Fiasconaro, il panettone di Sicilia

Ritratto dell'azienda dolciaria che ha raccolto la Stella d'Oro al Great Taste Award 2016 di Londra. Quando l'alta pasticceria da ricorrenza unisce le tradizioni del Nord e del Sud. Senza compromessi sulla qualità. (da Mark Up 252).

Studiando presso l’Accademia delle Arti Culinarie di Sottomarina di Chioggia, il giovane appassionato di pasticceria Nicola Fiasconaro, da Castelbuono (Pa), un bel giorno incontra le paste acide. È così che scocca la scintilla che ancora oggi è il motore della sua azienda. Fiasconaro, infatti, in terra di Sicilia, si mette a produrre panettoni e dolci da ricorrenza, mixando la tradizione del nord con il patrimonio dolciario siciliano e la sua storia bimillenaria.
L’obiettivo è il “born in Sicily” per ciò che concerne tutte le materie prime impiegate nella produzione. A spiegarlo è Nicola, il primo pasticcere, coadiuvato in azienda, dagli altri due fratelli Fausto, responsabile dello showroom e Martino, capo dell’amministrazione, tutti figli del pasticcere Mario che iniziò, a metà degli anni Cinquanta. Nicola, oltre a raccontarci la storia dell’azienda legata a doppio filo con le eccellenze di Sicilia, ci rivela che esiste un progetto di valorizzazione del patrimonio di questa terra. “Ancora oggi mi reco personalmente nei campi a scegliere le fragoline e gli agrumi, che poi mando a candire a Napoli. Abbiamo anche iniziato un progetto sperimentale per la produzione sull’isola di uva sultanina, che oggi acquisto in Australia. La nostra idea è quella di arrivare, nel giro di cinque anni, a una produzione completamente ‘born in Sicily’, che comprenda anche il grano adatto per i dolci e il burro. Questo potrà avvenire con la collaborazione dei nostri contadini, che supportiamo perché diventino veri imprenditori agricoli”. Panettoni e colombe, realizzati con una fortissima connotazione artigianale, sono infatti il punto di forza dell’azienda pur avendo ampliato i suoi volumi. Un milione sono i lievitati sfornati (tra le referenze natalizie e pasquali), che richiedono sempre tre giorni per la lievitazione (e non le 10-15 ore dell’industria), in 18 diversi gusti, unitamente a torroni, creme, mieli e marmellate, passiti e bollicine. Il progetto di stimolo della filiera si accompagna a una produzione di alta qualità. O, come precisa meglio Nicola Fiasconaro, “senza compromessi”: il che significa, per esempio, affidarsi alla manualità; continuare a innovare grazie alle collaborazioni con il mondo accademico (il Dipartimento dell’agroalimentare dell’Università di Catania e il Master di II livello in Cultura e comunicazione del gusto, promosso dall’Ateneo di Palermo in collaborazione con il Ministero del Lavoro).

L'intero articolo su Mark Up n. 252

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