Finanza e gdo a fianco delle filiere meridionali. I temi del Marketing & Retail Summit di Bari

Il Mezzogiorno rischia di pagare il conto più salato alla nuova frenata del ciclo economico. Finanziamenti agevolati, intervento dei capifiliera e supply chain finance aiutano ad affrontare meglio la congiuntura. Temi in vista di M&R Sud

Il retail che fa bene al territorio. La rigenerazione urbana. Comunità e community. Gli ecosistemi. Inflazione e difesa dei consumi. Edlp o hi-low?
Opportunità e sfide da superare per un sud Italia che può essere la carta vincente del Paese. Questi tra i tanti temi trattati al Marketing & Retail Summit di Bari.
Di seguito un'estratto della cover story pubblicata su Mark Up di marzo 2023.

Fondi pubblici, azioni delle banche sui tassi, coinvolgimento dei capifiliera come garanti di soluzioni innovative come la supply chain finance. Il nuovo rallentamento del ciclo economico, proprio quando il nostro Paese sembrava essersi messo alle spalle la crisi pandemica, è un duro banco di prova per le imprese di ridotte dimensioni, ancora di più per quelle meridionali, generalmente più fragili dal punto di vista finanziario.

Cristina Lazzati, direttrice di Mark Up e Gdoweek

Si parla di una quota del 60,1% del totale. Dopo aver chiuso il 2022 con il prodotto interno lordo in crescita del 3,9%, per l’anno in corso l’agenzia di rating Fitch stima per il nostro Paese un progresso nell’ordine dello 0,4%, media tra un primo semestre che potrebbe essere di recessione e un secondo in ripresa. Tra il 2021 e il 2022 le società a rischio di default sono cresciute a livello nazionale di quasi due punti percentuali, passando dal 14,4% al 16,1%, raggiungendo le 99mila unità, con 11 miliardi di euro in più di debiti finanziari (pari a 107 miliardi, 10,7% del totale). La debolezza del contesto congiunturale è evidente anche alla luce dei dati sull’operatività del Fondo di Garanzia per le Pmi, istituito per i soggetti economici più gracili, che sostituisce le costose garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento con quella di derivazione pubblica. Temi che riguardano lo sviluppo del sud, al centro della seconda edizione di Marketing & Retail Summit, che si tiene a Bari il 22 marzo.

Secondo i dati diffusi dall’ente (gestito da Mediocredito Centrale per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy), nel 2022 è più che triplicata la quota nazionale delle operazioni per investimenti (al 24,5% del totale con 71.903 domande), mentre le richieste accolte sono state 283.056, molte meno delle 500.954 del 2021 (anno caratterizzato dalla piena operatività delle misure emergenziali), ma in forte crescita rispetto alle 124.954 del 2019. Il valore delle operazioni ammesse alla garanzia nel corso del 2022 è stato di 53,9 miliardi di euro, con un importo garantito di 42,1 miliardi, e anche in questo caso i dati si collocano a metà strada tra il 2021 e il pre-pandemia.

Cresce la quota del Mezzogiorno con 80.232 operazioni, 28,3% del totale rispetto al 23,8% del 2021. Guardando ai numeri assoluti, però, la fetta più grande continua a essere rappresentata dal Nord, con 140.049 operazioni (49,5% del totale, 53,2% nel 2021), mentre il Centro con 62.775 operazioni si attesta al 22,2% del totale (23% nel 2021). Infine, crescono anche in termini assoluti (del 2%) le operazioni di startup innovative, Pmi Innovative e incubatori certificati, che arrivano a 2.177 e quelle che riguardano imprese femminili (+22,2% pari a 19.662 in totale).

Al Marketing & Retail Summit svoltosi a Bari il 22 marzo 2023 si sono affrontati diversi temi sullo sviluppo retail nel mezzogiorno

Strumenti innovativi

Gli istituti finanziari possono offrire diversi strumenti per supportare le piccole e medie imprese del Meridione. Si tratta di prodotti innovativi ai quali posso accedere anche i fornitori della filiera agroalimentare”, racconta MedioCredito Centrale, che si sofferma sul reverse factoring. “Si tratta di uno strumento importante nell’ambito della supply chain finance, capace di consolidare i legami commerciali tra i campioni di filiera di medio-grandi dimensioni e i loro fornitori”. Un’operatività che secondo Mcc, “facendo leva sullo standing creditizio del capo filiera, permette a quest’ultimo (il debitore, ndr) di usufruire di una dilazione di pagamento oltre la data di scadenza concordata e garantire al fornitore la ricezione dei pagamenti dei crediti ceduti alla banca (il factor) entro la scadenza prevista contrattualmente”. Il reverse factoring può essere costruito prendendo il via dal cedente (ciclo attivo) o dal debitore (ciclo passivo). Dal punto di vista del fornitore, la prima opzione gli permette di concedere alla propria clientela, tramite il factor, ulteriori dilazioni commerciali, oltre le scadenze convenute contrattualmente, senza appesantire la propria situazione finanziaria. Dal punto di vista del debitore, si permette di usufruire di una dilazione di pagamento oltre la data di scadenza concordata, garantend al fornitore la ricezione dei pagamenti dei crediti ceduti alla scadenza prevista contrattualmente. Allo stesso tempo, MedioCredito Centrale svolge il ruolo sia di gestore di agevolazioni per conto delle amministrazioni sia di banca finanziatrice. Nel primo caso, supporta Pmi e professionisti con l’intervento del Fondo, che può essere attivato a fronte di qualsiasi operazione finanziaria finalizzata all’attività di impresa, sia per liquidità sia per investimenti.

L'aritcolo continua su Mark Up 317 - marzo 2023 con:

  • Le soluzioni di Intesa San Paolo
  • I basket bond di Cdp
  • Unicredit e la transizione
  • Le iniziative di Bnl - Bnp Paribas
  • Facilitazioni per i consorzi

Il ruolo della gdo nel sostenere imprese e filiere

Le attività e le soluzioni che la gdo italiana che opera nel sud utilizza per sostenere la propria rete di fornitori, soprattutto pmi produttrici di mdd

Non ci sono solo banche e operatori finanziari a sostenere le imprese. In alcuni casi, anzi sempre più spesso sono gli stessi player della distribuzione moderna a intervenire sul versante finanziario a supporto delle proprie filiere, sia che esse siano legate alla produzione di private label oppure coinvolgano piccole e medie imprese locali con le quali le insegne hanno costruito nel tempo relazioni esclusive o di stretta collaborazione nella logica di diversificare gli assortimenti e rendere le offerte delle diverse formule distributive distintive e più attraenti.

L'esperienza di gruppo arena

Un esempio interessante è infatti rappresentato da Gruppo Arena, storica realtà siciliana socia di gruppo VéGé, che dal 2020 ha attivato in partnership con UniCredit una soluzione di dynamic discounting messa a punto dalla fintech FinDynamic (vedi box a pag. 57). In concreto si tratta di una soluzione che consente alle imprese capo filiera di ottimizzare il capitale circolante e di supportare efficacemente i relativi fornitori, alleviandone eventuali tensioni finanziarie. Di fatto, Gruppo Arena, utilizzando la propria liquidità, può offrire ai fornitori un pagamento anticipato delle fatture, a fronte di uno sconto che varia in modo dinamico in relazione al numero di giorni di anticipo rispetto alla data di pagamento concordata in fattura. In questo modo, il retailer si impegna a sostenere finanziariamente almeno il 60% dei fornitori ricorrenti tra le piccole e medie imprese provenienti dalla Sicilia. Attualmente i fornitori di Gruppo Arena abilitati sulla piattaforma Findynamic sono 248. Alle aziende non sono richieste garanzie, ma, per poter aderire, i fornitori devono essere fidelizzati e con rapporto ricorrente.

Altri partner per il dynamic discount

Anche altri retailer, sia alimentari sia non food, attivi al sud ma anche in altre parti d’Italia (tra cui Megamark/Selex, Cisalfa e Conad) hanno deciso di adottare questo strumento negli ultimi anni, sempre per gestire in maniera più efficace non solo le singole tesorerie, ma anche le relazioni con i fornitori, a partire dai produttori di prodotti a marchio del distributore.

Le soluzioni di Maiora Despar Centro-Sud

Anche Maiora Despar Centro Sud ha sviluppato soluzioni finanziare in grado di promuovere lo sviluppo delle realtà locali e favorire i fornitori che rispettano elevati standard qualitativi. “La maggioranza dei nostri fornitori è costituita da aziende italiane di produzione agroalimentare di media e piccola dimensione -premette Marco Peschechera, direttore amministrazione, finanza & controllo di Maiora Despar Centro-Sud, sottolineando come degli oltre 25.000 prodotti, per lo più alimentari, presenti nei negozi, si tratta per il 50% di deperibili freschi, forniti da 1.327 fornitori, di cui il 98,5% italiani e il 42% locali-. Spesso abbiamo fatto ricorso ai pagamenti anticipati, riducendo così le condizioni di pagamento e mettendo liquidità a disposizione delle aziende che ne hanno fatto richiesta: questo ha consentito un incremento anche degli sconti finanziari”.

Una scelta dettata dal senso di responsabilità di un capofiliera, che ogni anno gestisce rapporti commerciali con circa 1.500 fornitori di prodotto e quasi mille fornitori di servizio. “In un clima di consapevolezza dell’impatto ambientale che le politiche aziendali hanno sul territorio, si è scelto di attuare strategie di circular economy, attraverso la selezione di fornitori locali. Il 42% dei fornitori di prodotto proviene dalle regioni in cui è presente Maiora”, aggiunge il manager, ricordando che ciò consente anche una riduzione degli spostamenti su ruota, con conseguente limitazione di emissione di CO2 nell’aria e il coinvolgimento degli imprenditori locali nel sistema virtuoso.

Investire nel capitale

Nell’ultimo triennio, secondo una rilevazione di Aifi (Associazione italiana private equity, venture capital e private debt), vi sono state 17 operazioni d’investimento da parte dei fondi di private equity in aziende meridionali del settore food & beverage. “L’industria alimentare del Sud Italia è al servizio dell’innovazione”, commenta Marco Rayneri, managing partner di Aksìa Group, che tra le altre ha rilevato Nappi 1911 di San Gennaro Vesuviano (Na), Alba Tramezzini di Faggiano (Ta) e C&D di Capurso (Ba). “Il comun denominatore di tutte le operazioni è la natura imprenditoriale e la tradizione famigliare delle aziende in questione che, nel corso del tempo, hanno saputo operare una transizione dei gusti e delle qualità culinarie che si tramandano da generazioni in validi modelli di business”, aggiunge Sara Perillo, partner che ha seguito direttamente l’acquisizione di Alba Tramezzini. L’innovazione è il fattore discriminante: “Grazie anche a un valido sistema di contribuzione da parte di enti nazionali e regionali, le possibilità di investimento in moderne tecnologie risultano vantaggiose permettendo di ridurre di molto il payback degli investimenti fin oltre il 50% comparate con situazioni analoghe nel Nord Italia”.

Aspetti che si adattano alle esigenze di un operatore finanziario che ha esperienza nel settore e un network di contatti per poter iniettare, accanto ai capitali, anche manager validi. Un aspetto che si porta dietro una riflessione sull’impatto di queste operazioni sulle filiere locali. “C&D ha fatto del panzerotto barese un prodotto di punta per un business frozen nel canale fast food, Nappi 1911 ha reso le nocciole, le amarene e le albicocche vesuviane, tre ingredienti di cui tanto le industrie dolciarie quanto i più raffinati pasticceri e gelatai fanno uso importante nelle preparazioni e Alba Tramezzini ha trasformato uno spuntino goloso in un prodotto pronto e sempre disponibile sui diversi canali di distribuzione”, ricordano dall’azienda, sottolineando che questi cicli produttivi sono integrati nel processo produttivo delle aziende in questione e che anche l’approvvigionamento di materie prime fa leva su catene di fornitura locali “che permettano di preservare l’integrità della tradizione e rendere disponibili prodotti innovativi in cui si rispecchino tutte le fragranze e i gusti che solo il Sud Italia è in grado di produrre”.

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