Gli opinionisti di Mark Up – Mariano Bella

Inflazione tendenziale a dicembre 2016: Italia 0,5, Uem 1,1, Germania 1,7. Se nei principali paesi dell’area euro la crescita mensile dei prezzi proseguisse fino a primavera ai tassi attuali, in maggio l’eurozona potrebbe mostrare un’inflazione media tra l’1,7 e il 2%. Su quale base, a quel punto, la Bce potrebbe proseguire con la politica monetaria eccezionalmente espansiva? Irricevibili sono risposte vagamente politiche (del tipo “sulla base delle esigenze di mantenere viva la costruzione europea”). La Bce ha, infatti, il preciso obiettivo statutario della stabilità dei prezzi, qualificato attraverso alcune decisioni del board come un tasso d’inflazione prossimo, ma non superiore, al 2% (con riferimento all’area euro nel complesso). Dunque, il target sarebbe raggiunto e non sarebbe più legittimo acquistare debito sovrano non dico per 80 o 60, ma neppure per 10 miliardi di euro al mese. Si ridurrebbe, quindi, la tensione di domanda sui nostri Btp, implicando un rialzo dei tassi di aggiudicazione delle aste per la parte restante del 2017, maggiore spesa per interessi passivi sul debito, più deficit, possibile restrizione fiscale e riduzione del tasso di crescita per il 2017 (a oggi l’1%). Per gli amanti dei dettagli: ciò potrebbe avvenire alla fine del 2017 e non in primavera, se si decidesse di guardare all’inflazione tendenziale su un periodo più ampio. Oppure, in virtù di una nuova ed emendativa decisione del board della Bce, se il riferimento diventasse qualche forma particolare di inflazione (calcolata, per esempio, al netto dell’energia). L’Italia potrebbe presto trovarsi con un consistente gap di crescita in un contesto di assenza di stimoli di politica monetaria.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome