Gli integratori non temono la crisi

Salute – Con oltre 120 milioni di confezioni vendute e un fatturato di un miliardo e mezzo di euro i prodotti salutistici conquistano un italiano su tre e nel 2008 non arrestano la loro crescita.

Un italiano su tre fa uso di integratori alimentari. Un segmento che comprende una vasta serie di prodotti, dai fermenti lattici alle vitamine, dai complementi alimentari per sportivi ai dimagranti. Quello degli integratori sembra essere un settore che non sente la crisi, tanto che nel 2008 ha registrato ancora degli incrementi nelle vendite. È quanto emerge dallo studio realizzato da Ac Nielsen per FederSalus, la Federazione Nazionale Produttori Prodotti Salutistici che conta 133 associati.

Il mercato degli integratori fattura 1.242 milioni di euro solo con le vendite in farmacia, canale privilegiato dove ogni anno si acquistano 92 milioni di confezioni, cui vanno aggiunti i 109,4 milioni di euro (per 19 milioni di unità) sviluppati dal secondo canale, la Gda. Sommando anche i 6 milioni acquistati nelle parafarmacie e gli introiti delle erboristerie, l’intero indotto generato dal settore dei prodotti salutistici si attesta a 1.453 milioni di euro, con un incremento del 4,2% rispetto al 2007 nelle vendite nella grande distribuzione e un +8,7% nelle vendite in farmacia (Fonte Ac/Nielsen per FederSalus).

“Il mercato degli integratori alimentari in questi mesi di forte recessione a livello mondiale sta mostrando un andamento diverso da quello di altri beni assimilabili", - afferma Germano Scarpa, Presidente di Federsalus. “I settori che non hanno evidenziato flessioni dei consumi hanno in comune almeno uno dei seguenti punti: innovazione, rapporto qualità/prezzo e risultato, tre caratteristiche proprie del settore degli integratori alimentari che investe molte risorse nella ricerca per sviluppare prodotti sempre più sicuri e rispondenti alle esigenze del consumatore”.

In due anni aumentati canali e referenze

La possibilità di acquistare prodotti salutistici nei supermercati e nelle parafarmacie ha influito sul boom degli integratori: a due anni dalla liberalizzazione introdotta dal decreto Bersani, i punti vendita sono passati dai 17.013 del 2006 ai 19.600 del 2008 e il nuovo segmento distributivo arriva a pesare più del 22% in termini di confezione vendute. Non solo: negli ultimi due anni alcune specialità registrate come farmaci da banco (quali Polase, Be-Total ecc) sono progressivamente passate alla categoria degli integratori.
Secondo Scarpa “La ragione è da ricercare nella recente evoluzione del concetto stesso di salute, che si identifica oggi non più nella semplice assenza o prevenzione della patologia, ma in un complessivo benessere psico-fisico, inteso come sentirsi bene con se stessi, sotto tutti i punti di vista. Una evoluzione che ha portato al naturale passaggio di alcuni integratori da farmaci da banco a integratori”.

E intanto soffrono gli Otc “classici”, fatti per la gran parte di molecole “vecchie”, con poca innovazione, schiacciati tra i più brillanti integratori spinti dalla pubblicità e decisamente più dinamici e l’etico, il farmaco cui si ricorre in caso di malattie più serie o banalmente cui ci si rivolge perché viene passato dall’Ssn.

Vitamine e fermenti lattici i best sellers

Integratori categoria molto varia, si diceva. Al primo posto nelle scelte generali ci sono vitamine e minerali (52,5%), seguiti da fermenti lattici o integratori energetici (36%) e sportivi, a base di vitamine, sali minerali, aminoacidi e proteine (14,4%), categoria, questa, che vede un predominio maschile (il 23% degli utilizzatori contro il 9,9% delle donne). Seguono gli integratori dietetici a base di crusche e altre fibre (8,3%), agli estratti vegetali, come aloe o papaia (7,8%), e a base di ginseng, pappa reale e tonici (7,4%).

Nelle vendita in farmacia al primo posto ci sono i fermenti lattici (che raccolgono169,1 milioni di euro di fatturato), i multivitaminici con 84,9 milioni di euro, i dimagranti con 74,9 milioni, gli integratori salini con 59,8 milioni e i sistemici per capelli con 57,7 milioni di euro.

Al fianco di queste conferme, l’inizio del 2009 ha messo in evidenza alcune situazioni particolarmente dinamiche come, ad esempio, i lassativi (49,6 milioni di euro), i tonici (47 milioni di euro) e gli oftalmici (43,5 milioni di euro) (Ac/Nielsen). Secondo Scarpa, le categorie più dinamiche al momento sono i probiotici, i dimagranti e gli integratori salini.

Costo e fiducia, tra Gda e farmacia

Ad influire sulla scelta del luogo dove acquistare integratori sono principalmente due variabili. Il fattore fiducia (che orienta verso la farmacia o l’erboristeria) è determinante per il 14,8%, mentre la variabile costo (che spinge verso il supermercato) influenza il 17,8% degli acquirenti, che si regola sulla base della convenienza (cosa a cui sembrano particolarmente attenti gli uomini, con il 23,5%). Dai dati emerge una differenza tra i prodotti acquistati in farmacia, dove primeggiano fermenti lattici, multivitaminici e dimagranti, e quelli presi nella Gda dove si comprano maggiormente i sostitutivi del pasto, i dimagranti e gli integratori sportivi.

Internet canale primario?

E poi c’è il “sommerso”. Secondo alcune fonti il 70% del mercato passa da internet. Un dato difficile da verificare, dato anche il proliferare di siti stranieri (extra-Ue) e borderline che offrono ogni tipo di complementi, vantandone proprietà strabilianti. Basta una superficiale ricerca con un motore di ricerca per venire sommersi da una pletora di siti che vendono integratori per sportivi (proteine, aminoacidi, creatina) o dimagranti a prezzi vantaggiosi. Restando ai siti mainstream, una parziale conferma della vitalità del settore nelle vendite on line viene dai dati di eBay, il sito di aste sul web che in Italia nei primi tre mesi del 2009 ha visto un aumento per la categoria erboristeria del 68%.

Del resto, la predominanza di internet non sorprende per un settore che al di là del medico, indicato come fonte da oltre la metà degli intervistati (51,7%), viene gestito almeno in un caso su tre dal “fai da te” (38,7% uomini e 30,2% donne), e che sono oltre 6 milioni gli italiani che utilizzano Internet per ottenere informazioni su salute e benessere. Tanto che il sito più cliccato, medicitalia.it, conta oltre 1 milione di visitatori (Ac/Nielsen).
Preponderante sembra risultare anche il ruolo della pubblicità. La Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi francese ha accusato 175 imprese di integratori alimentari di pratiche commerciali ingannevoli e anomalie nell'etichettatura. Un allarme, quello sulle pubblicità ingannevoli, recentemente lanciato anche dalla nostra Authority per la concorrenza. Sotto accusa in particolare il mercato degli integratori che promettono di far perdere peso, migliorare la memoria, ottenere una forma strabiliante.

Consumatore donna, colta, attenta al benessere

Il profilo del consumatore di integratori alimentari? Dallo studio promosso da FederSalus emerge che circa due terzi degli utilizzatori sono donne (il 66,1% su base nazionale, che diventa il 71,6% nel Nord Ovest), con un livello di istruzione medio-alta (51,7%). Molti sono attenti al benessere: il 42,1% degli utilizzatori svolge un’attività sportiva (46,9% tra gli uomini) e il 39,1% segue abitualmente un regime alimentare salutistico.
Il profilo degli utilizzatori, così come il luogo di acquisto, dipende anche dalla tipologia di prodotti: e così si scopre come i complessi vitaminici e minerali sono utilizzati in prevalenza da italiani di livello d’istruzione medio-alto (56,8%, con il 63,2% tra i laureati), mentre i fermenti lattici, i cui consumatori si concentrano nelle regioni del Nord Ovest (43,6%) e del Sud (39.7%), sono rappresentati soprattutto da casalinghe (49,6%) (fonte: BT&P).

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