Gli opinionisti di Mark Up: Sandro Castaldo, Mariano Bella, Carlo Meo, Andrea Notarnicola, Massimo Moretti, Massimo Giordani

Sviluppo, impatto sull'economia del terrorismo, Expo, age management, associazionismo e digital advertising i temi del mese. (da Mark Up n. 246)
di Sandro Castaldo - Università Bocconi -
Sandro Castaldo

La nuova frontiera: da Ovest si sposta a Est
di Sandro Castaldo - Università Bocconi
@CastaldoSandro

Come ogni anno ho insegnato nel nostro campus di Mumbai. Ho potuto constatare come l’economia lì sia davvero in crescita, con una grande fiducia nei giovani, che aspirano a un futuro migliore di quello dei loro genitori. Nel 2010  la situazione era molto diversa dalla nostra. Noi eravamo appena entrati in crisi, loro in crescita, ma molto dietro di noi. Dopo un lustro il gap si è incredibilmente ridotto. Loro sono cresciuti di molto, noi abbiamo perso punti di Pil. Non è il differenziale di Pil quel che più mi sorprende, ma l’espressione sempre felice delle persone e l’entusiasmo dei giovani indiani. Molto diverso da quello che sperimenta da noi. Andando a Mumbai faccio uno stop a Dubai. Anche solo in aeroporto si può constatare che è diventata la capitale del luxury retail mondiale. La Cina ha rallentato rispetto alle aspettative, ma comunque cresce e i cinesi acquistano aziende e debito in giro per il mondo. Shanghai è il centro cruciale della ricerca e sviluppo per molte industry hitech. Per non parlare delle altre economie asiatiche, più piccole, ma in crescita. India e Cina insieme superano i 2,5 miliardi di persone (quasi 50 volte l’Italia). Mumbai e Shangai sono città di venti milioni di abitanti che crescono senza sosta. Gli studenti indiani mi chiedono dell’Italia, delle nostre bellezze, del food e ci guardano con immensa ammirazione, come un riferimento di valori, cultura, gusto e saper fare. Recentemente mi è capitato di lavorare intensamente sul mercato nordamericano, che ha ripreso a crescere, con tanto interesse per il Made in Italy. Insomma dovunque ci giriamo ci sono opportunità. Sfruttiamo, e presto, questo patrimonio di fiducia.

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Mariano Bella

Anticorpi in difesa della civiltà
di Mariano Bella - Confcommercio
@confcommercio

I tragici eventi di Parigi hanno creato grande preoccupazione attorno alle prospettive economiche dei paesi avanzati. Nessuno si è spinto, però, a quantificarne il presunto impatto. Affermare che il terrorismo potrebbe ridurre il tasso di crescita nel prossimo futuro vale esattamente niente, nel senso che non aggiunge conoscenza a quanto già sappiamo. Infatti, non si specifica “quanto” terrorismo in più modificherebbe lo scenario né la scala temporale e spaziale su cui si misurerebbero le variazioni. Confrontando il fatturato dei ristoranti in alcuni quartieri parigini tra novembre 2015 e novembre 2014 rileveremo un segno negativo. Ma se vi aggiungiamo la variazione degli alimentari consumati in casa nel successivo mese di dicembre il segno cambia in positivo. Se si passa, poi, a tutti i settori e alla Francia o all’Europa o al mondo, qualsiasi risultato è possibile. Denunciare la repentina riduzione nell’uso di qualche metropolitana cittadina come indizio di crisi imminente è un pasticcio: in questa circostanza, infatti, i consumi crescerebbero, visto che, rispetto al trasporto collettivo, quello privato richiede maggiori input di materie prime. Taluni sostengono che la paura spinga a incrementare consumi consolatori. Non ho evidenze sul punto, ma non lo escluderei. Osservando, i climi di fiducia di imprese e famiglie e la variazione del Pil nei principali paesi europei e negli Usa a cavallo del settembre 2001 e del luglio 2005 (attentati alla metro di Londra) non emergono cadute rilevanti. Vale a dire che, almeno in passato, il mondo occidentale ha avuto, e ha utilizzato con successo, gli anticorpi contro chi vuole abbattere la nostra civiltà.

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Carlo Meo

Cosa abbiamo imparato da Expo
di Carlo Meo

Adesso che è finito se ne può parlare in libertà senza ledere l’amor patrio. Ora che la vita è tornata normale, possiamo andare al succo della questione, lasciando perdere numero di biglietti  venduti e contenuti in linea o meno con il tema della manifestazione: cosa abbiamo imparato dall’Expo? Che esperienza si portano a casa i visitatori e le aziende? Guardando i gruppi di pensionati, gli studenti e i bambini in coda per ore ai padiglioni o per provare le specialità dei vari paesi, non c’è dubbio che il nostro paese, sempre un po’ provinciale, si sia aperto al mondo. E non è poco rispetto a una società che fa fatica ad accettare il diverso e che negli ultimi anni si è ripiegato su se stesso mettendo in discussione anche il progetto europeo e la sua moneta. Persone che non hanno la possibilità e neanche la cultura per viaggiare e conoscere altri paesi, nonché per confrontarsi su temi globali, sono passati per i tornelli di Expo. Per le aziende vale lo stesso discorso: tutte brave a produrre e parlare di qualità e Made in Italy, ma sempre in difficoltà di fronte all’innovazione dei significati di consumo e alla commercializzazione in altri paesi. Se noi non ci apriamo al mondo, in questo caso abbiamo avuto la fortuna che il mondo è venuto da noi. Ci abbiamo provato a ragionare in una logica internazionale, spesso in modo confuso, ma la novità è appunto che le aziende hanno reagito, si son date da fare. Ma ora inizia il bello: “provarci” non basta più, ora forti di questa esperienza bisogna ripartire con strategie chiare e una declinazione dell’innovazione in operatività, per essere chiari un po’ meno festa di paese/pizza e mandolino, e molto più azienda.

Andrea Notarnicola
Andrea Notarnicola

Age management pro dialogo intergenerazionale
di Andrea Notarnicola - Partner Newton Management Innovativo 24 ORE Group

In Bmw sono state create squadre di operai composte solo da persone over 50 alle quali sono stati chiesti, dopo tre mesi di lavoro comune, suggerimenti per il miglioramento delle linee di montaggio dell’auto e del prodotto complessivo. Grazie alle idee dei “saggi”, il gruppo bavarese ha quindi modificato in 70 punti il sistema di assemblaggio dei veicoli. In Italia i professori di scuole selezionate su tutto il territorio lavorano insieme ai dipendenti senior di Telecom Italia: l’obiettivo è creare una sinergia autorigenerante tra azienda e scuole per la condivisione di know-how tra le generazioni. Viceversa nel progetto “Navigare insieme” alcuni colleghi di Telecom Italia si offrono di insegnare a utilizzare Internet ai senior nelle 12 palestre informatiche create dall’azienda. Alla Coca Cola negli Usa, le persone over 55 vengono impiegate per ruoli di mentoring verso i giovani neoassunti. In modi diversi queste imprese hanno deciso di declinare una strategia di age management in un contesto sociale dove aprire un dialogo tra le generazioni, e farle lavorare insieme, è una delle dimensioni più sfidanti della cultura d’impresa. Molti brand del made in Italy sono del resto sostanziati da competenze tacite e non codificate di cui sono detentori gli over 55. Si pensi, ad esempio, all’artigianalità dei calzaturifici delle Marche che servono le grandi marche. Fare age management significa organizzare una trasmissione dei saperi allo scopo di preservare le competenze che fanno davvero la differenza. Altrettanto, la scuola vinicola di Conegliano forma le nuove generazioni che garantiranno alla denominazione di sostenere la propria posizione nel tempo.

Massimo Moretti
Massimo Moretti

C’è un forte bisogno di “fare associazione”
di Massimo Moretti - Presidente Cncc e Head of Business Unit Portfolio Beni Stabili SIIQ

Mi domando a volte che cosa significa fare “Associazione”, e se ce ne sia ancora bisogno. In passato le Associazioni sono state spesso un luogo di incontro per conoscersi, parlare (o chiacchierare), e più sovente per celebrare (o autocelebrarsi). In altri casi sono state un piccolo feudo, un modo per allungare carriere o per creare un passo stretto e lungo da e per la valle, la valle del settore con l’esterno, con il resto del mondo. Io credo che ora più che mai ci sia maledettamente bisogno di “Associazione”, per due ordini di motivi. Fare cultura, vera, alta, ovvero sensibilizzare verso il nuovo, che ci arriva sempre più velocemente e sempre più in maniera dirompente. Fare cultura, però, con piena onestà intellettuale, chiarezza e senza autoreferenzialità. L’altro motivo è il dialogo con l’esterno, con i media, la società e in ultimo con il mondo politico, la mediazione più alta del nostro stare insieme. E questo va fatto! E non bisogna nascondersi dal farlo, sempre se approcciato con onestà e nella valorizzazione del bene comune. E chi ti può aprire verso il nuovo se non un’associazione, quando i singoli sono presi dal quotidiano e non vedo- no o comprendono o valorizzano l’onda davanti a sé? E chi può dialogare con l’esterno, essendo rappresentativo e non tacciato di avanzare piccole istanze dei singoli? La grande crisi ci ha spinto a voler capire meglio cosa accade facendo emergere la necessità di dare un contributo per il rilancio del paese e le Associazioni sono diventate un punto di riferimento. Forte, se sono una casa trasparente, dove gli organi direttivi, in clima di lealtà e fiducia reciproca, sono focalizzati sul contributo da dare, sul fare, sulla progettualità.

Massimo Giordani
Massimo Giordani

Quando la pubblicità corre su Internet
di Massimo Giordani - Digital Achitect
@MassimoGiordani

Lo Iab Forum tenutosi l’1-2 dicembre, uno dei principali eventi italiani dedicati al mondo della comunicazione digitale, ha confermato che il mercato della pubblicità online è in ottima forma. i dati dell’osservatorio internet Media della school of Management del politecnico di Milano e Iab italia hanno evidenziato una crescita a doppia cifra degli investimenti. Un +10% che, tradotto in cifre, significa 202 milioni in più rispetto al 2014. il mercato della pubblicità sul Web ha raggiunto i 2,15 miliardi di euro che rappresentano il 30% del totale degli investimenti sui diversi media. Considerando che la somma dei budget dedicati a Tv, stampa, radio e internet vale 7,2 miliardi, si può dire che le aziende italiane sono ormai ben consapevoli del peso che l’online ha nelle strategie di comunicazione. in questo scenario, gli strumenti che hanno il più alto tasso di crescita (+54%) sono gli smartphone (da 293 a 452 milioni di euro, cioè un quinto del totale). Lo sposta- mento verso la fruizione del Web in mobilità è un fenomeno evidente già da alcuni anni. nuovi dispositivi “always connected” stanno entrando nelle nostre vite ed è facile prevedere che potranno diventare parte integrante di un sistema di comunicazione pubblicitaria allargato. Si pensi agli elettrodomestici intelligenti, ai tv che sono veri e propri sistemi di navigazione online, alle automobili che dialogano in rete e che diventano terminali dei nostri smartphone: siamo all’alba di un’era dove molteplici oggetti diventeranno veicoli di comunicazioni pubblicitarie. Le aziende sono avvisate: la pianificazione media sarà sempre più articolata e complessa, quindi occorre essere aperti alla sperimentazione.

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