L'inflazione rallenta, ma il calo dei consumi non si ferma
Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e Relazioni di Filiera di Federdistribuzione
Federdistribuzione e Confimprese commentano i dati Istat: il calo dei consumi a gennaio (-0,5% nel food) prelude a un peggioramento del clima economico

Secondo Federdistribuzione, il principale timore del commercio al dettaglio e del mondo retail in generale, è -in questo momento- il calo dei consumi, anche pesante, che si prospetta da qui alle prossime settimane, a causa di aumenti dei prezzi già annunciati ben prima delle attuali vicende belliche. Le prime stangate (bollette) sono già arrivate e gli aumenti di luce e gas sono scandalosi, oltre il limite di ogni possibile e onirica giustificazione. La guerra scatenerà un’altra girandola inflattiva con buona pace di chi, tutti noi, pensava di risparmiare un po’ e dedicarsi a qualche spesa extra-necessaria. Per questo i dati di gennaio  (-0,5% il food, -0,8% non food) non sono ancora del tutto indicativi della mazzata che ci aspetta e che attende di conseguenza il retail.

Riassume bene il sentiment Carlo Alberto Buttarelli, direttore relazioni con la filiera e ufficio studi di Federdistribuzione: “I primi mesi del 2022 proseguono nell’incertezza - la crescita dell’inflazione e le preoccupazioni per gli eventi drammatici in Ucraina rischiano di pesare sulla fragile ripresa dei consumi interni, e minano la fiducia di famiglie e imprese, vanificando il sollievo per la regressione dei contagi. Con gli ulteriori aumenti dei beni energetici e l’incremento dei prezzi dei beni di largo consumo, che si comincia a registrare, ci aspettiamo quindi un atteggiamento di grande cautela da parte delle famiglie nella prima parte dell’anno, con il rischio di una contrazione dei consumi soprattutto in settori, come quello dei beni non alimentari,  già duramente colpiti dalle restrizioni durante la pandemia”.

“Le aziende della distribuzione moderna continuano nello sforzo di tutelare il potere di acquisto delle famiglie così come a prestare attenzione alle filiere più fragili -aggiunge Buttarelli-. In questo momento di forte preoccupazione e incertezza è quindi indispensabile che agli sforzi delle aziende si affianchi un forte impegno delle istituzioni nel mettere in campo tutte le misure possibili a tutela delle famiglie, per evitare effetti depressivi sui consumi, e a supporto delle imprese che, con l’aumento dei costi, si trovano di fronte a crescenti difficoltà”.

Leggermente più pessimista, ma in linea con le dichiarazioni di Buttarelli, il punto di vista di Mario Resca, presidente di Confimprese, l’altra grande associazione di primo livello che riunisce il commercio moderno, in particolare -oltre alla gdo non food- catene di franchising e ristorazione. Le imprese associate a Confimprese hanno tra l'altro sospeso le attività commerciali nei due paesi in guerra: “I continui rincari dell’energia e delle materie prime dirottano sui prodotti alimentari la capacità di spesa delle famiglie e, nonostante ciò, Istat registra un calo in volume dello 0,7% anche nelle vendite dei beni di prima necessità. Prevediamo che il clima per le prossime settimane si deteriori ulteriormente a causa della guerra in Ucraina. A questo proposito le nostre imprese associate presenti nei due Paesi belligeranti hanno deciso di sospendere le attività commerciali”.

 

 

 

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