Fischio contro frodi e corruzione

Se i lavoratori che notano pratiche sospette le segnalassero, corruzione e frodi avrebbero una battuta d'arresto.

Frodi e corruzione sono temi molto presenti nel dibattito attuale. L'Italia è al 69° posto su 117 Paesi per indice di corruzione percepita (). Inoltre un campione di manager ritiene che frodi e corruzione in Italia stiano dilagando e non esista sufficiente consapevolezza dei danni che ne derivano. Le aziende peraltro non hanno adottato modalità efficaci di contrasto, come per esempio sistemi di segnalazioni o severe due diligence verso i propri business partner (). Il fenomeno è gravissimo perché frena lo sviluppo economico e devasta la qualità morale dell'Italia.
Tra le diverse azioni di lotta alla corruzione e alle frodi c'è il controllo sociale. Davanti a casi come Parmalat, Expo 2015 e Mose ci si chiede: com'è possibile che nessuno attorno ai responsabili di queste pratiche illegali abbia notato nulla di sospetto?
Diverse ricerche indicano che gli involontari testimoni di azioni sospette nella maggior parte dei casi non segnalano i fatti osservati per varie ragioni. Per esempio la difficoltà a identificare una determinata azione come mala pratica, la sensazione che un'eventuale segnalazione cadrà nel vuoto, la mancata conoscenza di strumenti idonei o i timori di ritorsioni.
Intercettare le cattive pratiche fin dal loro nascere minimizzerebbe i danni per le aziende, per le Amministrazioni pubbliche e per la società nel suo complesso. Inoltre avere un'elevata capacità di identificare e sanzionare le cattive pratiche costituirebbe un deterrente. Uno degli strumenti per captarle sono i sistemi interni di segnalazione, noti anche come procedure di whistleblowing. Essi consistono in procedure aziendali che istituiscono canali per segnalare cattive pratiche e proteggono chi fa segnalazioni fondate.
Il decreto anti-corruzione 190/2012 ha introdotto nell'Amministrazione pubblica italiana la protezione per chi fa segnalazioni anonime. A gennaio 2014 è stata presentata alla Camera una proposta di legge per assicurare protezioni specifiche anche in azienda. Nel frattempo diverse aziende italiane hanno adottato procedure di whistleblowing perché obbligate in quanto quotate negli USA o anche in modo volontario per aumentare le proprie barriere di protezione.
Secondo alcuni tali sistemi incitano la delazione e in Italia non servono perché i lavoratori sono già protetti da ritorsioni quali il licenziamento senza giusta causa. Eppure a mio parere i sistemi interni di segnalazione possono contribuire a contrastare corruzione e frodi. La loro adozione rafforza l'attenzione sulla prevenzione delle cattive pratiche, indica in modo inequivocabile che il vertice aziendale combatte la corruzione e rafforza la cultura della legalità e del controllo sociale.
Alcuni accorgimenti per evitare gli effetti negativi sono per esempio quelli di incoraggiare le segnalazioni in chiaro e garantire però l'anonimato al segnalatore (coi limiti legislativi vigenti); far supportare la procedura dal vertice aziendale per darle forza; non sovrapporre tali procedure agli organi già esistenti con ruolo di vigilanza; prevedere sanzioni per segnalazioni errate fatte in malafede; e infine supportarne l'adozione con comunicazione e formazione per creare cultura e comunicazione aperta.
L'adozione di sistemi ben calibrati per le segnalazioni interne chiarisce la volontà di sopprimere le cattive pratiche e sostiene il cambiamento culturale. Lo scopo finale dovrebbe essere quello di eliminare nel medio-lungo periodo il bisogno di sistemi di segnalazione perché da un lato sono state sradicate le cattive pratiche e dall'altro è stata abbattuta la barriera del silenzio.
Il tema merita approfondimenti rispetto alle riflessioni qui condivise. L'auspicio è che cresca il dibattito su come le aziende possano contribuire a contrastare la corruzione e le frodi per sostenere la ripresa dell'Italia.

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