Conflitto Russia – Ucraina: il punto su approvvigionamenti e sanzioni con Francesco Fiamingo (Magnit)

attacco russia ucraina
Vista dalla webcam in diretta sulla piazza principale di Kiev
Collegamento con Francesco Fiamingo, direttore commerciale formati e categorie di Magnit, una delle principali catene alimentari russe. Quadro delle prime conseguenze del conflitto ucraino

Ultimo aggiornamento al 28/02/2022

Con l'annuncio televisivo andato in onda nelle prime ore della mattinata di giovedì 24 febbraio, sono iniziate le operazioni militari russe in territorio ucraino, a partire dalla regione del Donbass.

Nella stessa mattinata dell'attacco siamo riusciti a a collegarci tempestivamente con Francesco Fiamingo, direttore commerciale di Magnit, una delle più grandi catene food russe, una carriera costruita quasi tutta fuori dall’Italia (qui la nostra intervista nel #markuptalk). Attualmente si trova a Krasnodar, città della Russia meridionale, a circa 400 km dal Donbass. A seguire le sue dichiarazioni a caldo e successivo aggiornamento.

Francesco Fiamingo, Magnit
Francesco Fiamingo e Cristina Lazzati nel #markuptalk
Problema delle scorte

“I problemi da affrontare oggi sono due -spiega Fiamingo-: da un lato, le scorte che se, come immagino, partiranno a breve le sanzioni e dovremo approvvigionarci su un numero ridotto di fornitori, non saranno sufficienti. Noi siamo il secondo retailer in Russia, abbiamo 35 Warehouse nella federazione: anche se le riempissi all’inverosimile basterebbero per due tre/settimane. L’ortofrutta, ad esempio, arriva dal Nord Africa e dalla Turchia: non sono così certo che la Turchia potrà, o vorrà, continuare a rifornirci".

Problema delle banche

“Il secondo problema saranno le banche: se ci chiudono i conti, non saremo in grado di pagare i fornitori; se lo swift internazionale non funzionasse più, dovremmo passare al Mir il sistema russo, ma è ancora nuovo e non del tutto funzionante”.

Cosa succederà nei punti di vendita?
“Immagino sarà come è stato per voi durante la Pandemia: attiveremo gli stessi protocolli; per ora non vorrei razionare le merci, ma vedremo come andrà. Il problema non è più il conto economico, ma cercare di sfamare le persone”.

Che influenza avrà sui prodotti importati dal nostro Paese?
“Se partono le sanzioni, credo che dall’Italia non potremo importare nulla. Si aprirà il problema per le multinazionali e per quelle imprese estere che producono qui: Nestle, Barilla a prescindere dal luogo di produzione, potranno continuare a vendere ai russi...?”.

Aggiornamento al 28/02/2022

Nei giorni successivi all'attacco sono state varate le prime sanzioni contro la Russia, i cui ulteriori sviluppi sono tutt'ora in corso di discussione (come l'estensione ai beni di lusso, ad oggi non coinvolti, e l'esclusione totale dallo swift, ad oggi solo parziale). La situazione generale continua ad evolvere tra gravità, incertezze e a tratti piccoli spiragli di speranza sul raggiungimento di un accordo di pace. In questo lasso di tempo siamo riusciti a comunicare nuovamente con Fiamingo, stavolta via WhatsApp, che ci ha confermato non esserci stati ad oggi né  problemi di merci né di accaparramento. In Magnit non lavorano con le banche colpite fino ad ora dalle sanzioni e hanno affittato dei depositi in più per stoccare le merci: una soluzione che li rende coperti per almeno tre mesi.

Nello specifico delle sanzioni, intanto, si stimano e discutono le conseguenze per il Made in Italy e l'agroalimentare, tra rischio di un blocco dei fertilizzanti all'embargo sul vino. Russia e Ucraina, per ricordare alcuni dati salienti tra i tanti, rappresentano quasi un terzo del commercio mondiale di grano, il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e l’80% delle esportazioni di olio di girasole.

Ripercussioni non solo per le aziende, ovviamente, ma a cascata anche per i consumatori a scaffale: si stima, ad esempio, un aumento del +20% solo per il prezzo della pasta, anche se il prezzo del grano duro per ora sembra stabile. La prima settimana di guerra in Ucraina ha invece già portato ad un aumento dei costi dei prodotti agricoli pari al +13% per il grano tenero e al +29% per il mais a livello mondiale.

"Gli effetti del conflitto in Ucraina rischiano di cancellare completamente il Made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev, aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin nell'agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall'Unione Europea, dagli Usa e altri Paesi per l’annessione della Crimea", ha sottolineato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi, come riporta Rainews24.

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