Foodies, esercito che avanza

Comportamenti – Sono 4,5 milioni gli italiani appassionati del buon cibo e del buon bere. Curiosi più che esperti, sono dispositi a spendere pur di procurarsi prodotti di qualità, oltre al super frequentano i mercatini e si documentano con il passaparola o sul web.

Avete presente quell’amico che elargisce consigli su questo o quel ristorante, che prima di decidere dove andare in vacanza consulta guide e web per capire se la cucina locale vale la pena, che si districa con scioltezza tra cru, vitigni e bouquet? Be’, ora potete informalo che oltre ad avere una categoria tutta sua, quella dei Foodies [il termine è stato coniato negli anni '80 negli Usa], è in buona compagnia: 4,5 milioni di italiani.
La fotografia degli amanti del buon bere e mangiare è stata realizzata da Gpf e commissionata da Negroni, con la ricerca “Foodies: il cibo come passione di massa”, che ha coinvolto 1.531 intervistati, raccolti con metodo cati e cawi, su un target rappresentativo di italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni.

Più attenti a tutele e provenienza

I neoappassionati del cibo ritengono che mangiare sia soprattutto “un piacere da condividere con gli altri” (69,4%) e una “passione, ricca di significati ed esperienze” (64,2%). Ed è logico che questa sensibilità si esprima al momento della spesa. Dunque, al di là dell’attenzione alla convenienza che è una esigenza ormai diffusa urbi et orbi, rispetto ai non foodies sono disposti a spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità, badando meno (42% contro il 59,7%) alla convenienza e al risparmio a tutti i costi. Acquistano soprattutto sull’onda di un’emozione, prestando attenzione “non solo al sapore del cibo ma anche all’impressione che ne ricevono” (92,8% contro il 64,6%). Sono attenti alle etichette, ai sistemi produttivi ma anche ai marchi di tutela, alla provenienza, e alla storia dei prodotti.
Una attenzione che giunge al massimo per alcuni articoli, ovvero il vino (scelto “di maggiore qualità” nel 95,9% dei casi contro il 51,8% degli italiani) e i salumi, che 4 su 10 acquistano almeno una volta a settimana e scelgono non solo seguendo marche e prodotti già sperimentati (53,3%), ma anche dietro “consiglio del salumiere” (39% tra i foodies, molto meno, 27,2%, nel campione di italiani) e a come si presenta visivamente (38,8%, rispetto al 27,6%).

Spese folli tra mercatini e alimentari

La spesa i foodies la fanno soprattutto, come il resto degli italiani, al supermercato (87%), all’ipermercato (32,1%) e nei piccoli supermercati (21,4%). Ma sono grandi frequentatori dei negozi tradizionali di salumeria e gastronomia (29,7% contro 15,1%), di quelli specializzati in alimenti tipici (31%, contro 15,1%) e dei mercati rionali (21,8% contro 13,6%).

Il budget destinato a questa tipologia di acquisti è sensibilmente superiore alla media: circa la metà (51,8%, contro il 42,4%) spende tra i 300 e i 700 euro. Mentre il 21,4% (contro il 26,7%) meno di 300 euro. Anche per procacciarsi ingredienti particolari per preparare (e questo avviene almeno 4 volte a settimana per il 34,4% dei foodies), “piatti originali e sfiziosi”. O per allestire cene trimalcioniane per gli amici; per il foodie l’invito a cena è un piacere assoluto: il 43,4% (contro il 26,7% degli italiani) invita da 2 a 4 volte al mese.

Web e Gambero Rosso le “fonti”

Il passaparola soprattutto (nel 59% dei casi) ma anche i libri di cucina e internet sono le fonti citate dai foodies per documentarsi nell’amato settore. Sette su dieci (contro appena il 33,2% dei non foodies) utilizzano frequentemente internet per visitare/consultare siti dedicati all’alimentazione, a vini, birra o altre bevande o per scegliere itinerari enogastronomici. Nella rete cercano soprattutto informazioni (58,5%), ricette (54,3%) ma anche locali e ristoranti per i propri pasti fuori casa (43,5%). Mentre l’11,3% partecipa a blog o a gruppi di discussione su temi inerenti al cibo o alla cucina, l’8,5% predilige i concorsi dedicati agli stessi argomenti.
Tra le guide dei ristoranti, la preferita è quella del Gambero Rosso (52%), seguita dall’intramontabile Michelin (45,3%), dalla guida de l’Espresso (37,1%) e del Touring Club (36,9%).

Web in primo piano anche quando si tratta di scegliere un ristorante o un bar dove passare la serata. Questione di non poco conto, dato che rispetto al resto degli italiani i foodies “escono” molto di più: hanno una propensione doppia (59,9% per il pranzo 62,8% per la cena) a pranzare o cenare frequentemente fuori casa (almeno una volta alla settimana). Anche per il rito dell’aperitivo il range tra appassionati del cibo e non è molto ampio: lo praticano più di una volta la settimana il 42,1% dei foodies e solo il 15,5% degli altri.

Uomini, del nord, tra i 25 e i 54 anni

Va detto innanzitutto che, secondo la ricerca Gpf, quello dei foodies è un segmento in fortissima crescita. Oggi “copre” il 9,8% della popolazione tra i 15 e i 74 anni, circa 4,5 milioni di persone. Solo due anni fa erano l’8,6% e crescono al ritmo di 250.000 persone l’anno. Ma qual è l’identikit del Foodie italiano? Con una predominanza maschile (65,5% contro il 34,5% delle donne), si concentra in una classe di età compresa tra i 25 e 54 anni, ha un reddito medio-alto e un titolo di studi superiore. E, se per la metà circa (53%) ha una famiglia, la concentrazione è sopra la media tra i single e nelle coppie senza figli, in prevalenza residenti nel nordovest del Paese e con una bassa penetrazione nel centro Italia. Interessati al nuovo e alla cucina di altri Paesi, i Foodies sono sensibili alla polisensorialità del cibo, danno cioè importanza all’impressione che ricevono guardando, toccando e sentendo il profumo degli alimenti. Attenti alla qualità, non si abbandonano agli eccessi.

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