Elettronica commestibile: la frontiera dell’“Edible electronics” che diventa realtà

Realizzare etichette intelligenti che permettano di controllare la qualità di un prodotto alimentare è solo una delle possibili applicazioni di questa nuova tecnologia che impatterà anche sul retail

L’“Edible electronics”, ovvero l’elettronica commestibile, ha lo scopo di realizzare dispositivi elettronici biodegradabili e assimilabili dal corpo umano. Potrebbe sembrare qualcosa di apparentemente fantascientifico, ma in realtà non è così, e già da diverso tempo ci sono in atto studi in materia, alcuni dei quali italiani.

Ad essere operativo su questa tematica nel Belpaese è, infatti, il team di ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), capitanato da Mario Caironi, coordinatore del laboratorio di Printed and Molecular Electronics del Center for Nano Science and Technology di IIT.

Nello specifico, il progetto su cui sta lavorando il team del Prof. Caironi si chiama “ELFO” (ELectronic FOod), ed ha vinto un finanziamento  di 2 milioni di euro dello European Research Council (ERC) per la durata di 5 anni, prevedendo, quindi, già entro l’agosto del 2025, di avere a disposizione delle nuove tecnologie abilitanti per sistemi elettronici ingeribili rivoluzionari.

Più precisamente, il progetto si articolerà in due filoni che, come si legge tra le pagine dell’IIT, “Da una parte […]studierà le proprietà elettroniche dei prodotti alimentari e dei derivati ​​alimentari, per poi unirli a materiali di sintesi commestibili, dando vita a una nuova libreria di materiali elettronici edibili; dall’altra si focalizzerà sullo sviluppo di processi di stampa e di scrittura diretta che permetteranno di fabbricare circuiti commestibili impercettibili, 20 volte più sottili di una pellicola per alimenti, con il grado di precisione offerto dalla microelettronica”.

In particolare, la fabbricazione di questi circuiti avviene attraverso tecniche di stampa (simili a quelle su carta da tatuaggi) e materie prime a basso costo e a basso impatto ambientale, aprendo a utilissimi usi in campo farmaceutico, sulla scorta di quelle che, un po’ grossolanamente, potrebbero essere definite “pillole intelligenti/smart”, in quanto realizzate con materiali compatibili con l’apparato digerente umano e che sarebbero funzionali nell’ambito di un’endoscopia, oppure, per esempio, per monitorare il pH.

Per rassicurare chi si potrebbe appellare a complottismi d’ultim’ora, che vanno molto di moda al momento, non si tratta di ingerire microchip con scopi malevoli: al contrario, il lavoro di ricerca mira a creare componenti elettroniche biodegradabili per essere sicuri che ciò che verrà usato non avrà impatti negativi sulla salute delle persone e sull’ambiente. Si tratta, nei fatti, di un’evoluzione dei chip ingeribili, che diverrebbero davvero commestibili.

Focalizzandosi su quelli che potrebbero essere gli usi commerciali di tali tecnologie, un grandissimo potenziale si palesa per il comparto retail. In primis, la funzionalità che appare più evidente è legata alla realizzazione di etichette intelligenti che permettano di controllare la qualità di un prodotto alimentare, e direttamente applicabili su quest’ultimo. Ciò rivoluzionerebbe il mondo del packaging, rendendo nei fatti la tracciabilità del prodotto più efficace.

Si pensa pure che da questa tecnologia potrebbe arrivare in futuro uno slancio (al momento la memoria dei chip edibili è ancora scarsa, ma si intravedono margini di ottimizzazione) alla memorizzazione nelle etichette elettroniche commestibili del codice blockchain che permetta di tracciare tutta la filiera di un singolo prodotto.

Tutto il settore dell’alimentazione, quindi, potrebbe essere coinvolto da queste nuove tecnologie, per cui integrando tali sistemi elettronici che sulla superficie di frutta, verdura o carne si potrà avere in tempo reale contezza di produttore, distributore, rivenditore, verificando, attraverso il food tracking, lo stato di conservazione del prodotto fresco in consegna.

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