Grana Padano: il comparto lattiero caseario deve fare sistema

“Per il nostro settore si stanno aprendo prospettive nuove e ci troveremo ad affrontare sfide inedite legate sempre più all’attenzione verso i temi della sostenibilità ambientale, della salute del consumatore e del benessere animale. Servirà un impegno ancora più intenso da parte della politica per proteggere dalle contraffazioni i prodotti italiani d’eccellenza. In questo senso, l’intero comparto non può che essere soddisfatto dopo la recente approvazione delle disposizioni che regolano l’etichettatura. Contestualmente, i grandi marchi dell’agroalimentare italiano, per rafforzarsi in un contesto commerciale internazionale, dovranno necessariamente comprendere l’importanza di fare sistema e agire, nei casi di concorrenza diretta, in modo tale da evitare di danneggiarsi a vicenda”.

Così Stefano Berni, direttore Generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano, è intervenuto durante il convegno “Consumi, abitudini alimentari e benefici del latte – La difesa del Made in Italy" promosso e organizzato da Coldiretti Brescia, che ha visto la presenza di Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo. Durante la tavola rotonda, moderata da Gianluca Lelli (capo Area Economica Coldiretti), hanno partecipato anche Ettore Prandini (presidente Nazionale Coldiretti), Fabio Rolfi (assessore Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Regione Lombardia), Nicola Bertinelli (presidente Consorzio Tutela Parmigiano Reggiano) e Giorgio Calabrese (medico nutrizionista).

Un’occasione di riflessione e confronto, inserita nel ricco programma di convegni della Fiera Agricola Zootecnica Italiana (FAZI), nella quale i relatori hanno trattato i temi caldi per il settore lattiero-caseario. Un comparto del made in Italy che chiede alla politica maggiori tutele e attenzioni, giocando un ruolo strategico e certamente fondamentale per l’intera economia italiana.

In relazione a questo tema, il direttore di Grana Padano ha sottolineato il filo rosso che lega il formaggio Dop più consumato al mondo al Parmigiano Reggiano, lo stesso che accomuna tutti i prodotti d’eccellenza del bel Paese concorrenti. Rapporti di interdipendenza, dove l’andamento sul mercato dei due prodotti è estremamente connesso e la competizione convive con la correlazione.

“Se andiamo ad analizzare la storia di Grana Padano e Parmigiano Reggiano –continua il direttore Stefano Berni – notiamo come le due rispettive biografie commerciali siano strettamente collegate. Infatti, negli ultimi 20 anni possiamo constatare come queste due eccellenze, nonostante la competizione, siano quasi costrette ad auspicarsi a vicenda il meglio. Questo fatto è ben testimoniato dall’andamento dei prezzi dei due formaggi nell’ultimo ventennio, all’interno del quale la quotazione dell’uno dipende ed è condizionata fortemente da quella dell’altro e il differenziale delle valorizzazioni è nell’ordine medio di 2 euro al chilo, con oscillazioni temporanee di alcuni mesi che vanno da un +1,30€ a un +3,60€. Partendo da questi dati –conclude Berni– i due prodotti guida dal settore devono prendere consapevolezza del proprio ruolo e lo stesso deve fare l’intero sistema politico, al quale chiediamo un maggiore impegno volto al sostegno di quei marchi che, come Grana Padano e Parmigiano Reggiano, portano la qualità italiana in tutto il mondo”.

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