Food court, c’è ancora strada da fare per esportare un modello nazionale

Franchising 2010- Food court – Il punto sulle food court, con gli esempi dei fast food McDonald's e Burger King, di Subway, Mondogel e de La Piadineria.

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1. La replicabilità delle formule non costituisce la base delle avventure imprenditoriali di settore
2. Manca l’ambizione di imporsi oltreconfine
3. Intanto la ristorazione diviene àncora anche in Italia

Il fenomeno delle food court, ovvero degli spazi all’interno dei centri commerciali nei quali si concentrano le offerte di ristorazione, è ormai diffuso anche nel nostro paese. Non si tratta però di un’acquisizione datata e consolidata, bensì di un’innovazione che ha espresso solo in minima parte le proprie potenzialità. Almeno per quanto concerne lo sviluppo imprenditoriale specifico. Sembra che una serie di difficoltà e ostacoli, sia strutturali sia culturali, abbiamo per il momento minato quello che invece potrebbe diventare un successo e una leva di traino per attrarre ulteriore pubblico. Mentre altri paesi, primi tra tutti gli Stati Uniti e la Spagna, si segnalano per numerose company internazionalizzabili, dunque esportabili fuori dai confini nazionali, questo non avviene in Italia: pare che la criticità sia proprio insita nella difficoltà strutturale del sistema azienda, non in grado di concepire un allargamento importante del business.

Le abitudini
Vi è poi una componente relativa all’ingegnerizzazione dei progetti in franchising che nella ristorazione, ancor più che negli altri settori, non possono limitarsi a rapporti di affiliazione fondati sulla fornitura di merci; ma altresì non possono prescindere dalla trasmissione del know how necessario al mantenimento degli standard qualitativi fondamentali nell’offerta del servizio food. Nell’individuare la sintesi ottimale si corre il rischio nel Belpaese di ottenere formule comunque non appetibili per un consumatore che nella scelta particolare del proprio bar, pizzeria o ristorante utilizza spesso elementi soggettivi.
Da scontare c’è anche la mentalità tradizionale del popolo italiano (ancora radicata, specie al sud), che vuole il momento del pasto consumato prevalentemente a casa. Quello fuori è abbinato di solito a un momento ludico-edonistico di tutta la famiglia, non a un’abitudine quotidiana. A essere radicata è ancora la diffidenza verso le catene di ristorazione, che porta a preferire i piccoli operatori di qualità, tipicamente non presenti nei centri commerciali. Gli elementi sopra citati evidenziano pertanto come tali limiti attraversino in modo trasversale aspetti economici-strutturali (il sistema imprese) e aspetti socio-culturali (il comportamento del consumatore).

L’evoluzione
In questo panorama tradizionalmente statico qualcosa sta emergendo; da qualche anno alcuni progetti potrebbero rappresentare il made in Italy del food all’estero. L’utilizzo congiunto di leve di marketing, focalizzate sulla qualità della materia prima e su una confortevole ambientazione (rassicurante e moderna), unito a location ad alto passaggio quali i centri commerciali, sono risultati la chiave di successo di alcune importanti catene. Il rapido sviluppo di alcune realtà italiane  all’ interno della galleria, confortato dalla risposta del consumatore e anche dalla soddisfazione di imprenditori licenziatari ha favorito una diversa progettazione dei centri commerciali. ...

    Allegati

    Franchising-Viaggi
    giugno 2010

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