Gap Milano s’adatta all’architettura e lavora su stock (molto) e store brand

Visite – Il retailer americano approda in Italia con un primo flagship al quale seguirà quello di Roma. (Da MARK UP 195)

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1. Poca percorribilità e spazi espositivi limitati
2. Buon livello di assistenza instore alla clientela

Apre a Milano il primo store italiano del retailer americano Gap. Su una superficie di circa 2.600 mq ripartiti su tre livelli, il flagship si affaccia su corso Vittorio Emanuele in quello che una volta era il passaggio per corsia dei Servi. Della vecchia architettura Gap ha tenuto le colonne cilindriche e, soprattutto, le scale elicoidali attorno alle quali è stato progettato il punto di vendita che al piano terra e a quello superiore lascia aperto qualche dubbio. Le scalinate per esempio sottraggono spazio alla percorribilità del punto di vendita (soprattutto al primo livello dove la ristrettezza tra la scala e la parete costruisce un vicolo cieco) e secondariamente restringono lo spazio espositivo (tanto che al piano terra sono stati utilizzati gli spazi sottoscala). E che lo spazio sia limitato lo si evince anche dalla massificazione dell'esposizione nonché dagli stock di magazzino a vista. Forse a livello architettonico si sarebbe potuto operare diversamente prendendo spunto dal lavoro svolto per la realizzazione del centro Quartier 206 a Berlino, magari inglobando anche Banana Republic, aperto accanto al flagship store Gap, creando un unico punto di attrazione ma con identità separate. Lo stesso concetto è applicabile anche per l'arredamento che nel complesso non risulta particolarmente distintivo evocando, forse, i punti di vendita Benetton di qualche anno fa.


Allegati

195-MKUP-LayGap
di Anna Bertolini /

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