Fivi: necessari accordi bilaterali per la vendita a distanza del vino

Presidente_MatildePoggi_high1La Fivi, Federazione Italiana Vignaioli indipendenti, torna a chiedere una semplificazione della normativa sulle vendite a distanza del vino in Europa. La presidente Matilde Poggi chiede ai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Federica Guidi l'adozione di accordi bilaterali per la libera circolazione dei vini all’interno degli Stati Membri.

Da tempo la Fivi, con la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti di cui fa parte, sta facendo pressione su Bruxelles per una revisione della materia con l'introduzione di un meccanismo che permetta di assolvere le accise nel paese d'origine. La Commissione Europea ha analizzato il problema attraverso il gruppo di progetto Fiscalis, i cui lavori si sono conclusi lo scorso dicembre, e la successiva riunione del Gruppo di contatto delle accise. Ha riconosciuto la necessità di trovare una soluzione alternativa, ma al tempo stesso ha stabilito che ci vorranno diversi anni affinché si arrivi alla creazione di uno sportello unico intracomunitario (one stop shop) per il pagamento delle accise e dell’IVA. “Accogliamo evidentemente con favore – scrive ai ministri Matilde Poggi – il fatto che la Commissione preveda la creazione di uno sportello unico. Tuttavia, se le tempistiche sono troppo lunghe, l'unica soluzione possibile nel breve termine rimane la conclusione di accordi bilaterali tra gli Stati membri. Abbiamo bisogno di soluzioni concrete e immediate per far si che le nostre aziende rimangano competitive; in attesa di una soluzione comune europea, chiediamo al governo di mettere in atto al più presto gli accordi bilaterali per la vendita diretta dei nostri vini a destinazione degli altri paesi europei”.

Attualmente per inviare vino da un paese all’altro, in Europa, è necessario avviare una pratica doganale e dotarsi di un domicilio fiscale nel paese di destinazione con il quale assolvere al pagamento delle accise. Una procedura che non solo rende economicamente sconveniente, se non proprio impossibile, un e-commerce su scala europea, ma complica la vita a tutti i vignaioli che, dopo una visita in cantina da parte di turisti stranieri, devono spesso rinunciare alle vendite che ne potrebbero derivare.

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