli Stati Uniti, siamo i maggiori produttori al mondo di biologico ma, per sostenere questa crescita, sono necessari i tanto richiesti interventi strutturali sulla mobilità e rendere più semplice, e meno costoso, il trasporto delle merci da Sud a Nord e nel resto del mondo. La parola infrastrutture non può continuare ad essere enunciata invano: che ce ne sia bisogno è un fatto risaputo, adesso è tempo di mettervi mano in maniera importante.

Infine, per molte imprese di medie dimensioni che guardano all’estero o che vi sono già presenti, le scelte sono due, puntare a un cliente che vuole prodotti premium, prodotti che non sono per tutti i mercati. Altrimenti, ci si può allargare, attraverso M&A, partnership, condividendo alcuni costi. Alcuni lo stanno già facendo, creando dei veri e propri poli produttivi, puntando a diventare player internazionali forti in un determinato settore. Una scelta, comunque sia, va fatta, il momento è propizio.

da Mark Up n. 306, febbraio 2022

 

 

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