Generazione Z: come cambiano i giovani italiani e come parlare con loro

Qual è l'evoluzione del target ad oggi? Dalla diffidenza verso le istituzioni a una mentalità "fai da te" che richiede coinvolgimento e concretezza

Su queste pagine vi avevamo già parlato della Generazione Z quando questa ancora delineava di fatto solo bambini e adolescenti. Oggi che i più giovani sono gli Alfa (convenzionalmente: quelli nati dopo il 2010) i meno giovani della GenZ hanno circa 25 anni ed iniziano ad affacciarsi all'età adulta mostrando nuovi tratti generazionali che i brand non possono ignorare.

A rilevare alcune di queste caratteristiche è un sondaggio internazionale condotto da Spotify che coinvolge anche l'Italia. Vediamo allora chi sono i "nuovi adulti", prossimamente responsabili d'acquisto, nel nostro Paese.

Meno istituzioni e politica, più progresso e autonomia creativa

l 52% degli appartenenti alla Generazione Z afferma di essere sempre più diffidente nei confronti delle grandi istituzioni e il 62% è meno interessato ai partiti politici di quanto non sia interessato al progresso. Guardano al futuro con emancipazione e creatività: il 35% degli Z italiani considera infatti un piano di istruzione diverso dalla laurea subito dopo il liceo e ben il 94% afferma di amare la condivisione del processo creativo che porta alla nascita di nuove idee (un aggancio molto interessante per i brand). Non solo. La loro mentalità proiettata in avanti spesso non trova nelle generazioni più vecchie una guida perché "il mondo è cambiato troppo": a luglio 2020 lo sosteneva il 67% degli intervistati, un dato in crescita nel contesto attuale rispetto ai sondaggi svolti precedentemente da Spotify.

Il senso di connessione e community passa per tecnologia e digitale

Il 73% della Generazione Z (e dei Millennial) sostiene che oggi è più facile sentirsi connessi a una comunità grazie alle piattaforme digitali. Guardando in particolare al mondo dell'intrattenimento audio indagato da Spotify, il 67% di GenZ e Millennial italiani ha dichiarato di utilizzare l'audio per far fronte a stress e ansia. Il 74% trova che i servizi di streaming musicale offrano l'accesso ad altre culture e il 67% ritiene che la musica sia un ottimo modo per trovare una community e mantenerla (da notare che, nel 2019, Spotify registra un balzo del 263% tra i giovani della Generazione Z e i Millennial nell'ascolto di podcast per bambini e famiglie su smart speaker). Il 58% dei giovani italiani afferma inoltre che ascoltare la musica dei propri genitori sia un modo per conoscerli meglio (e il 74% dei genitori, dall'altro lato, vede nella musica un canale per migliorare il legame con i propri figli).

Ai brand chiedono coinvolgimento ed azioni concrete

Ggli Zeta sono orgogliosi delle loro speciali identità su più dimensioni e le marche possono farne parte: il 67% degli intervistati dichiara infatti che i brand hanno il potere di creare comunità basate su interessi e passioni comuni. Il 96% dei brand preferisce vedere lo "scopo" rispetto alla "politica" e vede tra gli atteggiamenti più dannosi in termini di percezione di marca l'assunzione di impegni falsi o fuorvianti per cause sociali o ambientali. L'autenticità di comunicazione ma anche di azione risulta dunque centrale per instaurare un legame duraturo con il target. L'88%, infatti, crede che i brand debbano portare valore genuino alla nostra società e non solo vendere prodotti.

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