Export: opportunità di sviluppo e crescita

ECONOMIA & ANALISI – Per accrescere il business le Pmi italiane si focalizzano sull'estero individuando nuovi mercati da approcciare (da MARKUP 222)

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Consumi interni bloccati
e deboli prospettive di
crescita: questi i segnali
che provengono dal mercato italiano
e dai quali le imprese tentano
di sfuggire mettendo in atto
azioni che le proiettano verso
nuovi percorsi che rappresentano
opportunità di crescita. A fare
i conti con uno scenario a tinte
fosche sono soprattutto le piccole
e medie imprese che intravvedono
nell'internazionalizzazione
la chiave di volta per competere
e vincere la crisi. Con un mercato
interno stagnante non resta,
dunque, che guardare oltreconfine
approdando fino ai Paesi Bric
(Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica)
che nel 2012 hanno rappresentato
per l'export italiano
27,3 miliardi di euro (Osservatorio
Gea-Fondazione Edison, fonte
dei dati presenti in questo articolo). Ma il terreno più fertile per
l'Italia è rappresentato dall'area
denominata Trec, ovvero Turchia,
Russia, Emirati Arabi Uniti
e Cina, che ha messo a segno
35,1 miliardi di euro.


Surplus con l'estero

Nonostante le inefficienze del sistema
quali rigidità del mercato
del lavoro, ritardi infrastrutturali,
eccessivo peso della burocrazia,
il nostro Paese vanta un ruolo
competitivo nel complesso panorama
dei mercati internazionali.
Secondo il Trade Performance Index
di Unctad/Wto, l'Italia figura
seconda solo alla Germania
per competitività nel commercio
estero. In particolare è prima nei settori tessile, abbigliamento
e pelli-calzature ed è seconda, dopo
la Germania, nella meccanica
non elettronica, nei manufatti di
base (metalli, ceramiche ecc.) e in
altri prodotti manufatti quali occhialeria,
gioielleria, articoli in materie
plastiche. Inoltre, nell'ambito
dei Paesi del G-20, la nostra Penisola
rappresenta una delle 5 economie
che vantano un surplus con
l'estero per i manufatti non-food.
Sono 923 i prodotti con cui l'Italia
occupa, tra i Paesi del G-20, posizioni
di primo piano di cui 239 la
collocano al 1° posto, 334 in seconda
posizione e 350 al terzo posto
per un valore complessivo di 173
miliardi di dollari di surplus commerciale.

Errori comuni
Se guardare a nuovi mercati rappresenta
un'opportunità di crescita,
dall'altra occorre non tralasciare
alcuni aspetti che potrebbero
condurre all'insuccesso. Molti gli
errori che le imprese commettono:
immaginare che un prodotto possa
soddisfare la domanda di mercati
diversi, avere un approccio opportunistico,
avere una struttura
distributiva in outsourcing. Questi
sono solo alcuni esempi che
possono essere evitati con analisi
di mercato mirate e con l'adozione
di strumenti social. Un progetto
d'internazionalizzazione
può passare, infatti, anche dai social
media in quanto strumento
in grado di accelerare i processi e
allargare i confini dell'organizzazione.
Attraverso la rete è possibile
farsi conoscere e individuare
come possibili partner anche
in quei Paesi che mantengono un
alto tasso di crescita. ■

Allegati

222_Internazionalizzazione

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