Federsalus: centrale la relazione fra produttori e farmacisti

La farmacia è il primo canale di vendita per gli integratori alimentari, che ci attestano come seconda categoria più richiesta, dopo il farmaco etico

Impegnarsi per alimentare il dialogo fra industria e farmacie: è questo l’invito lanciato da Andrea Mandelli, esponente politico nonché presidente Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) durante l’ultima edizione dell’Osservatorio FederSalus (Associazione nazionale produttori e distributori prodotti salutistici) dedicato alla presentazione dell’indagine ‘La filiera italiana dell’integratore alimentare’, elaborata dal Centro Studi FederSalus in collaborazione con Iqvia.
“La farmacia, come tante altre realtà produttive, sta vivendo un momento difficile – ammette Mandelli -. Proprio per questo, oggi più di ieri, serve che sia produzione sia distribuzione favoriscano la relazione e la collaborazione fra le due parti, che sono fra loro simbiotiche”.

La farmacia è un partner fondamentale per l’industria degli integratori: nel 2019 ci sono state 28,6 milioni di prescrizioni mediche di integratori alimentari e la farmacia, sia essa fisica o virtuale, rimane il principale canale di vendita degli integratori, che si confermano la seconda categoria dopo il farmaco su prescrizione e danno il maggior contributo alla crescita. Il farmacista (ed il medico) restano punti di riferimenti irrinunciabili per i consumatori e riconoscono agli integratori il ruolo funzionale per il mantenimento della salute e il benessere.

Dalla ricerca FederSalus emerge una filiera dell’integrazione alimentare solida ed in crescita. A fine 2019 il settore, il principale mercato in Europa, ha raggiunto in Italia un valore di circa 3,6 miliardi di euro, cresciuto del 3,6% rispetto al 2018.
L’export rappresenta una delle principali leve del fatturato industriale del comparto: nel 2018 è stato pari a 735 milioni di euro ed ha inciso complessivamente per il 20,1% del fatturato, in aumento per oltre metà delle aziende intervistate. Nonostante questo, vi sono ancora margini di crescita per l’export del settore che si colloca in termini percentuali sotto il valore medio 2018 a livello Italia, pari al 32,1% (rapporto export/ Pil).

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