Nella prossima riunione il board di Esselunga darà il via all'operazione che porterà all'unificazione dei rami commerciale (Supermarkets Italiani) e immobiliare (Villata Partecipazioni) di Esselunga. È uno dei passi preliminari alla eventuale quotazione in Borsa che potrebbe collocarsi entro il 2020

Via libera all'accorpamento di Villata Partecipazioni in Esselunga (cioè in Supermarkets Italia S.p.A.) che rileverà il 67,5% di Villata, la società immobiliare del gruppo, diviso fra la quota (45%) dei figli di primo letto di Bernardo Caprotti, Giuseppe e Violetta, e il 22,5% che fa capo alla vedova Giuliana Albera e alla figlia Marina, a loro volta azionisti di controllo di Esselunga con il 70%.
Per acquisire le quote di Villata Partecipazioni sarà necessario un corrispettivo stimato fra 1,2 e 1,5 miliardi di euro che saranno forniti da un prestito della banca statunitense Citigroup.
Questa operazione chiuderà le controversie sorte in ambito ereditario tra i due rami della famiglia. Dopo tale accordo, Esselunga continuerà ad essere controllata da Supermarkets Italiani, tramite la vedova Giuliana Albera e sua figlia Marina Sylvia (70%), Giuseppe e Violetta Caprotti (30%).

Quotazione: opzione non certa
Il piano finanzario contempla come obiettivo a breve la quotazione in Borsa di Esselunga per il 2020. In caso di mancata Ipo, scatterebbe l'obbligo da parte di Giuliana Albera e Marina Caprotti di liquidare il 30% controllato da Giuseppe e Violetta. Che è la quota destinata presumibilmente a finire sul mercato.
Rivediamo alcuni dati del bilancio 2016: risultato operativo pari a 405 milioni di euro (431 milioni nel 2015), utile netto 262 milioni (291 milioni nel 2015). Questi andamenti sono stati condizionati, fra l’altro, dalle svalutazioni immobiliari.
Il margine operativo lordo è pari a 661 milioni rispetto ai 626 del 2015.
La Posizione finanziaria netta migliora passando a 55 milioni (negativo) dai 116 milioni (negativo) del 2015.
Nel 2016 Gruppo Esselunga ha realizzato vendite per 7.540 milioni, +3,1% rispetto al 2015. Il capitale sociale è di 100 milioni di euro.
Lo sviluppo della rete di vendita registrato nel 2016 ha consentito la crescita dei clienti totali (+4,4%), ottenuta anche grazie alla combinazione di contenimento dei prezzi di vendita (con deflazione dell’ 1,1% a totale vantaggio del cliente) e attività promozionali sviluppate nell’arco dell’anno. Da sottolineare che l’inflazione interna (da fornitori) è stata pari a +0,9%.
L’organico medio ha raggiunto un totale di 22.741 persone, con incremento di 811 collaboratori. Il 93% del personale lavora a tempo indeterminato.
Nel 2017 Esselunga ha in calendario 5 aperture, alcune già inaugurate come Roma Prenestina, il 5 aprile, e Verona Fiera.

Ipotesi quotazione: la prima catena Gdo in Borsa
Fin qui abbiamo riportato i dati e le informazioni giornalistiche e aziendali (dati di bilancio).  Proseguiamo con alcune ipotesi. Partendo dall'offerta cinese di 7,5 miliardi e ipotizzando che tale offerta fosse valida solo per la Supermarkets S.p.A., un'azione ordinaria Esselunga, sulla base del capitale sociale (100 milioni di azioni, ipotizzandole tutte ordinarie) potrebbe avere un valore minimo di offerta pari a 75 euro.

Esselunga che si quota in Borsa sarebbe il primo caso, davvero eclatante, nella storia sessantennale (se vogliamo partire dal 1957, anno di apertura del primo supermercato in Italia, a insegna Esselunga, e se escludiamo il titolo Sme che era però una finanziaria pubblica) della distribuzione moderna italiana, di un’azienda retail nostrana che si apre, per così dire, al mercato finanziario.
All'estero è cosa normale, soprattutto per le grandi corporation come Ahold-Delhaize, Auchan, CarrefourSainsbury's, Tesco, Wal-Mart, e l'elenco sarebbe lunghissimo.
Se scorriamo la lista delle quotate in Italia, troviamo su un intero paginone di quotidiano solo Autogrill, Carrefour, Ahold Delhaize, e Ovs, solo per rimanere nello stretto ambito del retail/ristorazione.
Le catene della distribuzione americana quotano in media con multipli 20 volte superiori agli utili. Il record di capitalizzazione spetta a Wal-Mart con 238 miliardi di dollari, mentre in Europa Ahold Delhaize vale 27 miliardi di dollari, Carrefour 20 miliardi di dollari e Morrison 7 miliardi di dollari.
Ma non si possono fare paragoni con la grande distribuzione estera: questi gruppi distributivi sviluppano ricavi complessivi che sono come mimino 15-20 volte superiori al fatturato di Esselunga.

 

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