Editoriale

Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark Up e Gdoweek
Cari retailer aiutateci a scegliere, dateci qualche informazione in più su come cucinare e alimentarci ... non lasciateci soli davanti allo scaffale, pieni di interrogativi e paure. Trasformate la nostra fedeltà in fiducia (da Mark Up 252)

Torniamo al tema della nutrizione, non quella del pianeta (sulla  quale  ci  sarebbe comunque  molto  da  dire),  ma  di  questo  mondo occidentale che sforna diete a tutto spiano e, con altrettanta velocità, mette all’ingrasso i suoi figli. Necessario che chi più ne sa si metta al servizio di chi invece non ne sa nulla. I cittadini affamati (è il caso di dirlo) di informazioni finiscono con attingerne dalle fonti più disparate, spesso in contraddizione tra di loro.
Per  i  fautori  della  via  di  mezzo,  inutile  illudersi:  il  buon  senso  non basta (più). Peggio: suona anche banalotto e poco interessante, così dalla spiaggia alla coda alla cassa, tutti a parlare di intolleranze vere o supposte, di effetti benefici del bulghur e di quelli nefasti della michetta. In tutto questo, il caos. In caduta libera  le  diete  semplici  (anzi  semplicistiche)  del  passato:  solo  patate, solo limoni etc. ma, all’opposto, si fanno avanti quelle che potremmo definire filosofie di vita. Ma la filosofia, un tempo,  ci  insegnavano,  andava  prima  studiata  e  capita  e  poi  (eventualmente) abbracciata. Oggi non è così e in scaffali sempre più rutilanti di merci a base di free from, vegan e diet cui si accostano vitamine, minerali, cosmoceutici e nutraceutici, il povero cliente (anche quello che fa gola a tutti, l’altospendente) si trova imbambolato e confuso e così brandendo un cellulare o uno stralcio di giornale si avventa su prodotti che gli sembra “facciano bene” e almeno, è la sua segreta speranza, non facciano male. Si ingozza di magnesio, di cromo, di omega 3-6-9, pastiglie per i capelli, al carotene per l’abbronzatura, un pizzico di Q10 per non invecchiare e poi via di estratti (se ancora insistete con le centrifughe siete fuori moda). Dall’altra parte dello scaffale, pochi metri più in là, l’altro cliente (quello magari un po’ meno altospendente), ma buona forchetta, invece, riempie il carello di zuccheri e trigliceridi, sotto forma di barattoli, sacchetti, bottiglie e se ne va via, felice di aver fatto affari  d’oro,  approfittando  di  promozioni  che  gli  hanno  riempito  il  carrello e di cui non aveva affatto bisogno.
Che meravigliosa occasione per i retailer della Gdo, la possibilità di fare chiarezza, di guidare, di trovare nuove formule per semplificare  la  vita  al  cliente,  guidandolo  nelle  scelte,  offrendogli la possibilità di sfruttare alberi decisionali che gli permettano di aggirarsi tra gli scaffali mescolando piacere e dovere, trovando nuovi gusti per il cibo che siano anche gusto per la vita. Una missione sociale quella che si offre oggi al mondo della distribuzione alimentare, ma anche economicamente sostenibile, perché i due clienti non vivono in mondi separati, in ognuno di noi ce n’è un pezzettino: l’insalatina a pranzo e il gelato davanti alla tv a mezzanotte, la corsetta la sera e birra  e  patatine  con  gli  amici  davanti alla partita di calcio ... ma va bene così ... quel che ci serve è solo una guida che ci lasci scegliere,  saremo  così  liberi  di  cucinare  o  di  inghiottire,  ma  sarà  tutto più semplice. Qualcuno lo chiama marketing, io la chiamo alleanza; per il bene di tutti.

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