Gli italiani si fidano di più delle aziende, ma non del capitalismo

I dipendenti comuni, tra l'altro, sono reputati più affidabili dei Ceo. Un'analisi approfondita dall’Edelman Trust Barometer

Un Italia in chiaroscuro, dove la fiducia continua a crescere (+ 3 punti rispetto allo scorso anno e secondo posto in Europa dopo l’Olanda) e si assegna un ruolo molto importante agli amministratori delegati nel guidare il cambiamento senza attendere il Governo (il 60% degli italiani è d’accordo, in crescita di 11 punti rispetto al 2019). Dall'altro lato, il 61% della popolazione considera il capitalismo come un fattore più negativo che positivo e teme l’avanzamento tecnologico troppo veloce (67% del campione) ma anche la perdita del lavoro (87%) soprattutto a causa della delocalizzazione.

Questa la fotografia dell’Italia scattata dalla 20esima edizione dell’Edelman Trust Barometer che ha coinvolto 28 Paesi e un campione di 34.000 persone, diviso tra élite (la parte più informata e con maggior tenore di vita) e il resto della popolazione. La ricerca ha analizzato, come d'uso, la fiducia verso aziende, media, Governo e associazioni non governative.

Di chi ci si fida di più e di chi meno
Nel 2020 le élite ritengono degne di fiducia aziende, media e associazioni non governative, lasciando in territorio neutrale il Governo, che dieci anni fa riscuoteva invece più fiducia rispetto alle aziende (32% contro 27%), ma la situazione si capovolge considerando il resto della popolazione, per la quale nessuna delle 4 istituzioni riscuote fiducia. Considerando l’intero campione, la situazione rispetto allo scorso anno è però per molti migliorata, in quanto le associazioni non governative hanno guadagnato 5 punti percentuali, le aziende e i media 4 punti, mentre il Governo ne ha persi 2. Il trend di lungo periodo è sostanzialmente positivo in quanto, tenendo presente il dato delle élite, dal 2006 la fiducia nelle aziende è aumentata del 17%, nel Governo del 18%, nei media del 18% mentre le Ngo hanno perso il 6% partendo però dal 66% di fiducia, dato più alto in assoluto.

Tra le voci considerate più credibili, gli esperti accademici restano in testa, ma guadagnano 5 punti i dipendenti aziendali, che riscuotono più fiducia dei Ceo (48% contro 35%) ai quali si chiede tuttavia di guidare il cambiamento: l’89% del campione chiede loro di prendere posizione in merito a grandi temi quali l’impatto dell’automazione sul lavoro, l’uso etico della tecnologia, la formazione sui lavori del futuro.

Aumenta in Italia la fiducia nei media rispetto allo scorso anno con il nostro Paese che è secondo in Europa con il 49% del campione ma il 76% degli italiani è preoccupato che le fake news possano essere usate come arma, un dato che cresce di 6 punti percentuali rispetto a due anni fa e che è superiore rispetto a quanto registrato in Francia e Germania mentre il 63% del campione teme che i media possano essere contaminati da notizie inattendibili, dato superiore rispetto al 57% registrato su scala globale. Considerando il grado di fiducia nelle varie tipologie di media, continua la discesa dei social che perdono 3 punti percentuali nell’ultimo anno e 14 punti dal 2012 mentre i media tradizionali sono cresciuti passando dal 57% al 65% in termini di fiducia rispetto a otto anni fa.

Gli italiani sono scettici verso la tecnologia, infatti il 67% del campione pensa che i progressi in questo campo siano troppo veloci e l’80% crede che il Governo non comprenda le tecnologie emergenti in misura tale da riuscire a regolamentarle efficacemente. Un dato quest’ultimo superiore rispetto a quello di Francia (61%) e Germania (75%).

Aumenta la fiducia nell’Unione Europea (9 punti percentuali in più rispetto al 2019) e nelle Nazioni Unite (+5 percentuali) anche se non abbastanza per portare le due istituzioni in territorio positivo e nel caso dell’Onu, il dato è inferiore di 4 punti alla media globale.

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